Lo scenario è sempre lo stesso. I vicini a sud continuano a prenderci per i fondelli. Ed anche a discriminarci. E poi, senza nessuna vergogna, accusano noi di discriminare loro?

Solo qualche esempio recente.

  • Equivalenza della borsa svizzera limitata ad un anno per decisione della Commissione europea. 11 Stati membri UE nei giorni scorsi hanno preso posizione contro questa scelta, che è chiaramente discriminatoria nei confronti della Svizzera. Tant’è che se ne sono accorti perfino i camerieri dell’UE in Consiglio federale; ed è tutto dire. Forse che gli amici italici figurano tra i firmatari della presa di posizione? Ma ovviamente no! A loro sta bene che la Svizzera venga discriminata!
  • Trenino Stabio-Arcisate. E’ in esercizio da un mese, ed è stato un mese catastrofico. Sulla linea ne sono successe – e continuano a succederne – di tutti i colori. Di chi la colpa? Le FFS lo hanno scritto a chiare lettere: degli italiani. Ma la controparte nega l’evidenza! Allo sfacelo operativo si aggiungono i prezzi dei biglietti, giudicati eccessivi, e la mancanza di park&ride alle stazioni italiche. Oltreconfine non si sognano di provvedere. “Mancano i park&ride? Vedremo come si evolve la situazione”, è la laconica risposta. L’equazione è semplice: niente park&ride = niente passeggeri sul treno = tutti i frontalieri ancora in Ticino uno per macchina. Il mago Otelma prevede che presto i vicini a sud ci diranno: volete i park&ride? Allora pagateli voi svizzerotti. Dopo aver già sborsato 200 milioni per la Stabio-Arcisate…
  • Il famoso accordo sulla fiscalità dei frontalieri è ormai morto e defunto. Le elezioni italiane del 4 marzo saranno la scusa per fare tabula rasa di tutto. E vuoi vedere che i vicini a sud si attaccheranno anche al pretesto dell’iniziativa contro la libera circolazione? Lo scorso anno, in estate, dopo la calata di braghe sul casellario giudiziale, il CdS aveva fatto pressing (uella!) su Berna perché se ne arrivasse ad una con il Belpaese. Inutile dire che non è successo proprio nulla.
  • Anche per il notorio depuratore di Porto Ceresio, in ritardo di decenni, le tempistiche continuano a slittare.

Motivi a iosa

Dunque, ci sarebbero motivi a iosa per tornare a bloccare i ristorni dei frontalieri. A maggior ragione stante il fatto che i beneficiari si vantano di utilizzarli per tappare i buchi di gestione corrente e, in sostanza, per farsi una manica di affari propri (alla faccia delle opere infrastrutturali di interesse comune).

Eppure nei giorni scorsi su un portale online il direttore del DFE Christian Vitta (PLR; il partito che non vuole la preferenza indigena) dichiarava che “il blocco dei ristorni non è in discussione”. Complimenti! Invece di usare gli strumenti di cui disponiamo – e che hanno dimostrato la propria efficacia – per farci valere, continuiamo a farci fregare. Al di là del confine ringraziano e se la ridono a bocca larga: con una controparte del genere, potranno continuare a farsi i propri comodi nei secoli dei secoli!

Lorenzo Quadri