DisUnione europea: dopo il “caso Vallonia” i funzionarietti si leccano le ferite

 

E noi svizzerotti vogliamo rimanere gli unici che si fanno comandare da chi è totalmente delegittimato sia all’interno che all’esterno dell’UE?

L’ormai fallita Unione europea cumula figure marroni. La Vallonia è riuscita per lungo tempo a tenerla in scacco, mettendo il veto  alla sottoscrizione dell’accordo CETA con il Canada. Buono o cattivo che sia l’accordo, è significativo ed importante che una piccola regione blocchi l’intero carrozzone europeo, sbugiardandolo a livello internazionale. E mostrando a tutti come sono messi quelli che da Bruxelles pretendono di andare a comandare in casa d’altri.

Ad est…

Del resto, a far fare figure da cioccolatai ai funzionarietti di Bruxelles (che l’industriale radikalchic Carlo De Benedetti ha definito dei trombati) ci pensano anche i paesi dell’Europa dell’est, i quali non hanno la benché minima intenzione di farsi affibbiare finti rifugiati a migliaia per volta. Quei finti rifugiati che alcuni paesi della vecchia UE insistono nel lasciar entrare e poi pretendono di sbolognare agli altri esigendo, non si sa per quale motivo, che la loro ignavia venga premiata con “solidarietà”.

 

Il parolaio

Nell’Europa dell’Est c’è chi si sa difendere da queste prepotenze. Il premier italiano non eletto Matteo Renzi blatera di sanzionare i paesi che non aderiscono ai programmi di ridistribuzione di migranti stabiliti da Bruxelles e che costruiscono muri sul confine. Si dimentica di dire, il parolaio fiorentino, che quei paesi non solo difendono i propri confini – perché fanno, a giusta ragione, gli interessi della loro popolazione – ma anche quelli esterni dell’UE, qualora essi coincidano con le frontiere nazionali. Ossia fanno quello che l’Italia non fa, dal momento che la via mediterranea rimane spalancata ai finti rifugiati; i passatori ringraziano.

Altro che sanzioni: gli Stati che costruiscono muri sul confine andrebbero semmai premiati. Sanzionati devono invece essere quelli che fanno entrare tutti, e poi pretendono che arrivi mamma UE a  toglierli d’impiccio “spalmando” i migranti economici sugli altri.

Servilismo preventivo

Inutile dire che la Svizzera è corsa immediatamente a dare la propria disponibilità ad accogliere anche i finti rifugiati che spettano ad altri. Già nel settembre dell’anno scorso, quando i piani di distribuzione di migranti erano ancora un concetto vago, la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga si è affrettata a dare l’adesione preventiva della Svizzera. Neanche si trattasse di una gara al servilismo in cui chi può vantarsi di essere “arrivato uno” riceve un premio. E non sia mai che Berna neghi alcunché ai padroni di Bruxelles. Intanto la spesa per l’asilo esplode. Ma il conto non lo pagano le casse comunitarie. Lo saldano i borselli degli svizzerotti. E tanto per non farsi mancare nulla, la kompagna Sommaruga vorrebbe accordare agli asilanti ammessi provvisoriamente un nuovo “statuto di protezione”.  Questo tanto per essere sicura che ammissione provvisoria significhi, di fatto, ammissione definitiva. Tra le forze politiche, solo il P$$ ha aderito entusiasta al balordo progetto: questo già basta e avanza per spiegare la natura dell’iniziativa.

Tu quoque Germania

Destabilizzata dalla questione Vallonia, in crisi perché i paesi dell’Europa dell’Est non intendono farsi rifilare ulteriori finti rifugiati e nemmeno accettare l’arrivo di “una forte presenza islamica”, l’Unione europea è in braghe di tela anche per la Brexit. Essa sbugiarda impietosamente il mantra del “senza l’UE è la catastrofe” e chi su questo mantra ci campa; ad esempio i camerieri dell’UE in Consiglio federale.  Anche la locomotiva tedesca ci mette del suo. In prima fila a ripetere “niente mercato comunitario senza libera circolazione delle persone” la Germania ha deciso di discriminare pesantemente gli immigrati comunitari, alla faccia della libera circolazione: gli stranieri non avranno diritto, per i primi 5 anni di permanenza su suolo tedesco, a rendite di disoccupazione o d’assistenza.  Per la serie: “fate quello che dico, non quello che faccio”!

La domanda a questo punto è scontata. Essendo manifesto che l’UE non è in grado di imporre niente a nessuno e che la sua credibilità, specialmente dopo il caso Vallonia, è sotto zero, noi svizzerotti vogliamo proprio essere gli unici che si fanno comandare da Bruxelles?

Lorenzo Quadri