Nella Commissione del Nazionale salta la possibilità di farsi esentare per chi non ha un apparecchio di ricezione

Come noto a Berna hanno un debole per l’imposizione di nuovi costi al cittadino. Un esempio lampante è la vignetta a 100 Fr con cui si pretende un rincaro del 150% senza però offrire niente in cambio ma anzi minacciando che, in caso di rifiuto, non si farebbe il collegamento autostradale A2-A13.
Un altro esempio viene sempre dallo stesso dipartimento della Doris uregiatta: si tratta della revisione della legge sulla radiotelevisione che prevede di far pagare il canone radiotv a tutti, anche a chi non possiede un apparecchio di ricezione. Chi si trova in questa situazione  pagherebbe senza poter (o voler) usufruire della prestazione per cui sborsa.

Si potrebbe dire, ed è stato anche detto, che si tratta di una questione non prioritaria, nella misura in cui sono poche le economie domestiche in cui non ci sono né radio né televisione. Quelle dove invece non si trovano o l’uno o l’altro apparecchio sono invece già più numerose.

In ogni caso, poche o tante che siano, è un dato di fatto che ci sono persone (e imprese) che in futuro si troveranno a pagare per una prestazione – la ricezione di canali radiotelevisivi – di cui non intendono usufruire. L’aspetto aberrante dunque è che guardare la tv e ascoltare la radio, che non è di sicuro una necessità bensì una scelta, viene trasformata in un obbligo: ciò che non sta né in cielo  né in terra. Ovviamente chiunque rimarrà (fino a quando?) libero di  non comprare un televisore. Ma il canone lo paga lo stesso.

Nel commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del consiglio nazionale, esponenti di vari partiti, principalmente Udc e Lega, hanno tentato di introdurre l’opzione “opting out”, ossia la possibilità di ottenere l’esenzione dal pagamento del canone dichiarando per iscritto di non possedere apparecchi di ricezione ed esponendosi ai relativi controlli a sorpresa. Una soluzione già di per sé burocratica e macchinosa, che – ancora una volta – penalizza chi vuole farne uso. Perché rifiutarsi di foraggiare con i propri soldi una macchina propagandistica della $inistra travestita da “servizio pubblico” non è, ovviamente, politikamente korretto. Di modo che a chi vuole esercitare la propria libertà di scelta vengono messi bastoni tra le ruote a go-go. Ma è comunque meglio che niente.

Njet anche alla proposta minimalista

Neppure questa proposta minimalista e macchinosa è passata in commissione (potrebbe sempre venire ripescata in plenum). Questo sebbene l’amministrazione federale avesse comunque preparato un’ipotesi di articolo legislativo. Quindi, se il vento non cambia, in futuro pagare il canone radiotv diventerà obbligatorio per ogni economia domestica. Anche, come detto, per quelle dove non ci sono apparecchi di ricezione.

Gli argomenti con cui si tenta di giustificare il canone obbligatorio per tutti fanno acqua da tutte le parti. In particolare la tesi secondo cui praticamente tutti oggi avrebbero un telefonino o un computer con connessione internet e quindi la possibilità di guardare la televisione. A parte che non è vero, un telefonino uno lo compra per telefonare e non per guardare la televisione, se  vuole guardare la televisione compre un televisore. Stesso discorso vale per il computer, che non serve primariamente come apparecchio tv, si tratta semmai di funzione secondaria. Ma non è mica colpa del consumatore se sui PC vengono installate simili funzioni e quindi non si capisce per quale motivo chi compra un telefono o un computer dovrebbe anche pagare 460 Fr di canone radiotv. O meglio, lo si capisce fin troppo bene: l’obiettivo è sempre lo stesso, ossia fare cassetta a spese del cittadino. Così la SSR, foraggiata con una tassa obbligatoria a cui non si sfugge, si sentirà ancora più legittimata a fare propaganda partitica. Tanto i fondi non glieli può più tagliare nessuno. E se anche un numero crescente di cittadini, disgustato dalla partiticizzazione dell’offerta informativa della radiotelevisione di cosiddetto servizio pubblico, decidesse di rinunciare a radio e tv, dovrebbe pagare lo stesso.

Fa poi specie che proprio la $inistra delle associazioni di consumatori sia la prima entusiasta sostenitrice del nuovo sistema. Sicuramente, far pagare il cittadino per una prestazione di cui non può beneficiare rappresenta un’efficacie tutela del consumatore, come no! O forse, quando si tratta di introdurre nuove tasse a favore della televisione schierata a favore del partito “giusto”, la protezione del consumatore può passare in secondo piano?
Lorenzo Quadri