Beh, sembrava particolarmente strano che i ticinesotti offrissero dei soldi (?) al Belpaese per il depuratore di Cuasso al Monte e quest’ultimo rifiutasse. Ed infatti, l’assessora lombarda ha subito provveduto a correggere il tiro. E ha dichiarato che forse vale la pena accettare l’offerta.

Senza risultati
Il tema, si sarà capito, è quello dell’inquinamento del Lago di Lugano. I lavori al depuratore di Porto Ceresio non vengono fatti. Da anni, in perfetto stile italico, le promesse si susseguono. Ma senza alcun risultato pratico. Ad esempio, i vicini a sud avevano garantito che per l’estate 2015 il Ceresio sarebbe stato interamente balneabile. Campa cavallo. Da Porto Ceresio continuano imperterriti a riempire il lago di cacca. Il Consiglio federale era stato interpellato dal sottoscritto sul tema. Il CF intende esercitare pressioni, leggi ritorsioni – perché oltreconfine non capiscono altro linguaggio – per convincere l’Italia a fare i compiti transfrontalieri, anche nei confronti del Ticino? Prevedibile risposta: ma non sia mai. “Sa po’ mia”. Ci si limita a parlare. Infatti, nella presa di posizione del Consiglio federale sull’atto parlamentare citato, si legge: “Il tema (del depuratore) è oggetto di discussioni e continuerà ad esserlo fino a quando non sarà risolto”. O la Peppa! Sicuramente, dopo una simile “muscolosa” presa di posizione, a Varese saranno in preda a movimenti intestinali, che andranno peraltro ad aggravare il problema della pupù scaricata direttamente nel lago!

Copione deprimente
La risposta del Consiglio federale è, purtroppo, indicativa dell’atteggiamento adottato da Berna nei confronti del Belpaese. Non solo si crede di ottenere qualcosa con i blabla. Addirittura, si immagina di averlo ottenuto quando l’italica controparte s’impegna – magari in inglese maccheronico, perché questa è la lingua delle trattative – a “fare”. Dopodiché i baldi negoziatori tornano a Berna tronfi come tacchini pensando di aver ottenuto. Ed invece…
Il deprimente copione si ripete sempre uguale da anni. Eppure gli svizzerotti ci cascano tutte le volte. E intanto nel Belpaese vanno avanti “come se niente fudesse”. Infatti l’assessora dell’ambiente lombarda ha subito incolpato la provincia di Varese per la emme versata nel lago. La Provincia, dal canto suo, non mancherà di scaricare la responsabilità su altri. Nel frattempo i lavori al depuratore continueranno a rimanere fermi. Magari prendendo a scusa proprio il rimpallo di responsabilità tra i vari attori e livelli istituzionali. E la commedia all’italiana potrà continuare.

E nümm a pagum?
Incredibile è però che il Cantone abbia offerto di pagare lui (con i nostri soldi, ça va sans dire) i lavori per la sistemazione del depuratore di Cuasso al Monte. Frena Ugo! Abbiamo a che fare con una nazione che da oltre 40 anni si incassa senza motivo i ristorni dei frontalieri; che è partita all’attacco della nostra piazza finanziaria; che ci ha inseriti in liste nere illegali; che nelle scorse settimane ci ha segnalati (uhhhh, che pagüüüüraaaa!) a Berna ed ai funzionarietti di Bruxelles per l’albo sugli artigiani; e che, in generale, non perde occasione per discriminare i ticinesotti (che tanto sono fessi e non si accorgono di niente). E noi ci offriamo di pagarle i depuratori e quindi di fare i compiti al suo posto, naturalmente pagando il conto? La risposta è chiara. Non se ne parla nemmeno.

Bloccare i ristorni
Interessante notare che, dopo che alcuni consiglieri comunali di Porto Ceresio avevano qualificato di “umiliante” la proposta ticinese, l’assessora della Regione Lombardia si è affrettata a rimettere la chiesa al centro del villaggio: meglio accettare i soldi degli svizzerotti. Eh certo, e nümm a pagum! Qui qualcuno ha decisamente perso la Trebisonda. Se si vuole che il Belpaese faccia i propri compiti almeno per quel che riguarda la cacca scaricata abusivamente nel Ceresio, il sistema è uno solo: bloccare integralmente e a tempo indeterminato i ristorni dei frontalieri. Poi potremo eventualmente decidere se usare una parte di questi soldi per il famoso depuratore. Ma si capirà che rispondere al sistematico ostracismo che la vicina Penisola ci riserva mettendo mano ai soldi del contribuente non sta né in cielo né in terra. Ed oltretutto, incoraggia i vicini a sud a perseverare nelle inadempienze: tanto arrivano i ticinesotti a sistemare le cose – e a pagare il conto.
Con il Belpaese non dobbiamo aprire il borsello: dobbiamo chiudere le frontiere.
Lorenzo Quadri