Le “strategie” del Consiglio federale nei rapporti con l’UE. Intanto in Gran Bretagna…
Il presidente della Commissione UE Jean-Claude “Grappino” Juncker ha di recente cenato con la premier inglese Theresa May. Tema dell’incontro, ovviamente, la Brexit. Secondo “Grappino” Juncker, il bilancio del colloquio è negativo. E lui sarebbe “più pessimista”.
Ohibò: il lussemburghese con il calicetto in mano pensava forse di trattare con i suoi camerieri e lustrascarpe del consiglio federale, a cui deve semplicemente “schiacciare gli ordini” e quelli non solo eseguono, ma fanno ancora più di quanto richiesto perché – questa la loro illuminante visione (?) – “bisogna andare d’accordo”?
Eccola qua la geniale strategia (?) politica bernese: bisogna “andare d’accordo” con l’interlocutore . E quindi, per farlo contento, si calano sistematicamente le braghe.
Ambasciatore di chi?
Basti pensare alla scandalosa iniziativa dell’ambasciatore di Svizzera in Italia. Il diplomatico ha avuto il coraggio di chiedere al Consiglio di Stato di abolire il famoso casellario giudiziale. Motivo: non piace al Belpaese.
Come no: il Ticino è il più importante datore di lavoro di cittadini italiani, ma i loro politicanti tentano ancora di comandare in casa nostra. Naturalmente nei confronti della Svizzera in generale, e del Ticino in particolare, i vicini a sud sono inadempienti su tutto, ci prendono per i fondelli, si limitano ai blabla e poi trovano ogni scusa per non concludere. Vedi l’esempio dell’accesso degli operatori finanziari svizzeri al mercato della Penisola. Sono anni che se ne parla. Di recente gli italici hanno detto che “il tema è sul tavolo”: i negoziatori svizzerotti (quelli che vanno a Roma a parlare in inglese) si sono subito gonfiati come rane, credendo di aver ottenuto chissà che risultato. Non si rendono conto, i tapini, che avanti di questo passo non succederà nulla per i prossimi decenni!
Lo psicodramma
E tralasciamo di citare nuovamente l’indegno psicodramma montato contro la famosa chiusura notturna dei tre valichi secondari da veline forzitaliche e tronfi kompagnuzzi del PD in cerca di visibilità mediatica. Una sconcia sceneggiata in cui questi politicanti d’oltreramina – ed i loro pennivendoli di servizio – hanno tra l’altro dimostrato una totale ignoranza in materia di rapporti transfrontalieri. Ed intanto la Germania si prepara a reintrodurre i controlli sistematici alle frontiere con la Svizzera, impipandosene degli accordi di Schengen, perché passano troppi finti rifugiati.
E nümm a pagum
Eppure gli svizzerotti non solo continuano a pagare all’Italia i ristorni dei frontalieri, ma arriva pure l’ambasciatore a Roma Giancarlo Kessler a dire che bisognerebbe rinunciare alla richiesta del casellario giudiziale. Questo oltretutto quando la stessa UE sa benissimo l’importanza di conoscere i precedenti penali degli immigrati (a maggior ragione in tempi di terrorismo islamico dilagante): ed infatti spuntano le banche dati con questa funzione. Ma i ticinesi dovrebbero rinunciare al casellario perché “bisogna andare d’accordo” con l’Italia. Qui abbiamo un ambasciatore di Svizzera che viene a dirci di gettare nel water la nostra sicurezza per “andare d’accordo” con i vicini. Consiglio al buon Kessler: il prossimo stipendio, andare a chiederlo direttamente alla Farnesina.
“Grappino” sotto shock
E’ certo comprensibile lo sbigottimento di “Grappino” Juncker dopo l’ultimo incontro con Theresa May, la quale ha dichiarato che la Gran Bretagna non si farà dettare la linea della Brexit dall’UE. Che abissale differenza con gli incontri con la ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga, o più recentemente con la Doris uregiatta! A Londra “Grappino” Juncker si è trovato davanti un’interlocutrice fermamente intenzionata a rispettare la decisione popolare sulla Brexit. Niente a che vedere con gli spalancatori di frontiere svizzerotti. Quelli che, all’indomani del 9 febbraio 2014, sono praticamente corsi a scusarsi con l’UE; non hanno nemmeno tentato un negoziato; e, con il supporto fattivo della partitocrazia, hanno cancellato il “maledetto voto” (decisione parlamentare dello scorso dicembre). Il giorno stesso dello scempio, il ministro dell’economia Johann “Leider” Ammann, PLR, è corso tutto scodinzolante a telefonare al citato “Grappino”. Naturale che, se i termini di paragone di Juncker sono questi, gli sembri – come ha dichiarato – che May “viva su un’altra galassia”.
La nuova fregatura
E intanto i camerieri e lustrascarpe bernesi si preparano a farsi imporre da Bruxelles anche l’accordo quadro istituzionale (pietra tombale sulla nostra sovranità) e a pagare il miliardo di coesione. Perché “bisogna andare d’accordo”. Questi sono solo i regali “principali” che ci stanno preparando gli eurofalliti. Ma naturalmente ce ne sono anche altri. Ad esempio il progetto europeo di far pagare la disoccupazione dei frontalieri non allo stato di residenza come ora, bensì all’ultimo paese in cui hanno lavorato. Le conseguenze di un simile cambio di paradigma (uella!) per il Ticino e la Svizzera si possono facilmente immaginare. Cosa fa Berna? Risposta recente del Consiglio federale: “segue con attenzione l’evolversi della situazione”. Ovvero, sta a guardare. In attesa dell’ennesima supposta. Che naturalmente verrà accettata senza un cip. Perché “sa po’ fa nagott”. “Bisogna andare d’accordo”.
Lorenzo Quadri