La nostra banca centrale ne combina peggio di Bertoldo. Il governicchio le regge la coda
La Banca Nazionale Svizzera ha fatto un patatrac. Nei primi sei mesi dell’anno di disgrazia 2022, le perdite ammontano a 93 miliardi di franchetti (ma qualcuno ha idea di cosa sono 93 MILIARDI?). E manca ancora la seconda metà dell’anno.
Curiosamente (ma forse nemmeno poi tanto) la politichetta e la stampa di regime si interessano a questo sfacelo solo per le sue conseguenze sui conti cantonali. Vista la situazione, è in effetti probabile che la Confederella ed i Cantoni di contributi dalla BNS non ne riceveranno più per un po’. Questo è certamente un problema. Ma “forse” c’è dell’altro. Tanto altro. Di cui però politicanti e giornalai non si preoccupano. Ad ennesima dimostrazione della mancanza di cultura economica in entrambe le categorie.
Infesciata di valuta estera
La BNS si trova in una situazione di palta perché, nel tentativo di contrastare la forza del franco, si è infesciata di valuta estera. Le divise estere rappresentano quasi il 100% del bilancio. Ma il franco continua a rafforzarsi lo stesso e la BNS brucia miliardi a go-go. Un flop su tutta la linea. Intervistato dal Mattino qualche settimana fa, il gestore patrimoniale Fabio Poma ha parlato di “bomba ad orologeria” e di una “strategia azzardata con rischi incommensurabili: un fatto grave”.
E’ quindi evidente che sono stati commessi palesi errori di valutazione. Che però – ma tu guarda i casi della vita – nessuno si sogna di ammettere. Oggi va di moda pretendere dimissioni per qualsiasi flatulenza. Fa specie che nessuno chieda la partenza dei vertici della Banca nazionale a seguito delle monumentali cappellate commesse. E il prezzo di queste cappellate, ça va sans dire, lo pagheranno ancora una volta i cittadini.
Rimpatriare l’oro!
Ma c’è un altro tema che riguarda la BNS e che merita di non finire in dimenticatoio. Quello relativo alle sue riserve auree. Dal 2008 la Banca nazionale svizzera detiene 1040 tonnellate d’oro; si tratta di una delle riserve di metallo giallo più consistenti in assoluto (a fine anni Novanta, le tonnellate erano addirittura 2590). Una quota rilevante di questo “tesoretto”, tuttavia, si trova all’estero. Principalmente in Gran Bretagna e Canada.
Il tema delle riserve auree è stato oggetto di ampia discussione pubblica per l’ultima volta nel 2014, ovvero otto anni fa. Erano i tempi dell’iniziativa popolare “Salviamo il nostro oro!” che chiedeva di riportarlo tutto in Svizzera. La Lega appoggiò l’iniziativa che tuttavia venne respinta dalle urne. Dopodiché, il silenzio.
Non più ostaggi
Nel maggio del 2022 la Lega, per il tramite di chi scrive, presentò una mozione al governicchio federale contenente la seguente, semplice richiesta: riportare in Svizzera la totalità delle riserve auree custodite all’estero. E stiamo parlando di circa un terzo del totale, quindi oltre trecento tonnellate d’oro.
E’ banale dire che un Paese straniero potrebbe anche decidere di bloccare l’oro degli svizzerotti. Già rischiamo che l’Italia, in caso di forte penuria di gas, ci impedisca l’accesso alle nostre riserve, che si trovano per l’appunto al di là della ramina. Non si tratta di fantapolitica: quando nel 2019 il Venezuela chiese a Londra (non ad una Repubblica bananiera!) di riconsegnargli il suo oro custodito nei forzieri britannici, si sentì rispondere Njet.
Orecchie da mercante
“E’ manifesto che, in situazioni di profonda incertezza, l’oro sovrano occupa un ruolo chiave per Stati e mercati”, commentava qualche anno fa il Sole 24 Ore. La situazione attuale non è di “profonda incertezza”: è proprio di melma. Negli anni scorsi, varie banche centrali di Stati europei hanno provveduto a massicci rimpatri di riserve auree. Perché la Svizzera non dovrebbe fare lo stesso?
Ebbene, il governicchio federale ha preso di recente posizione sulla mozione leghista per far tornare l’oro in Svizzera. Come si potrà immaginare, la posizione è negativa. “Il deposito delle riserve auree è di esclusiva responsabilità della BNS”, scrivono i camerieri bernesi di Bruxelles. Ah ecco. E noi dovremmotranquillamente lasciare 1040 tonnellate d’oro nella “responsabilità esclusiva” di chi brucia 93 miliardi in 6 mesi con politiche monetarie toppate? Anche no!
Rimpatriare subito l’oro della BNS, fino all’ultimo marengo! Non vogliamo essere ostaggi delle bizze di nessun paese straniero. La partitocrazia ci ha già resi fin troppo dipendenti dall’estero in settori fondamentali (pensiamo solo all’energia). E’ ora che il vento cambi. E con il vento, devono cambiare anche i vertici della nostra banca centrale, visto il disastro che hanno combinato.Smammare!
Lorenzo Quadri