“Consolidare e sviluppare” la via bilaterale? Didier, vai a Baggio a suonare l’organo!

Il ministro degli Esteri elvetico Didier Burkhaltèèèr, PLR, è in brodo di giuggiole. Prima corre a slinguazzare senza ritegno il neo-eletto presidente francese. Ovvio: Marine Le Pen all’Eliseo avrebbe fatto vedere i sorci verdi ai funzionarietti di Bruxelles che il cameriere Burkhaltèèèr idolatra. E vi ricordate l’osceno discorso del Capodanno del 2014 quando il Didier, da presidente della Confederazione, poco prima del “maledetto voto” del 9 febbraio, invitava gli svizzerotti (chiusi e gretti) ad “aprirsi all’UE”?. Inoltre Macron è un soldatino delle élite spalancatrici di frontiere: proprio come Burkhaltèèèr. E chi s’assomiglia…

Lo Stato – zerbino

Dopo aver leccato il soldatino dell’establishment spuntato dal nulla (Macron)  con la stessa solerzia con cui si era affrettato a deplorare l’elezione dell’odiato populista Trump (ma non eravamo neutrali?) il ministro della svendita della Svizzera all’estero Burkhaltèèèr prosegue nel suo sport preferito: reggere la coda all’Unione europea.

Chiaro: la nave comunitaria affonda. Gli Stati membri scalpitano: anche loro si rendono conto che la libera circolazione delle persone è un disastro e la arginano come riescono. Se del caso anche violando le regole europee (ma loro “possono”; è solo agli svizzerotti che si risponde sempre col mantra del “sa pò mia”, e loro sono così fessi che se lo fanno andar bene).

In questo clima di disfacimento (uella), Burkhaltèèèr ci tiene a rassicurare i funzionarietti di Bruxelles ed il presidente non astemio della Commissione  UE Jean-Claude “grappino” Juncker: tra tanti felloni, potranno sempre contare su uno Stato zerbino la cui fedeltà è a prova di bomba: la Svizzera appunto, grazie al liblab Didier e ai suoi degni colleghi.

L’ennesima perla

Sicché, in occasione dei recenti colloqui di casa Von Wattenwyl, Burkhaltèèèr se ne è uscito con uno dei suoi brillanti discorsetti che gli organi di stampa hanno riportato nei termini seguenti: Bisogna consolidare e sviluppare la via bilaterale, portando avanti i negoziati sui meccanismi istituzionali degli accordi di accesso al mercato tra la Svizzera e l’UE”.

Traducendo dal politichese stretto, la frase di Burkhaltèèèr suona più o meno così: bisogna (?) sottoscrivere l’immondo accordo quadro istituzionale e versare senza un cip non solo il nuovo miliardo di coesione che Bruxelles pretende, ma anche tutti i futuri tributi che i balivi UE esigeranno dagli svizzerotti. Dal momento che, grazie ai politicanti alla Burkhaltèèèr, la  Confederella è diventata una colonia della Disunione europea, i padroni comunitari esercitano i propri diritti di signoria, e lo faranno anche in futuro.

Prospettiva indegna

Ricordiamo che l’accordo quadro istituzionale imporrebbe alla Svizzera di riprendere automaticamente il diritto europeo e di sottostare a giudici stranieri. Questa prospettiva, lo abbiamo già scritto, metterebbe la pietra tombale sulla sovranità svizzera. Nessuno Stato non membro UE con un minimo di dignità si sognerebbe di prendere in considerazione uno scenario così umiliante anche solo per un secondo. Ma evidentemente certi calabraghe compulsivi la dignità non sanno nemmeno più dove sta di casa.

Quanto all’ulteriore miliardo di coesione, è solo il primo di una lunga serie di futuri tributi che verranno richiesti con sempre maggiore insistenza, essendo gli svizzerotti gli unici cocomeri che ancora si prosternano ai piedi dell’UE.

Siamo messi male!

A casa Von Wattenwyl, le parole del ministro della svendita della Svizzera all’estero Burkhaltèèèr sono parse inopportune perfino ai rappresentanti della partitocrazia presenti. Come si legge nelle cronache, “i partiti” (quindi: non “un partito”, non l’UDC), hanno sentito il bisogno di dichiarare che, nei negoziati (chiamali “negoziati”…) con l’UE “è necessario tenere in considerazione non solo gli interessi di politica estera ma anche e soprattutto quelli interni”.

Se perfino la partitocrazia spalancatrice di frontiere ha dunque detto in faccia al Didier che lui ed i “suoi” diplomatici eccedono nel servilismo, vuol dire che a livello governativo siamo proprio messi male!

Bisogna…

Altro che “bisogna aprirsi”, altro che “bisogna sottoscrivere l’accordo quadro istituzionale”, altro che “bisogna versare il nuovo miliardo di coesione e tutti i contributi futuri” . Qui “bisogna” fare solo due cose:

  • disdire la devastante libera circolazione delle persone; e se con essa cadranno tutti i bilaterali, pazienza (quindi: avanti con l’iniziativa popolare!)
  • mandare a casa certi consiglieri federali camerieri dell’UE!

Lorenzo Quadri