Domenica nera per la casta, trionfo dei diritti popolari (che l’élite vuole sabotare)
La scorsa domenica è stata una domenica nera, l’ennesima, per la casta. Almeno per quel che riguarda le votazioni cantonali.
In Ticino la scuola rossa, sostenuta furiosamente dall’establishment, è stata asfaltata. Nel Canton San Gallo, invece, è stata plebiscitata con il 70% dei voti l’iniziativa che chiedeva di introdurre il divieto di burqa sul modello ticinese. E questo proprio nel quinto anniversario del voto nel nostro Cantone.
L’iniziativa ticinese, promossa dal “Guastafeste” Giorgio Ghiringhelli e sostenuta da un comitato interpartitico in cui la Lega era ampiamente rappresentata, venne accompagnata da pesanti polemiche e dileggi da parte dell’establishment multikulti ed islamofilo. Da un lato la casta si scagliava contro l’iniziativa blaterando che si trattava di un “non problema” (così un “non problema” da riempirne pagine e pagine, ed ore ed ore di palinsesto); dall’altro faceva terrorismo di regime fantasticando sui presunti danni che l’introduzione del divieto avrebbe provocato al turismo arabo in Ticino. Danni che puntualmente non si sono verificati.
Inutile dire che l’establishment multikulti, chiuso nella propria cecità ideologica, non si preoccupa affatto del disastro che comporta l’avanzata islamista per le nostre libertà ed i nostri diritti fondamentali. Libertà e diritti che non sono scontati. Non sono caduti dal cielo. Sono frutto di secoli di lotte. Ma la casta è pronta a smantellarli in tempo di record in nome del “dobbiamo aprirci” e del “devono entrare tutti”. E lo dimostra ogni giorno, con la sua scandalosa inattività nel campo della lotta all’avanzata del terrorismo islamico.
Voto federale
Il voto sangallese sul burqa è certamente di buon auspicio in vista di quello federale, previsto per l’anno prossimo. E su questo tema, la Pravda di Comano non ha mancato di segnalaR$I (in negativo) realizzando una puntata di Falò sul turismo arabo in Svizzera: trasmissione che altro non era se non uno spot di votazione contro il divieto di velo integrale. Basti pensare che terminava con l’invito, da parte di una donna in niqab, a non sostenere il divieto. Eccolo qui, il servizio pubblico (?) per cui paghiamo il canone più d’Europa: lavaggio del cervello pro-multikulti e pro islamisti.
Senza i diritti popolari…
Le due votazioni cantonali della scorsa domenica – scuola ro$$a e divieto di burqa – non hanno in comune solo l’asfaltatura dell’establishment ed il trionfo degli “spregevoli populisti”. Hanno in comune anche di essere frutto dell’esercizio dei diritti popolari.Senza un’iniziativa popolare non ci sarebbe stato il divieto di burqa, né in Ticino né a San Gallo. Senza un referendum, in questo sfigatissimo Cantone la scuola pubblica $ocialista sarebbe già realtà, con tutte le (gravi) conseguenze del caso. E la partitocrazia, invece di chiedersi come mai sempre più spesso nelle votazioni popolari viene asfaltata, e regolarsi di conseguenza, cosa fa? Vuole limitare i diritti popolari. Per governare contro la volontà dei cittadini. Quegli stessi cittadini da cui però pretende, come se “niente fudesse”, il voto ogni quattro anni, per cementare illustri deretani sulle preziose cadreghe. Complimenti!
Lorenzo Quadri