Niente da fare per l’esenzione delle PMI – avanti con l’iniziativa “200 Fr bastano!”

E fortuna che il Consiglio degli Stati viene  (improvvidamente) chiamato anche “Camera di riflessione”. Forse se i signori “senatori” non riflettessero sarebbe meglio, date le performance (cappellate a raffica) messe a segno nei giorni scorsi.

La prima, su cui il Mattino ha già riferito in modo esteso, è l’affossamento della mozione leghista che mirava a rendere obbligatoria la restituzione delle riserve in esubero delle casse malati. Obbligatoria e su scala cantonale, affinché fosse chi ha effettivamente pagato premi troppo alti a beneficiare delle restituzioni.

La seconda riguarda il canone radiotv delle imprese. Secondo la “nuova” legge, che venne approvata in votazione popolare nel giugno 2015 per una manciata di voti, le aziende (comprese quelle piccole) devono versare il canone all’emittente di regime in base al fatturato, non agli utili. Ci sono aziende che hanno un fatturato elevato ma un esiguo margine di utile. Queste aziende con l’entrata in vigore del nuovo sistema (avvenuta nel 2019) hanno visto schizzare il canone verso l’alto, moltiplicato anche di 10, 20 o 30 volte. Non certo noccioline.

Tanto più che il canone alle aziende è una contraddizione in termini. Ad usufruire di servizi radiotelevisivi sono semmai le persone fisiche, quindi dipendenti e titolari delle PMI, che già pagano il canone più caro del mondo. Non certo le persone giuridiche.

L’artigiano che tira la cinghia si trova così a versare il canone due volte (una come privato cittadino, l’altra come piccola impresa) per foraggiare l’emittente di regime ed il suo circo equestre di dirigenti strapagati  e di responsabili redazionali convinti che il loro compito non sia quello di informare, bensì di indottrinare il popolazzo secondo le  fallimentari ideologie ro$$overdi, europeiste, multikulti, woke, sovranofobe, gender, climatiste, spalancatrici di frontiere, eccetera.

Pagare in doppio

A ciò si aggiunge un elemento nuovo, ovvero l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime, che sta mettendo nella palta varie PMI. E’ scontato che ci saranno dei fallimenti con conseguente perdita di posti di lavoro. Però queste stesse aziende devono continuare a pagare un canone radioTV spropositato. E’chiaro che non sta in piedi. Ma il Consiglio degli Stati, dove $inistrati ed uregiatti sono clamorosamente sovrarappresentati, non ci sente. E dunque ha asfaltato la mozione Regazzi (tra l’altro PPD) che chiedeva di esentare dal canone le aziende con meno di 200 dipendenti. In questo periodo di crisi, dare seguito alla mozione sarebbe stato un aiuto concreto e benvenuto. Ma i politicanti non ne hanno voluto sapere. Incredibile la motivazioneaddotta a supporto del njet. Ovvero che, in caso di approvazione della mozione, poi le famiglie sarebbero state chiamate a compensare l’ammanco. Compensare una fava! In caso di approvazione, l’elefantesca SSR, anacronistica e  gonfiata come una rana, avrebbe semplicemente dovuto risparmiare, come fanno tutte le imprese di questi tempi!

L’iniziativa popolare

Per fortuna, da qualche mese è in fase di raccolta firme l’iniziativa popolare che chiede di ridurre il canone a 200 franchi – che sono ancora troppi – esentando le aziende.

Su questa iniziativa, la cui riuscita è scontata, il popolo dovrà votare. Con il loro njet ideologico all’esenzione delle imprese con meno di 200 dipendenti, i senatori hanno ottenuto il risultato inverso a quello voluto. Ben lungi dal fare un favore agli amichetti della SSR hanno spinto gli imprenditori, ed in particolare quelli piccoli, nel campo dei sostenitori dell’iniziativa “200 franchi bastano”. La resa dei conti arriverà al momento del voto. Tanto più che l’emittente di regime non ha mantenuto nemmeno una delle promesse fatte ai tempi della bocciatura dell’iniziativa No Billag.

Da ricordare inoltre che il governicchio federale (Dipartimento Simonetta), malgrado la crisi nera, ha deciso di non adeguare il canone di 335 Fr verso il basso per gli anni 2023 e 2024. Iprivilegi dei reggicoda meditiaci della casta non si toccano.

Altro aspetto da tenere presente: grazie all’immigrazione scriteriata voluta dalla partitocrazia, la radioTV di Stato si ingrassa sempre più. Perché più abitanti vuol dire più gente che paga il canone. E la SSR si fa gli attributi di platino a seguito delle frontiere spalancate.

Lorenzo Quadri