I vertici dell’istituto nemmeno si sognano di scusarsi, mentre la politichetta tace

Senza nessuna sorpresa, la Banca Nazionale svizzera ha pubblicato i dati di esercizio provvisori per l’anno di disgrazia 2022. I quali contemplano una perdita di 132 miliardi di franchetti. Il disastro non arriva come un fulmine a ciel sereno. Nei primi 9 mesi dell’anno le perdite dell’Istituto ammontavano infatti a 142 miliardi. Ciò significa che nell’ultimo trimestre è stato registrato un attivo di 10 miliardi.

Il “profondo rosso” della Banca centrale elvetica è già stato oggetto, lo scorso dicembre, di un’interpellanza della Lega al governicchio federale (ad opera di chi scrive). Da essa riprendiamo, a scopo esplicativo (uella),  il seguente passaggio: “Le banche centrali devono disporre di sufficienti riserve per adeguare la politica monetaria. Negli ultimi 15 anni, la BNS ha moltiplicato le proprie riserve stampando moneta. I nuovi franchi stampati sono stati venduti per acquistare euro e dollari con l’intenzione di contrastare la forza del franco.

Ad inizio 2022 la BNS disponeva di un portafoglio investito in valuta estera di 966.20 miliardi di franchi, il 25 % in azioni ed il 75 % in obbligazioni, molte delle quali con un investimento di lunga durata.

Sulla borsa USA, la BNS investe in quasi 2800 titoli, comportandosi come il gestore di un fondo di investimento. C’è da chiedersi se abbia le competenze e le risorse necessarie a gestire un simile volume di investimenti.

Anche detenere quasi il 100 % del bilancio in valuta estera rappresenta un notevole rischio”. 

Avviso ai naviganti

Come noto, in conseguenza della perdita record della BNS, nell’anno di disgrazia 2023 verranno a mancare quei dividendi che gli enti pubblici – ovvero i Cantoni, ma anche la Confederella – hanno incautamente inserito a preventivo. Per quel che riguarda il Ticino, si tratta notoriamente 137 milioni, che andranno a sommarsi al deficit già previsto di 80 milioni, portandolo così a 217. Alla Confederella mancheranno invece 670 milioni.

La prima considerazione, scontata, è questa: che nessuno si sogni di recuperare i 137 milioni sfumati, o parte di essi, mettendo le mani (direttamente o indirettamente) nelle tasche dei contribuenti. Per contenere il deficit, il Cantone dovrà intervenire sulle uscite, e solo su quelle. Non vogliamo nemmeno sentire parlare di “simmetria dei sacrifici” o di analoghe baggianate. Chiaro il messaggio, o ci vuole un disegno?

E’ poi ovvio, come già scritto su queste colonne, che il netto peggioramento dei conti esclude in via definitiva la compensazione – con i soldi dello Stato e quindi dei cittadini – della riduzione del tasso di conversione della Cassa pensioni cantonale dal 6.17% al 5%.

Silenzio sospetto

A  proposito del mostruoso buco nei bilanci della BNS, lascia sbalorditi il silenzio assordante della politichetta. A partire da quella federale.

Il governicchio bernese tace, nascondendosi dietro l’indipendenza della Banca nazionale. Ma indipendenza non equivale a “licenza di delinquere”: la Confederella non può disfarsi così facilmente dei propri compiti di sorveglianza.

E’ evidente che i vertici della Banca nazionale hanno toppato alla grande la strategia. Quindi devono assumersi la responsabilità per le proprie cappellate. Nel privato per simili “errori di valutazione” si viene accompagnati alla porta. O quanto meno ci si ritrova con lo stipendio decurtato.

Paghe ben sopra il milione

Invece, in relazione ai tre membri del direttorio della BNS – ossia il presidente Thomas Jordan, il vice Martin Schlegel (in carica dallo scorso primo agosto) e la direttora Andréa (con l’accento) Maechler – si sente parlare solo di aumenti salariali. Ad esempio, nel 2020 le paghe del trio, allora il vicepresidente era Fritz Zurbrügg, sono cresciute.  Nel 2021, bontà sua, l’unica a guadagnare di più è stata l’Andréa. Mentre nel 2016, malgrado la perdita di 23.3 miliardi di franchi, il salario del presidente Jordan è stato aumentato fino a raggiungere (ai tempi) gli 1.153 milioni di franchetti all’anno. Apperò, oltre 1.1 milioni di paghetta, e poi la BNS perde 132 miliardi, mettendo nella palta anche gli enti pubblici! Ed “ovviamente” nessuno del terzetto dirigenziale si sogna anche soltanto di scusarsi, mentre i politicanti fanno finta di niente!

Sarebbe poi il massimo se, a fronte della voragine, la triade del direttorio della BNS la passasse liscia su tutta la linea!

Se qualcuno pensa di mettere via senza prete un buco di 132 miliardi, forse non è bene in chiaro…

Lorenzo Quadri