Alla fine il Consiglio federale ha applicato la clausola di salvaguardia, nel senso che le restrizioni alla devastante libera circolazione delle persone da essa previste sono state prolungate per quel che riguarda i paesi dell’Est, mentre il 31 maggio si valuterà l’estensione anche agli altri Stati UE. Bisogna essere consapevoli che la clausola di salvaguardia non è la panacea, in particolare non lo è per le regioni di frontiera e specialmente per il Ticino. Infatti non si applica ai permessi G (frontalieri) e nemmeno ai padroncini e distaccati che hanno invaso il Cantone.
Tuttavia, utilità pratica limitata non vuol certo dire “nessuna utilità”. Basti pensare all’immigrazione nello stato sociale dovuta alla libera circolazione delle persone, ossia l’arrivo di cittadini in arrivo dall’Unione europea che hanno ottenuto permessi B per esercizio dell’attività lavorativa tramite contratti di lavoro tarocchi. Dopo pochi mesi, il contratto viene sciolto ma il suo titolare, ben lungi dal rientrare in patria, rimane in Svizzera: a carico della disoccupazione prima, e dell’assistenza poi. Quindi a carico del contribuente elvetico.
Inoltre, ancora una volta si rileva che, quando i problemi cominciano a toccare l’Altopiano, ecco che il Consiglio federale si attiva. Finché essi rimangono principalmente confinati alle regioni di confine, invece, i problemi vengono negati all’insegna del “tout va bien, Madame la Marquise”. Ed anche la clausola di salvaguardia, come detto, ha un effetto contenuto sulle regioni di confine. Che comunque è sempre meglio di niente. In particolare di quel niente che volevano i kompagni internazionalisti ed europeisti.
Soprattutto, però, è importante il segnale politico che viene trasmesso agli eurobalivi: vale a dire che la libera circolazione delle persone causa problemi seri in Svizzera e che potrebbe dunque – anzi secondo noi dovrebbe – venire messa in discussione, leggasi disdetta, proprio dalla Svizzera. Ce ne sarà presto l’occasione, quando si tratterà di estenderla alla Croazia. La Croazia potrà dunque essere il grimaldello per far saltare tutto.
Se poi a Bruxelles qualcuno si offende perché il nostro paese fa legittimo utilizzo di una facoltà che gli spetta, questo vuole unicamente dire che soggetti del genere è giusto e doveroso offenderli.E la ministra degli esteri dell’UE Catherine Ashton, dicendo di “non capire”, dimostra solo di essere particolarmente dura di comprendonio.
Primo passo
La clausola di salvaguardia deve però essere un primo passo, non una foglia di fico. Dunque, non si tollererà che il Consiglio federale continui ad impiparsene dei problemi delle zone di confine e sepcialmente del Ticino in regime di devastante libera circolazione delle persone negando l’esistenza di problemi che sono, invece, gravi.
In particolare, che nessuno si sogni di dire che per correggere i pesanti danni collaterali della libera circolazione delle persone si è già intervenuti con la clausola di salvaguardia e quindi non bisogna intervenire oltre. Come detto, il grosso del lavoro è ancora da fare. La clausola di salvaguardia è solo un primo passo ed un segnale. Non certo un punto d’arrivo. Punto d’arrivo è, infatti, la fine della libera circolazione delle persone.
Lorenzo Quadri