Come volevasi dimostrare, anche la seconda denuncia contro il CdS per il blocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri era fatta di nulla e nel nulla è finita, con un decreto di non luogo a procedere tempestivamente emesso dalla PP Bergomi. Ulteriore aggravante: la denuncia in questione, a titolo di appropriazione indebita, era platealmente infondata (come non ha mancato di rilevare la stessa PP) non essendo dati nemmeno lontanamente i presupposti del reato invocato. E non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di un avvocato per accorgersene: sarebbe bastato aprire il codice penale svizzero e leggere cosa sta scritto all’articolo 138.
Si conferma dunque che il blocco dei ristorni è una legittima misura politica, peraltro approvata a posteriori anche dalla ministra delle finanze Widmer Schlumpf.
Chi, con metodi molto in voga Oltreconfine, ha tentato di strumentalizzare la giustizia per un attacco di tipo politico, è rimasto con la classica “Pepa Tencia” in mano.
Delude che tra gli aspiranti strumentalizzatori ci fossero ex esponenti della magistratura stessa (sconfessati quindi dai loro colleghi) e un dirigente di banca: circostanza, quest’ultima, che la RSI ha pensato bene di sfruttare per dare la fallace impressione di una contrarietà al blocco dei ristorni da parte del mondo bancario.
Aspettiamo ora di vedere come la stampa “di area” tenterà di mascherare la figura barbina rimediata dai suoi protetti.
Sarebbe positivo, ma evidentemente non mi faccio alcuna illusione al proposito, che, essendo stata fatta piazza pulita delle due denuncie penali, il mondo politico ticinese volesse non dico certo appoggiare, ma almeno evitare di boicottare una misura – il blocco dei ristorni, appunto – che si è dimostrata l’unico strumento efficace a difesa degli interessi del Ticino nei rapporti con l’Italia e con il suo pittoresco ministro delle Finanze, riuscito nell’impresa, invero non da poco, di distruzione totale di una lunga tradizione di buoni rapporti tra due Stati. Ovviamente questo non accadrà. Il blocco dei ristorni ha un difetto capitale ed insanabile: la prima a proporlo è stata Lega dei Ticinesi, poi imitata dal PPD e PLR (anche se la ministra PLR ha in seguito sconfessato la posizione del proprio gruppo parlamentare). E alla Lega non bisogna mai dare ragione, costi quel che costi.
Tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio, poiché resta un problemino: le spese del decreto di non luogo a procedere non vengono accollate agli autori delle denuncie farlocche, ma restano a carico dello Stato.
Ebbene sì: le spese legali – a quanto ammontano? – occasionate da queste “pagliacciate” (per usare un termine caro all’avv. Paolo Bernasconi) le pagheranno i contribuenti ticinesi.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi