I Bilaterali piacciono sempre di più? Oggi l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” sarebbe approvata solo dal 36% dei votanti? Certo: e gli asini volano!
Ma guarda un po’ : prosegue in grande stile l’operazione di lavaggio del cervello agli svizzerotti per promuovere i bilaterali e le frontiere spalancate. Ultimo in ordine di tempo: l’ennesimo sondaggio farlocco secondo cui l’82% degli interpellati sarebbe favorevole ai bilaterali, e 2/3 degli Svizzeri approverebbe l’estensione anticostituzionale della libera circolazione delle persone alla Croazia. E subito la stampa di regime si precipita, con il massimo godimento, a sparare titoli cubitali del seguente tenore: “I bilaterali piacciono sempre di più”. Frena Ugo!
Come lo scarrafone
Si dà infatti il caso, e lo si sa da quando le indagini demoscopiche (uella) esistono, che il sondaggio è come lo scarrafone di Pino Daniele: è bello a mamma sua.
La mamma di un sondaggio è il committente. E chi ha commissionato l’ultimo sondaggio con l’intento di farci credere che, per la stragrande maggioranza dei nostri connazionali, i bilaterali sono una libidine, sicché ad essere contraria può essere solo una sparuta minoranza di populisti e razzisti? La SECO? Il P$$? Economiesuisse? Quasi: trattasi di Interpharma, ossia l’associazione delle industrie farmaceutiche svizzere, la quale, tramite l’istituto Gfs.Bern avrebbe contattato 2500 persone tra il 18 aprile e il 7 maggio. Ohibò.
Campione non significativo
Cominciamo col dire che 2500 persone sono un campione per nulla significativo a livello nazionale. E se i sondaggi sulle elezioni comunali di Lugano hanno toppato alla grande con un campione di 1000 persone, figuriamoci la valenza che possono avere 2500 interpellati per tutta la Svizzera. Ci piacerebbe poi sapere quanti ticinesi sono stati contattati nell’indagine commissionata dagli spalancatori di frontiere di Interpharma.
Che il sondaggio sia più truccato della compianta Moira Orfei, lo dimostra anche la risultanza secondo cui il programma Horizon 2020 sarebbe “molto utile” per l’81% degli intervistati. Provate a scendere in strada a chiedere ai passanti quanti sanno cos’è Horizon 2020. Sicché, delle due l’una: o i sondaggisti al soldo dell’industria farmaceutica hanno interpellato solo i loro amichetti, oppure hanno posto le domande in modo sfacciatamente tendenzioso. Ciò spiegherebbe anche il dato secondo cui oggi solo il 36% degli svizzeri sosterrebbe l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. E noi dovremmo crederci?
Clausole – foffa
La strategia comunicativa dei borsoni internazionalisti di Interpharma – se l’inflazionato termine di “strategia” può essere usato per definire simili trucchetti di basso cabotaggio – è evidente anche a quello che mena il gesso. Si tratta di denigrare il “maledetto voto” del 9 febbraio. Di far credere che gli svizzeri siano delle banderuole che hanno cambiato idea. E che quindi, spaventati dalla loro stessa audacia nell’opporsi, ormai oltre due anni fa, agli eurofalliti, sarebbero oggi disposti a ritirarsi con la coda tra le gambe. A gettare nella turca una spettacolare vittoria che ha portato scompiglio in tutta l’UE. E, di conseguenza, ad accettare clausole d’applicazione farlocche. Come quella del Consiglio federale, che è un insulto all’intelligenza. Un po’ meglio – o un po’ meno peggio – la clausola ticinese: almeno ha il pregio di mettere il focus sulla situazione occupazionale.
Brexit
Anche la continua panna montata sul Brexit è una misura diversiva, volta a fare melina (e nel frattempo si tenta con ogni mezzo di indurre gli svizzerotti a credere di aver cambiato idea). Il Brexit, su cui si stanno spalando tonnellate di melma, a partire dalle scandalose intrusioni del presidente USA ormai scaduto, non cambia il fatto che il 9 febbraio c’è, e che quindi va applicato. Del resto, nemmeno con pesanti taroccature è stato possibile far dire all’ultimo sondaggio che l’iniziativa del vicolo cieco, quella che vorrebbe cancellare il “maledetto voto”, potrebbe avere una pur remota chance di riuscita in votazione popolare.
I desideri reconditi
Secondo il Corriere del Ticino di lunedì, la deputata uregiatta Kathy Riklin (spalancatrice di frontiere) sarebbe in possesso di informazioni secondo cui Bruxelles esigerebbe di legare il tema “immigrazione di massa” all’accordo quadro istituzionale con l’UE.
L’accordo quadro istituzionale, fortemente concupito dal ministro degli esteri PLR Didier “dobbiamo aprirci all’UE” Burkhaltèèèèr, assieme alla ripresa dinamica, cioè automatica (i sottili distinguo tra i due termini sono solo aria fritta) del diritto comunitario, significherebbe giudici stranieri che comandano in Svizzera; e significherebbe l’ obbligo, per noi, di piegarci al diritto degli eurofalliti. La fine della nostra sovranità nazionale, dunque. Questa è l’aspirazione della Kathy, di Burkhaltèèèèr e del segretario di Stato incaricato delle trattative con l’UE, ossia Jacques de Watteville, già tirapiedi dell’ex ministra del 5%: quello che pretendeva che la Deputazione ticinese a Berna facesse pressioni sul Consiglio di Stato affinché calasse le braghe sul casellario giudiziale.
Il 9 febbraio al contrario
In sostanza costoro, ben spalleggiati dalla partitocrazia, dai poteri forti, dall’élite spalancatrice di frontiere, dalla stampa di regime, e via elencando, vorrebbero questo: che l’applicazione del “maledetto voto” contro l’immigrazione di massa si concretizzasse in una clausola di salvaguardia che lo cancella. E vorrebbero pure che, per ottenere dai balivi di Bruxelles l’accettazione di questa clausola-foffa, accettassimo di sottometterci al diritto e ai giudici UE, rinunciando alla nostra sovranità.
Si tenta quindi, nientemeno, di trasformare il 9 febbraio proprio nel suo contrario: ovvero una definitiva svendita della Svizzera all’UE. $ignori, come recita il famoso slogan: “non siamo mica scemi”!
Lorenzo Quadri