Purtroppo i politicanti nostrani, imbesuiti dall’ideologia, non impareranno la lezione

Anche alle nostre latitudini, il mantra del limite a 30 Km/h ovunque prende piede. Esso è infatti una componentefondamentale della politichetta di mobbizzazione degli automobilisti. Una politichetta di $inistra, sposata però appieno, oltre che dai media di regime (farciti di giornalai ro$$i), anche dal sedicente “centro” PLR-PPD.

Il continuo lavaggio del cervello climatista della Pravda di Comano che – finanziata con il canone più caro del mondo – ogni giorno e più volte la giorno la remena ad oltranza, sia nei programmi di “informazione” che in quelli di intrattenimento, con il catastrofismo apocalittico sul “surriscaldamento climatico provocato dall’uomo” (ed in particolare dall’automobilista), serveevidentemente ad indottrinare e ad intimidire anche i politicanti.

Da notare che i votanti nel 2001 asfaltarono l’iniziativa popolare che voleva introdurre i 30 all’ora generalizzati nell’abitato. Adesso, con la tattica del salame, quel chiarissimo responso delle urne viene ribaltato.

Con grande scorno della partitocrazia, ad opporsi al dilagare incontrollato delle zone 30 sono le aziende di trasporto pubblico. Perché ridurre la velocità significa aumentare i tempi di percorrenza – e quindi rendere meno attrattivo il servizio. Nella loro fregola di bastonare gli automobilisti, i soldatini triciclatisabotano (danno collaterale) anche i mezzi pubblici: col risultato di far aumentare le auto. A meno di moltiplicare le corse dei bus per mantenere la cadenza. In quel caso, però, ad esplodere sarebbero i costi. E quindi anche il prezzo di biglietti ed abbonamenti a carico dell’utenza.

Disastro alla bolognese

La ro$$i$$ima città italiana di Bologna dal 3 luglio scorso ha introdotto il limite massimo di 30 all’ora sull’intera rete stradale cittadina, con l’unica eccezione dei grandi assi di scorrimento: ilsogno della casta, anche alle nostre latitudini. Già una settimana dopo, i media locali hanno certificato il FLOP dell’iniziativa. I sindacati dei trasporti pubblici hanno denunciato il peggioramento del servizio – a Bologna non c’è la metropolitana e 100mila persone utilizzano l’autobus ogni giorno – ma anche lo stress cui sono sottoposti gli autisti: per garantire i passaggi alle fermate, si vedono costretti a violare il limite di velocità.

L’opposizione di centro-destra si era schierata fin da subito contro la limitazione, fortemente voluta dal sindaco ro$$o, definendola “ideologica e scellerata”; in seguito pure una parte del PD si è sfilata, parlando di “provvedimento bandiera” e di “retorica della città-vetrina, declinata nella dizione di città più progressista d’Italia”. Ciliegina sulla torta, il nuovo limite di velocità è stato silurato perfino da uno dei cantanti-simbolo della $inistra italica, Francesco Guccini, che ha dichiarato: “Non ho la patente, ma ho fatto la prova con mia moglie: non funziona”.

Dietro il pedaggio

Alle nostre latitudini, la partitocrazia trarrà qualche insegnamento dalla débâcle bolognese? Certamente no. Andrà avanti come se niente fudesse, nel segno del “dagli all’automobilista cattivo”. A cui si aggiunge la brama degli enti pubblici di fare cassetta tramite i radar. Gli elettori se ne ricordino.

Sempre la stessa fregola di mazzuolare chi si sposta in macchina è la chiave di lettura della “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi) del pedaggio al Gottardo. Già, perché i ro$$overdi – che sono favorevoli al pedaggio, così come lo sono ad ogni nuova tassa o balzello, a maggior ragione se colpisce la mobilità privata – adesso dicono: “Il pedaggio va introdotto dappertutto, rifilarlo solo al Ticino è discriminatorio”! Sicché, sotto con il road-pricing in tutti i centri urbani! Ovviamente compresi quelli ticinesi. Così non solo pagheremo il pedaggio al Gottardo, ma verremo salassatianche per entrare in auto a Lugano. Con esiti  fin troppo prevedibili in materia di desertificazione del centro.

Nuove tasse sulle auto elettriche

Anche in quest’ambito siamo stati facili profeti. In tempi non sospetti, il Mattino scriveva che a breve termine anche le magnificate vetture elettriche, che beneficiano al momento di esenzioni fiscali, se le vedranno revocare. Adesso sta puntualmente accadendo. In aprile il governicchio federale ha deciso che in futuro anche sui veicoli elettrici verrà riscossa la tassa d’importazione del 4%, come su tutte le altre vetture: quindi diventeranno ancora più cari. Il Triciclo PLR-PPD-P$ ha già dato il proprio accordo. Non ci vuole il Mago Otelma per prevedere che, in parlatoio, l’aggravio passerà come una lettera alla posta.

La puntata successiva sarà una tassa speciale sull’elettricità consumata. Le macchine elettriche per ovvi motivi non pagano i dazi ed i sopraddazi sulla benzina. Balzelli che fruttano a Berna quasi 4.4 miliardi di franchi all’anno (apperò), ed il 40% di questo tesoretto finisce nella cassa generale della Confederella.Può dunque servire a finanziare regali all’estero, a sussidiare migranti economici, a versare rendite a profughi ucraini in SUV Maserati, eccetera.

Più auto elettriche ci sono, meno Berna incassa con i balzelli sul carburante. Ovvio e prevedibile. Occorre dunque rimediare, inventandosi un sistema di mungitura alternativo per i veicoli elettrici. I proprietari si preparino dunque a metter mano al borsello.

Lorenzo Quadri