Mentre per tentare di prendere per il lato B gli svizzerotti si pubblicano statistiche sugli arrivi di finti rifugiati all’insegna del “Tout va bien, Madame la Marquise”, ci si prepara però al peggio. Le statistiche si vogliono rassicuranti; ma non lo sono, perché il numero di domande d’asilo sarà anche diminuito rispetto agli ultimi tre mesi, ma non se confrontate allo stesso periodo del 2015. Come ha ben detto il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, “si cerca di abbellire una situazione che va invece presa seriamente”.

Da un giorno all’altro
Ed infatti ci si può arrampicare sui vetri finché si vuole, ci si può disidratare la lingua ripetendo il mantra del “non è in corso un’emergenza asilanti”. Ma il fatto è che questa emergenza può crearsi da un giorno all’altro. Senza preavviso. Dall’oggi al domani ci potremmo ritrovare con migliaia di migranti economici – tutti giovani uomini soli che non scappano da alcuna guerra – al confine di Chiasso. E va da sé che non ci possiamo attendere che il Belpaese, segnatamente il governo del premier non eletto Matteo Renzi (un grottesco parolaio venditore di fumo che pretenderebbe addirittura di star costruendo il tunnel Alptransit del Gottardo quando in realtà non sta realizzando nemmeno la Stabio-Arcisate) faccia i compiti nei confronti della Svizzera. Ad esempio riprendendosi i migranti di sua spettanza in base agli accordi di Dublino. Non lo ha mai fatto; non comincerà di sicuro in periodo d’emergenza. Eppure, con impareggiabile “volto di lamiera”, gli “amici” italici strillano per il casellario giudiziale. E il colmo è che ottengono addirittura ragione dai bernesi.

Sarebbe strano se…
L’assalto alla diligenza ticinese da parte dei finti rifugiati potrebbe dunque avvenire da un giorno all’altro. Con la chiusura della rotta balcanica grazie ai MURI sui confini, sarebbe anzi strano se non si verificasse. La via maestra per i finti rifugiati diretti a nord passa di nuovo per l’Italia – che ovviamente non li registrerà per non doverseli poi riprendere – e, a seguire, per il Ticino. Noi non solo non costruiamo MURI al confine con la Penisola, malgrado ne avremmo bisogno eccome, ma non sospendiamo nemmeno gli accordi di Schengen, che tutti ormai considerano morti e sepolti (alla faccia della storiella dei “principi fondanti dell’UE”). Tutti tranne la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga; ça va sans dire.

Sempre più accoglienti
Sicché, invece di preoccuparsi di sventare l’assalto alla diligenza elvetica da parte di immigrati clandestini che nulla hanno a che vedere con il diritto d’asilo e con la tradizione umanitaria svizzera (non sono dei perseguitati) aumentando, ma alla grande, la sicurezza ai confini, a Berna si fa tutt’altro. Perché quella testé (uella) citata, che dovrebbe essere la prima preoccupazione, è invece l’ultima. E qual allora è la prima? Aumentare a dismisura le capacità d’accoglienza. Quindi creare un numero spropositato di nuovi posti per asilanti. Specialmente in Ticino visto che, per ovvie ragioni geografiche, a venire travolti dall’invasione saremmo noi, mica i bernesi.

Nuovi centri a go-go
Quindi ci si prepara a trasformare in centri asilanti non solo le infrastrutture militari della Confederella, ma anche a requisire rifugi di protezione civile, palestre e sale multiuso. Il messaggio che traspare da simili preparativi lo capisce anche quello che mena il gesso. E di sicuro lo capiranno benissimo gli aspiranti migranti economici. Eccolo: “invece di impedirvi l’accesso al paese, faremo di tutto e di più, violando crassamente i diritti dei cittadini, per alloggiarvi tutti”.

Ma bene!

Il Mendrisiotto per primo si ritroverà con nuovi megacentri di centinaia di posti l’uno, con gli abitanti che non potranno più uscire di casa, vedi i fatti di Colonia?

Ha dunque perfettamente ragione Norman Gobbi ad essere “molto preoccupato” e a pretendere più controlli alle frontiere. Purtroppo però le priorità della kompagna Sommaruga sono altre: ossia aumentare ad oltranza la capacità d’accoglienza. Tanto lei se ne sta bella tranquilla nel suo sfarzoso ufficio bernese a ricevere gli elogi internazionali per le “aperture”! Capita l’antifona? Alla Simonetta le bavose slinguazzate della casta dei politikamente korretti e dei buonisti-coglionisti, mentre il conto – salatissimo! – dell’operazione lo pagano i comuni mortali. A partire, come al solito, dai ticinesi.
Lorenzo Quadri