Ma tu guarda i casi della vita: i finti moralisti, sempre pronti a strillare contro i mezzi finanziari che l’Udc avrebbe a disposizione per le campagne politiche, stranamente non hanno nulla da dire sui milioni che gli avversari dell’iniziativa d’attuazione stanno spendendo per denigrare l’iniziativa in questione con argomenti ridicoli. L’iniziativa d’attuazione, come ormai noto, è quell’iniziativa che vuole “attuare” quanto già votato dai cittadini svizzeri nel novembre 2010 sull’espulsione degli stranieri che delinquono.
Quindi, qui si stanno spendendo cifre a sei zeri e con quale scopo? Permettere a dei delinquenti stranieri di rimanere in Svizzera. L’offensiva propagandistica mira a fare il lavaggio del cervello agli svizzerotti affinché il 28 febbraio votino contro quello che hanno già deciso.

Giravolte
Il bello è che si assiste ad un allucinante florilegio di forze politiche e gruppi d’interesse che si rimangiano quello che normalmente dicono. Non sta infatti né in cielo né in terra che il PLR, che non perde occasione per promuovere tagli nel sociale perché bisogna risparmiare sulla spesa pubblica, adesso si batta per la permanenza in Svizzera di stranieri che hanno abusato dello Stato sociale o che sono stati condannati per gravi reati e quindi, nella maggior parte dei casi, sono a carico della collettività elvetica. Ma bravi, sedicenti “partiti borghesi”, applausi a scena aperta: manteniamo stranieri che delinquono e poi ci chiediamo come mai poi bisogna tagliare sulla gente onesta.

Contro i loro interessi
Idem per le associazioni economiche, che adesso si agitano come sui carboni ardenti contro i loro medesimi interessi, avendoci loro stesse sempre (giustamente) ripetuto che la sicurezza è uno dei principali (per usare il loro fraseggio) “vantaggi competitivi” della piazza economica svizzera. E adesso combattono con l’artiglieria pesante un’iniziativa mirata a creare sicurezza. Sia dal punto di vista della criminalità – riduzione del numero di delinquenti in Svizzera e quindi dei rischi di recidiva – che da quello della certezza del diritto. Infatti oggi l’espulsione dei criminali stranieri viene decisa dai singoli Cantoni. Le prassi sono estremamente diverse tra loro. Ad Uri sono restrittivi. I kompagni ginevrini, invece, chissà come mai, sono particolarmente largheggianti. Trovano sempre una scusa per non espellere. Ma questo non è corretto: la politica migratoria non è una competenza cantonale. Grazie all’iniziativa, ci saranno in tutto il Paese delle regole uniformi e chiarissime. Ed anche dissuasive. Ciò che non potrà che giovare alla Svizzera, ed a tutti quelli che ci vivono. Svizzeri o stranieri che siano.

La fetecchiata somma
Quanto alla panzana degli spalancatori di frontiere, secondo cui l’iniziativa d’attuazione “metterebbe in pericolo il diritto di soggiorno in Svizzera di 2 milioni di persone”, è una fetecchiata talmente paradossale da lasciare di stucco. L’iniziativa non riguarda gli stranieri in generale. Riguarda gli stranieri che commettono reati della massima gravità, o che reiterano reati un po’ meno gravi. Quindi non colpisce a caso, ma in modo selettivo. Colpisce le persone giuste. Ed inoltre comporta un benvenuto e necessario effetto preventivo. I buonisti politikamente korretti ci hanno trasformato nel paese del Bengodi per i delinquenti stranieri, che sono più protetti delle loro vittime. E’ ora di cambiare registro. Oggi vengono espulse circa 500 persone all’anno. Se questo numero dovesse raddoppiare grazie all’iniziativa d’attuazione, ne trarranno giovamento tutte le persone oneste che vivono in Svizzera. Indipendentemente dalla nazionalità.

Sabotare i diritti popolari
I contrari all’iniziativa d’attuazione vogliono, in effetti, cancellare il voto popolare del novembre 2010 sull’espulsione dei delinquenti stranieri. E, ma tu guarda i casi della vita, sono gli stessi che vogliono cancellare il “maledetto voto” del 9 febbraio. Sicché dobbiamo stare molto attenti. Se il giochetto riesce una volta, si crea un pericolosissimo precedente. Si dimostra che, in fondo, l’esito delle votazioni è relativo. Quindi, si indeboliscono i diritti popolari. Ed è proprio quel che vogliono i padroni del vapore per poterci portare nell’UE – obiettivo di fondo condiviso dai kompagni: e questo dovrebbe far sorgere una qualche domandina – e farci invadere sempre più da forza lavoro a basso costo. Non per nulla sono gli stessi che vogliono rendere più difficile l’esercizio dei diritti popolari. Perché la maggioranza antieuropeista degli svizzerotti deve venire imbavagliata e schiacciata. Vedi le balorde proposte del sedicente “Think tank” Avenir Suisse i cui grandi pensatori hanno avuto la sfrontatezza di uscirsene a dire, tranquilli come un tre lire, che in Svizzera le iniziative popolari riescono troppo facilmente e quindi bisogna cambiare le regole. Ma siamo fuori di cranio?
Anche per questo motivo, è fondamentale che dal voto del 28 febbraio sull’iniziativa d’attuazione esca un segnale chiaro: chi vuole sabotare voti popolari scomodi perché “bisogna aprirsi all’UE” viene asfaltato.
Lorenzo Quadri