Il domenicale, creato per far chiudere il Mattino, è arrivato al capolinea

Il Caffè della Peppina tra un paio di mesi apparterrà al passato. Sarà forse poco elegante e non politikamente korretto dedicare a questo tema la prima pagina; ma visto che il Mattino è notoriamente “populista e maleducato”, certi problemi di stile non ce li facciamo. Così come non ci uniamo al gruppo delle prefiche che piangono fiumi di lacrime (ipocrite) sulla dipartita del domenicale della casta, con redazione “tricolore”, sempre schierato contro la Svizzera e gli svizzeri, ed in particolare contro i ticinesi.

Ricordiamo infatti che il Caffè della Peppina venne creato con una missione: far chiudere il Mattino – approfittando di un periodo di difficoltà di quest’ultimo – ed affondare la Lega.

Malgrado gli innumerevoli e valorosi (?) tentativi, la ciofeca (=caffè scadente) domenicale ha fallito l’obiettivo. E dire che la disparità tra le forze in campo è (era) plateale: la redazione del Mattino è composta da quattro gatti (anche meno, per la verità). Niente a che vedere con la dovizia di risorse a disposizione dellacontroparte.

La disfatta, insomma, è completa, ed il Caffè della Peppina ed i suoi promotori hanno incontrato lo stesso destino dei pifferi di montagna: partirono per suonare, ma vennero suonati.

Fanno poi ridere i polli i piagnistei dei clan dei pennivendoli di $inistra sulla “pluralità dell’informazione in pericolo” a seguito della dipartita del Caffè. Il domenicale in oggetto con la “pluralità” non ha nulla a che vedere essendo, al contrario, un megafono del pensiero unico!

Senza contare che, fosse il Mattino a chiudere, queste stesse cerchie stapperebbero lo champagne, da tanto che sono fautricidella “pluralità”.

Lorenzo Quadri

A pagina 4

 

 

 

 

Dida:

Giò Rezzonico (e compari) come i pifferi di montagna: partirono per suonare, ma vennero suonati!