Il Consiglio di Stato si inventa pure la conferenza stampa in pompa magna

 

Della martellante campagna, un vero e proprio lavaggio del cervello, contro la “criminale“ iniziativa No Billag non se ne può davvero più. L’ establishment continua ad inondare i cittadini di prese di posizioni farcite di fake news (meno castamente: balle), ricatti e scenari apocalittici. Idem, ovviamente, la Pravda di Comano. Che oltretutto per la sua campagna pro-saccoccia usa i nostri soldi. Quelli che dovrebbe impiegare per il “servizio pubblico”. Ed invece…

Nuova presa di posizione

Martedì il Consiglio di Stato – o meglio: i consiglieri di Stato Bertoli e Vitta più il cancelliere – sono riusciti a convocare addirittura una conferenza stampa governativa in pompa magna per ribadire il categorico “njet “dell’Esecutivo cantonale al No Billag: la mangiatoia del canone non si tocca! I cittadini devono continuare a pagare il canone più caro d’Europa per foraggiare la propaganda della SSR (e della RSI)! Argomento principe: molti soldi arrivano dalla Svizzera interna, sicché spendiamoli tutti, e che nessuno si azzardi a fare un cip! A parte che il balzello pro-SSR lo paghiamo anche noi ticinesi come tutti gli altri cittadini svizzeri (a parte i dipendenti dell’emittente, ai quali come noto lo paga il datore di lavoro e quindi lo paghiamo sempre noi), non è perché c’è un flusso finanziario a vantaggio del Ticino che 1) ci si può permettere di buttare questi soldi (che sono sempre soldi pubblici) dalla finestra e 2) che bisogna farsi per forza andare bene tutto.

Un bidone

E’ poi un vistoso bidone l’argomento della promozione dell’italianità, della cultura della cinematografia che verrebbero a cadere in caso di approvazione del No Billag. Questi sono infatti compiti previsti in altri articoli costituzionali, ovvero 69, 70 e 71. Che non vengono toccati dall’iniziativa No Billag e  che rimarrebbero in ogni caso al loro posto. Di conseguenza, la Confederazione potrà tranquillamente continuare a svolgere tali compiti anche senza bisogno del canone. E per trovare le risorse al di fuori del canone, basterà – tanto per dirne una – cominciare a non versare gli 1.3 miliardi di coesione all’UE e a fare meno regali all’estero.

D’altronde è forse il caso di ricordare che, tanto per citare un esempio di promozione culturale col canone, la SSR ha scaricato l’orchestra della Svizzera italiana sul groppone del contribuente, ed in particolare di quello luganese. Il quale, dunque, paga il canone ed in più finanzia l’OSI con le proprie imposte. E questo grazie allo scarica-barile della SSR.

Insistenza sospetta

Al di là dei contenuti della presa di posizione del Consiglio di Stato contro l’iniziativa No Billag, che come detto sono sempre i soliti slogan catastrofisti, a non andare bene è l’insistenza. Il CdS infatti ha già preso posizione una volta contro l’iniziativa. Per quale cavolo di motivo deve tornare a farlo una seconda, ed oltretutto con tanto di conferenza stampa? Forse a Palazzo delle Orsoline si sono dimenticati che si tratta di un tema federale, sicché  già una presa di posizione rischia di essere di troppo. Figuriamoci due!

E i problemi dei ticinesi?

Sarebbe bello vedere il governo – o la casta in generale – stracciarsi le vesti per i temi importanti allo stesso modo in cui lo sta ora facendo per difendere la propria sovradimensionata macchina propagandistica SSR/RSI. Invece le cose vanno assai diversamente. Esempio banale: i ticinesi vengono derubati da oltre 20 anni sui premi di cassa malati. Però a palazzo delle Orsoline regna la Beltraserenità. E mai si è vista la partitocrazia scendere in piazza a difendere il potere d’acquisto dei ticinesi contro i cassamalatari.

Stesso discorso dicasi per il mercato del lavoro devastato dall’invasione da sud. Il massimo che si sente dire al tal proposito è che l’economia “è in ripresa” (per chi?), e comunque “sa po’ fa nagott” perché c’è la “sacra” libera circolazione.

Morale della favola

Se la partitocrazia ed il Consiglio di Stato, le stesse energie che impiegano per reggere la coda all’emittente di regime le impiegassero per occuparsi di questioni che sono effettivamente importanti per i ticinesi (occupazione, costi della salute, eccetera), la metà dei problemi di questo sempre meno ridente Cantone sarebbe già  stata risolta da un pezzo!

Lorenzo Quadri