Il TF affossa la piazza finanziaria a suon di sentenze politiche. Ma il governicchio…
Si ricorderà che a fine luglio il Tribunale federale, con una sentenza presa con maggioranza di 3 a 5 e quindi risicata, decideva di imporre ad UBS di trasmettere al fisco francese i dati di 40mila suoi clienti. Si trattava, evidentemente, di una fishing expedition: ossia di una richiesta di informazioni bancarie generalizzata, effettuata a casaccio, e non sulla base di approfondimenti concreti. Quel tipo di operazione che la legge svizzera proibisce (malgrado i tentativi dei $inistrati in senso contrario).
Operazione proibita dal parlamento ma approvata dai legulei politicizzati del Tribunale federale, che aggirano tramite giurisprudenza le decisioni prese dal legislativo. Questa tendenza è preoccupante. Si manifesta in vari settori.
Giudici-politicanti che, invece di applicare le leggi “comme il faut”, le rigirano secondo le proprie visioni; spesso e volentieri euroturbo e spalancatrici di frontiere.
Esempi concreti
Caso da manuale, il tribunale zurighese che aveva deciso che espellere un picchiatore tedesco 27enne recidivo “sa po’ mia”, perché è in vigore la libera circolazione delle persone con l’UE; sicché l’espulsione dei delinquenti stranieri, decisa dal popolo ed inserita nella nostra Costituzione, per i malviventi comunitari avrebbe lo stesso valore della carta straccia.
Sulla stessa linea, per restare nel nostro Cantone, la decisione della CARP, Corte di appello e di revisione penale, di mandare di fatto esente da pena l’ex deputata P$ e passatrice Lisa Bosia Mirra, inventandosi attenuanti farlocche. L’obiettivo di simili iniziative è chiaro: depenalizzare progressivamente (con la tattica del salame, una fetta alla volta) l’immigrazione clandestina e chi la promuove. Quindi si tratta di sentenze con finalità politiche.
Sentenze politiche
Simile la posizione del TF sul caso UBS. L’istanza precedente, ovvero il Tribunale amministrativo federale (TAF) – che non è il Gigi (e nemmeno l’imam) di Viganello – aveva deciso all’unanimità che i dati dei clienti della banca non andavano spediti in Francia. Sottolineare: all’unanimità. Il che vorrà pur dire qualcosa. E non risulta che il TAF sia una cricca di beceri leghisti, populisti e razzisti.
La sentenza del TF è dunque, manifestamente, politica. Ed anche gravida di conseguenze. Perché spalanca le porte a richieste analoghe in arrivo da altri Paesi, Italia compresa, che infatti sono puntualmente giunte. Nuovo colpo alla piazza finanziaria svizzera, e quindi anche ticinese. Poi ci si chiede come mai a Lugano la via Nassa si desertifica…
E c’è un elemento ancora più scandaloso. A presentare ricorso contro la decisione del TAF contraria alla trasmissione dei dati alla Francia è stata l’Amministrazione federale delle contribuzioni. Trattasi quindi di burocrati federali, con il lauto stipendio pubblico garantito a vita, che, invece di schierarsi dalla parte della Svizzera e della sua piazza finanziaria – sono pagati per farlo! – giocano contro. Fanno gli interessi di un paese straniero.
Separazione dei poteri?
Sul tema, chi scrive ha interpellato il Consiglio federale. Il quale, bontà sua, ha risposto nei giorni scorsi. Come da copione, i camerieri bernesi dell’UE rifiutano di prendere posizione sulle decisioni politiche del TF invocando la separazione dei poteri e l’autonomia giudiziaria. Peccato che a violare la separazione dei poteri siano i magistrati che si arrogano il potere di applicare le leggi in modo distorto, turlupinando sia il parlamento che il popolo e cortocircuitando i meccanismi democratici!
Che nessuno osi emettere un cip davanti ad una simile situazione è preoccupante. I giudici non sono né infallibili né intoccabili.
Omertà
Se il silenzio del Consiglio federale sulla sentenza del TF era annunciato, rimane scandalosa la sua omertà sull’operato dei burocrati dell’Amministrazione federale delle contribuzioni. Che sono dei suoi diretti sottoposti. Eppure, anche a tal proposito, il CF si arrampica sui vetri per evitare di prendere una qualsiasi posizione.
La conclusione che se ne può trarre è una sola: al Consiglio federale sta bene che i funzionari dell’amministrazione federale, invece di promuovere gli interessi della Svizzera, facciano l’esatto contrario. Arrivando addirittura al punto di presentare ricorso contro delle sentenze favorevoli alla Svizzera! In qualsiasi altra parte del mondo, dei funzionari del genere sarebbero già a timbrare agli URC.
E noi ci aspettiamo che, quando Bruxelles pretenderà di farci applicare la direttiva UE sulla cittadinanza, o di farci versare ai frontalieri la rendita di disoccupazione come se fossero dei residenti, da Berna arriverà una qualsivoglia opposizione? Aspetta e spera!
Lorenzo Quadri