I cittadini svizzeri sono sempre più stufi della fallimentare UE e dei suoi Diktat

E intanto i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale regalano 1.3 miliardi di Fr (soldi nostri!) agli eurobalivi!

Serpeggia l’orrore tra i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale,  tra la partitocrazia e tra la stampa di regime. L’indice di gradimento, se così si può chiamare, degli accordi bilaterali è in caduta libera. Lo dice un’inchiesta effettuata dall’Istituto di ricerca gfs.bern su incarico del Credit Suisse, resa nota la scorsa settimana. Secondo l’indagine, ad approvare gli accordi con l’UE sarebbe attualmente il 60% della popolazione svizzera, mentre lo scorso anno era l’81%.  Il campione scelto di 1000 persone, assicura l’istituto, è significativo. Il margine d’errore è del 3.2%.

E, in parallelo, cresce il numero di chi è favorevole alla disdetta degli accordi bilaterali, passato nell’arco di un anno dal 19% al 28%.

Un’asfaltatura

Un arretramento di 21 punti percentuali (dall’81% al 60%)  non è certo cosa da poco. E’ una mazzata. Una débâcle. Un’asfaltatura. Una catastrofe. Un altro anno così, ed i sostenitori dei bilaterali si troveranno in minoranza. Se la percentuale fosse riferita ai consensi di un partito politico, sarebbero già state convocate riunioni di crisi. E sui giornali abbonderebbero i titoloni in prima pagina.

Invece, nel caso concreto, sulla notizia si passa all’acqua bassa. Praticamente rasoterra. Se non è ancora censura, ci manca poco.

Pur considerando che un sondaggio rimane un sondaggio e non la verità assoluta, il crollo dei consensi registrato dai bilaterali è immane. Sotto ci deve per forza essere una tendenza reale. E nemmeno si possono invocare i sondaggi farlocchi: visto il committente (Credit Suisse) se l’indagine è stata taroccata, semmai lo è stata in favore degli accordi bilaterali. Non certo contro.

Ritmo vertiginoso

E’ quindi evidente che in tutta la Svizzera e non solo in Ticino il malcontento nei confronti della fallimentare UE cresce a ritmo vertiginoso. Nei confronti della fallimentare UE e dei suoi arroganti Diktat, naturalmente imposti solo alla Svizzera (è l’unica rimasta a calare le braghe). L’arroganza di Bruxelles si è spinta al punto che gli eurofunzionarietti pretendono perfino di azzoppare i nostri diritti popolari.

Costi della salute

Come noto, a causare problemi sono sostanzialmente due accordi bilaterali. Il primo è quello sulla devastante libera circolazione. Che non si “limita” a portarci in casa soppiantamento e dumping salariale e a riempirci di delinquenza d’importazione. Fa anche vari altri danni. Ad esempio: nei giorni scorsi è stata divulgata la previsione del KOF a proposito dell’ennesimo aumento dei costi della salute, che sarà del 4.1% quest’anno. Naturalmente, ma tu guarda i casi della vita, non si dice quanto incide su questi continui salassi il fattore frontiere spalancate. Ovvero, che parte degli aumenti – con conseguente esplosione dei premi di casa malati – è dovuta all’immigrazione incontrollata ed al “devono entrare tutti”. Altro che “immigrazione uguale ricchezza”!

Il secondo accordo bilaterale capestro è quello sul traffico terrestre. Il kompagno Moritz “Implenia” Leuenberger ha infatti svenduto la Svizzera ai balivi di Bruxelles come corridoio di transito Sud-Nord (e viceversa) a basso costo per TIR targati UE. Ciò “grazie” ad una tassa sul traffico pesante irrisoria per i bisonti stranieri. Col risultato che qualsiasi via alternativa all’attraversamento della Svizzera  costa di più (oltre ad essere più lunga).

Cosa ne pensa il “triciclo”?

Il crollo dei consensi dei bilaterali dimostra che i cittadini svizzeri sono sempre meno disposti a farsi fare fessi dalla balla dei “bilaterali indispensabili per l’economia”. La realtà è che si possono benissimo sottoscrivere accordi commerciali (ne abbiamo parecchi con paesi extraeuropei, idem dicasi per la stessa UE) senza alcun obbligo di inserirvi anche la devastante libera circolazione delle persone. Quest’ultima, in qualità di esperimento completamente fallito, va rottamata quanto prima.

Il crollo del consenso pro bilaterali  dovrebbe – assieme ai noti e recenti dati sull’invasione da sud e sull’esplosione dell’assistenza – aprire gli occhi anche al triciclo PLR-PPD-P$. Quello che vorrebbe affossare “Prima i nostri” in Gran Consiglio. Magari anche la partitocrazia di questo sempre meno ridente Cantone, prima di continuare a prendere a pesci in faccia i cittadini – che speriamo se ne ricorderanno in sede elettorale – dovrebbe fare qualche riflessione. Altrimenti i voti per conservare le tanto idolatrate cadreghe li andrà poi a chiedere agli amichetti di Bruxelles…

E il tasto reset?

Il fatto che i bilaterali abbiano perso 21 punti percentuali nei consensi  sull’arco di un solo anno è evidentemente anche un ottimo segnale per la futura iniziativa popolare volta a disdire la libera circolazione delle persone.

Ma intanto il neo ministro degli esteri italo-svizzero Ignazio KrankenCassis nella sua prima uscita pubblica ha già pensato bene di confermare la via bilaterale con l’Unione europea; ovviamente con la sudditanza che ne consegue. A cominciare dallo scandaloso REGALO di 1.3 miliardi di franchetti ai balivi di Bruxelles sottoforma di contribuito di coesione versato a titolo puramente volontario e senza ottenere nulla in cambio! Ma si più essere più pirla di così?

E il famoso tasto “reset”? Come previsto, è stato schiacciato sulle promesse elettorali.

Lorenzo Quadri