Il formulario per la raccolta firme sarà allegato ad una prossima edizione del Mattino

Ci ha messo un po’, ma finalmente è arrivata. L’iniziativa popolare per ridurre il canone radioTV dagli attuali 335 a 200 Fr all’anno (che sono ancora troppi) è stata lanciata ufficialmente il 31 maggio. Il Mattino sarà attivo nella raccolta delle sottoscrizioni in Ticino. C’è un anno e mezzo di tempo, quindi fino al 1° dicembre 2023, per racimolare 100mila firme in tutta la Svizzera.

Piene le scuffie

335 Fr all’anno, ovvero il canone più caro d’Europa, è un anacronismo. A maggior ragione oggi, con il costo della vita che si impenna per i noti motivi: vedi guerra in Ucraina ed effetto boomerang delle sanzioni contro la Russia. I costi del carburante e dell’olio combustibile esplodono, quelli delle materie prime pure. E il governicchio federale non fa assolutamente un tubo. Nei giorni scorsi anche la Germania ha deciso di ridurre il prezzo della benzina, di 30 centesimi al litro. Ma i camerieri di Bruxelles copiano dai paesi UE solo le iniziative autolesionistiche, mai quelle positive. E quindi raccontano fregnacce inascoltabili: “i ricchi svizzeri si possono permettere l’aumento della benzina”; “i ricchi svizzeri sono pronti a pagare il costo delle sanzioni alla Russia”. Ebbene: gli svizzeri, sempre meno ricchi, ne hanno piene le scuffie di pagare il canone più caro d’Europa!

Relitto del passato

Come detto più volte, la TV lineare è un relitto del passato. I giovani, ed anche i meno giovani, non la seguono più. Si abbonano ai servizi streaming perché lì è possibile scegliere cosa guardare e quando. Però la SSR devono foraggiarla comunque, anche se non ne fruiscono. Di più: a seguito della nuova “legge Netflix” gli abbonamenti alle piattaforme streaming aumenteranno di prezzo (ennesimo rincaro!) per finanziareulteriormente film svizzeri (?) di $inistra che non guarda nessuno. Ciò malgrado i sussidi alla cinematografia già ammontino a 120 milioni di franchetti all’anno. E le citate piattaforme saranno pure obbligate a proporre il 30% di film europei. Lo Stato, gonfiato come una rana, prescrive ai cittadini cosa possono guardare ed in più aumenta le tariffe.

Non ci crede più nessuno

Se il mondo cambia, dovrà adeguarsi anche la monopolista SSR. Le aziende private che perdono clientela – media compresi! – vengono ridimensionate. Non possono permettersi di mantenere lo statu quo costringendo la popolazione a foraggiarle. A maggior ragione quando, per i motivi citati sopra, il potere d’acquisto dei cittadini va sempre più in palta.

Visto che le nuove generazioni non guardano la TV, il suo presunto ruolo nella coesione nazionale è destinato a diventare sempre più un vacuo pretesto. Una fanfaluca a cui non crede più nessuno (come la neutralità, tanto per restare nell’attualità stretta). Idem dicasi per il servizio pubblico. Lo ripetiamo per l’ennesima volta: la propaganda politica ro$$overde (climatista, spalancatrice di frontiere, euroturbo, tassaiola, multikulti, sovranofoba) non è servizio pubblico. Quindi non può essere finanziata come tale. Nemmeno i giochini ed i format scopiazzati dall’estero sono servizio pubblico. Simili prodotti li possono benissimo propinare le emittenti private, se ritengono di farlo.

Un miliardo all’anno

Ai tempi della votazione sull’iniziativa No Billag (2018) i vertici dell’emittente di regime avevano promesso di emendarsi. Datecene l’opportunità e correggeremo la rotta, dicevano. Campa cavallo.

A dimostrazione della sua coda di paglia, non appena l’iniziativa per il canone a 200 Fr è partita i vertici della SSR hanno sbroccato, producendosi in un’orgia di terrorismo, ricatti e panzane. E subito si sono messi a minacciare le minoranze e le regioni periferiche.

Ricordiamo che, con il canone a 200 Fr, l’emittente di regime incasserebbe comunque 700 milioni di Fr all’anno: sommati ai circa 300 di entrate pubblicitarie, fanno UN MILIARDO. Apperò. E qualcuno vorrebbe farci credere che non è possibile gestire una radiotelevisione di servizio pubblico in un paese di 8.8 milioni di abitanti con UN MILIARDO ALL’ANNO? Ma non facciamo ridere i polli!

Fake news

Non solo: il direttore della SSR Gilles Marchand ha avuto la tolla di soprannominare la nuova iniziativa popolare No Billag 2. Come se ridurre il canone da 335 fr annui a 200 equivalesse a cancellarlo. Questa si tratta di una grossolana balla di Fra’ Luca, ovvero di una fake news grande come una casa. Poi però l’emittente di regime ha ancora la tolla di spacciarsi per baluardo contro le fake news? Ma se è la prima a diffonderne a scopo di politichetta, e non poteva giungere una conferma più plateale!

Sicché, tutti a firmare l’iniziativa per il canone a 200 Fr, che sono ancora troppi!

Il formulario per la raccolta firme sarà inserito in una delle prossime edizioni di questo giornale.

Lorenzo Quadri