Abuso eclatante ed impunito grazie alle “nuove regole” volute dalla partitocrazia

La stampa estera si sbellica dalle risate: le fisse woke ed arcobaleno dei politicanti trasformano la Svizzera nello zimbello d’Europa

Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Le nuove disposizioni legali che agevolano il cambiamento di sesso presso il registro dello Stato civile, entrate in vigore nel 2022,  hanno già portato ad un caso eclatante di abuso.  Un’autentica presa per il lato B, che ben difficilmente potrà essere perseguita e che – se non si stringono subito le viti – è destinata a fare scuola.

In due minuti

I fatti. Un ragazzo di 23 anni,  tale “Max”,  per la modica somma di 75 franchi, ha modificato i propri dati al registro di stato civile. Ora, per l’ufficialità, è una donna. Motivo del cambiamento? Evitare il servizio militare. La vicenda è stata riportata nei giorni scorsi dal quotidiano 20Minuten, poi ripreso dal portale Tio.ch. Racconta il giovane: “Un funzionario mi ha fatto entrare in sala riunioni. Due minuti dopo ero una donna”. Apperò!

Citiamo dal portale Tio.ch: “Max si è presentato con i suoi abiti di sempre, parlando con la sua voce normale. “Ho scritto in un modulo quale sarebbe stato il mio nuovo nome e ho scelto di mantenere il mio”, ha aggiunto. E con la carta d’identità? Nessun problema: l’ha rinnovata prima del cambio di sesso e non ne ha chiesta una nuova. Dunque, utilizza la solita. (…) Il giovane non si sente donna, anzi. Ha mantenuto il suo nome maschile e il suo datore di lavoro non sospetta nulla. Se deve riempire dei formulari, come nel caso dell’iscrizione universitaria, continua a barrare la casella “Maschio”. 

Non è uno scherzo

Sembra un pesce d’aprile. Purtroppo non lo è. Comprensibilmente, la notizia ha varcato i confini della Confederella, diventando ben presto oggetto di (giustificati) sfottò internazionali. Primo fra tutti, quello del portale italiano Dagospia.

Come si è giunti ad una situazione tanto aberrante? Ancora una volta, la responsabilità è del governicchio federale e della partitocrazia sempre più franata a $inistra ed imbesuita dall’ ideologia woke e LGBTQVattelapesca.

Cosa c’è dietro

Tutto ha inizio nel dicembre del 2019 quando il CF, non avendo evidentemente di meglio da fare, licenzia un messaggio dal titolo “Cambiare il sesso e i prenomi nel registro dello stato civile senza complicazioni burocratiche”, argomentandolo come segue: “Il Consiglio federale intende tenere maggiormente conto delle esigenze specifiche delle persone transessuali o che presentano una variante dello sviluppo sessuale. In futuro, gli interessati potranno far cambiare l’iscrizione del loro sesso e i loro prenomi mediante una dichiarazione resa dinanzi all’ufficiale dello stato civile in modo rapido e senza complicazioni burocratiche. Non saranno richiesti né un esame medico né il rispetto di altre condizioni preliminari. Attualmente le suddette persone devono superare notevoli ostacoli e far riconoscere il loro cambiamento di sesso da un giudice. Le relative procedure sono spesso lunghe ed eterogenee, poiché manca una normativa chiara”.

L’avevamo detto

Bene: grazie a “Max” è ora accertato che la procedura è effettivamente “rapida e priva di complicazioni burocratiche”. Uno si alza la mattina, afferma di sentirsi donna anche se non è vero (chi può dimostrare come si sente un’altra persona?) e si fa cambiare l’iscrizione al registro di stato civile: da M a F.  Senza fornire spiegazioni. Senza nemmeno sforzarsi di conferire un minimo di plausibilità alla sua pretesa di diventare, per lo Stato, una signora, quando la realtà biologica dice altro. Magari ostentando pure un barbone da talebano perché, come noto, “donna barbuta, sempre piaciuta”.

Il bello è che qualcuno, ovvero la solita “destra” – Lega inclusa -, aveva reso attenti i politicanti bernesi sui rischi di una regolamentazione del genere. Aveva pertanto chiesto che il cambio di sesso continuasse a necessitare di una decisione da parte del giudice. Apriti cielo.  I kompagni erano insorti indignati, strillando accuse di ignorare (citiamo dal verbale del Consiglio degli Stati) “la grande sofferenza che  patiscono molte persone, specie giovani, che non si riconoscono nel loro sesso. Si tratta di una questione molto personale che non si può ignorare e respingere solo perché si temono abusi”.

Perché non l’età?

La partitocrazia ha pure respinto schifata la tesi che un registro di stato civile debba basarsi su dati oggettivi e verificabili. Eppure ci pare il minimo. Piaccia o non piaccia agli esagitat* fautor*  di ideologie arcobaleno (che, ma tu guarda i casi della vita, sono poi gli stess* che vogliono fare entrare e far restare in Svizzera decine di migliaia di finti rifugiati islamisti ed omofobi), il genere è un dato biologico, non un’opinione. Ed i generi sono due. Punto. Se cominciamo a modificare il registro di Stato civile sulla scorta di sensazioni individuali, perché non permettere anche il cambiamento della data di nascita a seconda dell’umore del giorno? Molti e molte soffrono per la propria età. Vorrebbero avere ufficialmente dieci anni di meno (in passato c’era chi si taroccava a mano la data di nascita sul passaporto). E, ancora: perché non compilare pure le dichiarazioni fiscali in base a delle sensazioni? Tanti milionari, nel preciso momento di riempire i vari formulari, si sentono nullatenenti.

Anche i minorenni

Il  ricatto morale secondo cui la possibilità di cambiare il sesso sul registro di stato civile in due minuti, pagando 75 franchi e senza dover dimostrare nulla, “impedirebbe tanti suicidi”, è francamente grottesco.

Il bello è che, ad un certo punto del dibattito nel parlatoio federale, la partitocrazia pretendeva pure di abolire il requisito del consenso dei genitori per i minorenni aspiranti transessuali (sulla carta). Sicché un tredicenne avrebbe potuto cambiare l’iscrizione del proprio genere  sul registro di Stato civile senza chiedere niente a nessuno. Magari per una scommessa con il compagno di banco.

La versione finale della legge, decisa il 18 dicembre 2020, prevede il consenso dei genitori  per i giovani al di sotto dei 16 anni.

“Nessun abuso”

A proposito degli abusi che la nuova regolamentazione avrebbe provocato, tale kompagno Baptiste Hurni (Baptiste chi?), Consigliere nazionale P$ del Canton Neuchâtel, in aula dichiarò lapidario: “Non c’è alcuna indicazione che ce ne saranno (…). Per cambiare sesso e nome è necessaria una convinzione intima e costante”. Certo. Come nel caso del “non soldato” Max.

Intanto la direttora del DFGP Baume Schneidèèèr (P$) – quella eletta “perché simpatica” – tra le sue priorità, oltre a far arrivare sempre più migranti economici, ha inserito il miglioramento dei diritti delle persone “non binarie”. Traduzione: nuovi disastri in arrivo.

Lorenzo Quadri