A dimostrazione che il canone Billag è una monumentale presa per il lato B, arriva la sentenza del tribunale federale. Su ricorso di un privato cittadino, l’alta corte ha stabilito che sul canone non si paga l’IVA. Peccato che però agli utenti detta imposta venga prelevata eccome. E ora deve venire restituita. Il tasso IVA applicato illecitamente è del 2.5 %, sicché il risarcimento ammonta a 11.30 Fr per l’anno 2015. Una cifra che non cambierà la vita a nessuno. Ma non c’è ragione di regalarla.
Non dimentichiamo poi che l’IVA è stata indebitamente riscossa per anni. Non è chiaro quindi cosa accadrà con gli arretrati, o meglio: è chiaro che vanno restituiti fino all’ultimo centesimo.
Pillola meno salata?
La vicenda capita a fagiolo, nell’imminenza della votazione sulla modifica della Legge sulla radiotelevisione che vorrebbe rendere obbligatorio per tutti il pagamento del canone. Per meglio turlupinare i cittadini, si fa balenare l’ipotesi di una pillola meno salata. Si tratta però di uno specchietto delle allodole.
Non c’è trasparenza
Quanto accaduto con l’IVA dimostra che non c’è trasparenza nella formazione nel canone e che i beneficiari ci tettano dentro. Tanto paga pantalone. Non bisogna quindi credere alle promesse di un canone meno salato nel caso in cui esso venisse reso obbligatorio per tutti, il che significa trasformarlo in una nuova imposta per foraggiare la SSR (radiotelevisione del partito $ocialista).
Infatti, se la modifica della LRTV su cui saremo chiamati a votare passasse, a stabilire l’ammontare della nuova imposta radiotelevisiva sarebbe il Consiglio federale a manina con l’azienda. Nessuno avrebbe facoltà d’intervento. Quindi, magari per un paio d’anni il canone scenderebbe. Ma poi schizzerebbe verso l’alto, senza che noi si possa fare un cip.
L’esperienza insegna che col passare del tempo il canone non diminuisce affatto, ma cresce. Basti pensare che in un quarto di secolo è aumentato del 65%, e scusate se è poco. Ed oltretutto in futuro si pagherà anche l’IVA perché sta scritto nella legge.
Alzare a piacimento
Certo che sarebbe proprio il colmo. Billag ed Ufcom ci devono indietro dei soldi che ci hanno prelevato indebitamente e noi, invece di bacchettarli e chiamarli alla cassa, li premiamo rendendoli beneficiari di una nuova imposta che possono alzare a piacimento; e questo a differenza di quanto accade con tutte le altre imposte, il cui ammontare è iscritto in una legge e quindi per accrescerlo occorre passare dal parlamento (ed eventualmente in caso di referendum dal voto popolare).
Trappola fiscale
Il canone obbligatorio per tutti è, dunque, una trappola fiscale. Ed è anche iniqua. Infatti impone di pagare il canone anche chi non vuole o non può (per impedimenti fisici o tecnici) usufruire di prestazioni radiotelevisive. Una linea che né in cielo né in terra. Infatti non stiamo certo parlando di un servizio di base al cittadino. Stiamo parlando di una prestazione di cui si può benissimo fare a meno. Quindi, deve pagarla solo chi ne usufruisce. Non certo chi non vuole o non può accedervi. Invece il Consiglio federale – segnatamente la Doris uregiatta, già mazzuolata dal popolo sulla vignetta autostradale a 100 Fr – vuole obbligare i cittadini ed anche le imprese a foraggiare la televisione di $inistra. La SSR, grazie al meccanismo di cui sopra, avrà poi la strada spianata per spendere sempre di più. E il contribuente? Potrà solo tacere. E pagare la pillola ancora più cara. Quando già abbiamo il canone più caro d’Europa.
Lorenzo Quadri