Tra una settimana  voteremo su sei temi, quattro federali e due cantonali.  Dei temi federali, il piĂą mediatizzato è quello sul canone obbligatorio per tutti. E un qualche motivo ci dovrĂ  pur essere. Evidentemente la modifica della Legge sulla radiotelevisione (LRTV)  in votazione non è di cabotaggio poi così piccolo come vogliono far credere i favorevoli per estorcere un sì.

In effetti, si tratta di creare una nuova imposta. Perché un “canone” che tutti sono obbligati a pagare non è più un canone, bensì un’imposta: chiamiamo le cose con il loro nome. Un’imposta, la storia insegna, una volta introdotta è destinata ad aumentare. Perché i “bisogni” aumentano; e figuriamoci se un bisogno della SSR non viene immediatamente trasformato in una necessità del servizio pubblico sulla quale non si può (?) transigere (“sa po’ mia”).

Il canone più caro d’Europa

Nel caso concreto, poi, il canone obbligatorio sarebbe un’imposta il cui ammontare verrebbe deciso esclusivamente dal Consiglio federale, a manina con il beneficiario: cioè la SSR stessa. Esclusivamente ed abusivamente. Perché l’aumento delle imposte in uno Stato di diritto deve passare per una decisione del parlamento. Non c’è dunque bisogno del Mago Otelma per prevedere l’esplosione della “pillola” a danno del contribuente. L’abbassamento del canone da 462 a 400 Fr magnificato dai promotori della “trappola fiscale”, dunque, non è che uno specchietto per le allodole. Passata la festa, gabbato lo santo.

Peraltro, se anche dovesse temporaneamente scendere a 400 Fr, il nostro rimarrebbe di gran lunga il canone più caro d’Europa (al secondo posto, ben distanziata, la Danimarca con ca. 333 Fr). E’ chiaro anche a quello che mena il gesso che approvare la nuova imposta pro-SSR significa dare carta bianca all’azienda, liberandola da qualsiasi obbligo/preoccupazione di gestione razionale delle risorse. Ma guarda un po’! Per quale motivo la SSR dovrebbe venire premiata con un simile privilegio?

Il ricatto

La consigliera federale uregiatta Doris Leuthard ha definito la proposta in votazione “una soluzione equa”, per poi passare subito, come è ormai sua abitudine, al ricatto: “se il canone obbligatorio non passa, non vi faremo più vedere lo sport in TV”. Uhhh, che pagüüüüraaa!, direbbe qualcuno. “Gli è che” i conti proprio non tornano. Tanto per cominciare, se una soluzione fosse equa, non ci sarebbe bisogno di imporla a suon di ricatti. Ed infatti, il canone obbligatorio non solo è iniquo, ma è la negazione dell’equità. Si è mai visto che qualcuno che non può o non vuole usufruire di una prestazione legata al tempo libero, quindi assolutamente non una prestazione di base, sia costretto a pagarla comunque? Perché, allora, non obbligare i cittadini ad abbonarsi ad un giornale o ad acquistare i biglietti del cinema? Come già detto e scritto: questa non è la Svizzera, questa è la Corea del Nord.

Ma qualcuno non paga…

Sì perché, nel caso qualcuno l’avesse dimenticato, la modifica della Legge sulla radiotelevisione su cui saremo chiamati a votare obbliga a pagare la nuova imposta pro-SSR anche chi non possiede un apparecchio di ricezione. Non lo possiede perché legittimamente non gli interessano la radio o la TV, oppure perché ci vede o ci sente poco, oppure perché vive in una regione discosta dove non c’è copertura. Oggi, inoltre, chi ha solo la radio o solo la televisione paga – correttamente – soltanto per l’apparecchio che ha. Con la nuova legge ciò non sarebbe più possibile. Ricapitolando: pagano i ciechi, pagano i sordi, paga chi non ha né la radio né il televisore… però non pagano i dipendenti dell’azienda, compresi i manager da mezzo milione all’anno. A loro provvede la SSR stessa, con i soldi del contribuente.

Billag

Abbastanza bizzarro poi che coloro che si scagliavano contro la Lega ed il Mattino rei di fare politica anti-Billag adesso tentano di rendere accettabile una modifica di legge pro sacoccia SSR inneggiando allo scaricamento dell’invisa società d’incasso. A parte che non è affatto detto che le cose andranno effettivamente così, approvare la nuova imposta radioTV per archiviare la Billag è come amputarsi una gamba per liberarsi di un’unghia incarnita.

Il circo CORSI

Lo squallido teatrino delle nomine alla CORSI (consiglio regionale e consiglio del pubblico) dello scorso sabato, con i partiti $torici che hanno fatto quadrato per accaparrarsi cadreghe escludendo il più possibile la Lega, è l’ulteriore dimostrazione di quello che è la RSI: un’azienda lottizzata, che tramite la cooperativa CORSI si autonomina i controllori, e che fa propaganda partitica spacciandola per informazione. Tanto il consiglio del pubblico, al pari delle redazioni, è colonizzato dalla $inistra; nel caso avesse comunque qualcosa da dire, non conta un tubo visto che non ha in mano il borsello. Quando all’ombudsman, che dovrebbe intervenire in caso di contestazione nei confronti dell’uno o dell’altro programma, è lì per dare ragione all’azienda da cui è pagato.

Ci sono dunque una valanga di buoni motivi per votare NO alla modifica della LRTV la prossima domenica, e dunque per non cedere al nuovo ricatto della Doris uregiatta.

Lorenzo Quadri