Il Belpaese ha condotto per anni una guerra economica contro la Svizzera. Ancora oggi…

Si è svolta nei giorni scorsi la tanto magnificata visita di Stato in Svizzera del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.

Con l’Italia abbiamo varie questioni aperte. La più nota è il “nuovo” accordo sulla fiscalità dei frontalieri (una mezza ciofeca: a guadagnarci è la Penisola, mica gli svizzerotti). Ma c’è anche l’accesso al mercato finanziario italiano (che il Belpaese non concede agli operatori elvetici, imponendo l’obbligo di succursale) e la black list del 1999 sulle persone fisiche (burocrazia accresciuta per i borsoni italici intenzionati a trasferirsi da noi). La vicina Penisola considera infatti la Svizzera un paradiso fiscale (?). Nel frattempo le imposte in Italia sono scese e da noi salite.

Non mancano temi più circoscritti: ad esempio la navigazione sul Lago Maggiore. Oppure la ripresa, in base alle regole di Dublino, dei clandestini entrati illegalmente in Svizzera dall’Italia: essa avviene sì, ma a singhiozzo.

Nessun passo avanti

Altra questione della massima importanza, ma che di sicuro non è neppure stata menzionata nei dialoghi con Mattarella: in considerazione dell’esplosione dei frontalieri, che ormai sono quasi 80mila, urge introdurre delle clausole di salvaguardia a tutela del mercato del lavoro ticinese. Esse sarebbero ovviamente utili a questo sfigatissimo Cantone devastato dalla libera circolazione voluta dalla partitocrazia, ma anche alla Lombardia, che lamenta la fuga di forza lavoro verso lidi rossocrociati.

Ebbene, qualcuno immagina davvero che sui temi sopra indicati, o su qualsiasi altra questione di una qualche rilevanza per la Svizzera, la visita di Mattarella permetterà di compiere dei passi avanti? Ma non facciamo ridere i gallinacei!

Discorsi col copia-incolla

Tanto per cominciare, si è trattato della visita di un capo di Stato, quindi puramente simbolica. Non è a quel livello che si trattano i problemi pratici. Questi vanno semmai affrontati con i ministri competenti. Poi, il deludente copione. L’intervento di Mattarella era praticamente uguale a quello del suo predecessore Giorgio Napolitano, arrivato in Svizzera nel 2014. Le stesse frasi di circostanza riprese con il copia-incolla, con appena qualche adattamento qua e là. La stessa ritrita manfrina sull’importanza dei rapporti tra le due nazioni.

Ma che dire sulla qualità di questi tanto citati rapporti? Sono almeno vent’anni che l’Italia frega sistematicamente gli svizzerotti. La vicenda dei ristorni dei frontalieri, che il Belpaese continua tranquillo e beato ad incassare, è fin troppo nota. La road map del 2015 giace imboscata (e vilipesa) ormai da quasi otto anni. Dalla libera circolazione delle persone ci guadagna solo il Belpaese (a causa dell’impennata del frontalierato, il Ticino è il più importante datore di lavoro dell’Italia). Idem dicasi per l’accordo sul traffico terrestre (invasione di TIR UE).

Abbiamo già dimenticato?

Soprattutto, i politichetti “svizzeri” accorsi per slinguazzare l’anziano signore giunto da Roma dovrebbero ricordarsi di una cosa: dall’inizio degli anni Duemila e per oltre un decennio, l’Italia ha combattuto una guerra economica contro la Svizzera, con l’obiettivo di distruggere la nostra piazza finanziaria. Nel frattempo continuava però ad incassare i ristorni dei frontalieri (gli svizzerotti sono stati così fessi da andare avanti  a versarli). La guerra testé citata si è poi conclusa con la disfatta elvetica, ovvero con la calata di braghe della catastrofica ex ministra del 5% Widmer Schlumpf sul segreto bancario, benedetta dalla partitocrazia eurolecchina. Da quel tragico dicembre 2015 la piazza finanziaria ticinese è ridotta all’ombra di quello che era prima, con tutte le conseguenze del caso. E per questo scempio possiamo ringraziare in prima linea proprio il Belpaese.

Il “medico italiano” del PLR dunque, nel suo inconsistente intervento, invece di sproloquiare sui minatori italiani che hanno contribuito alla costruzione del tunnel del Gottardo nel 1882 (!), avrebbe fatto assai meglio a ricordare la cronaca degli ultimi vent’anni, durante i quali l’Italia ci ha sistematicamente fregati, attaccati, danneggiati. E magari a cominciare a comportarsi di conseguenza. Perché lo schema è sempre lo stesso: da ogni trattativa con gli svizzerotti, il Belpaese ottiene tutto quello che vuole, mentre la controparte elvetica, dopo aver concesso di tutto e di più,  porta a casa solo belle parole e promesse puntualmente disattese.

I veri scopi

Tanto per chiarire come stanno le cose: secondo i TG italiani, lo scopo principale della visita di Mattarella sarebbe stato la discussione sull’integrazione della Svizzera nell’UE (quindi la FINE della Svizzera) e sugli aiuti all’Ucraina. Ah, ecco. Delle questioni che interessano a noi, neppure l’ombra. Però il “medico italiano” del PLR, in sprezzo del ridicolo, descrive l’inutilissima scampagnata di Mattarella come “una pietra miliare della storia comune (si riferisce forse alla sua?) con l’Italia”. Pori nümm.

Lorenzo Quadri