Berna crei un fondo per abbassare i premi a tutti. E sulle riserve degli assicuratori…

Prende forma, o piuttosto prende dimensione, l’ennesima stangata sui premi di cassa malati. Le cifre ufficiali verranno comunque comunicate solo in autunno, come tutti gli anni.

Comparis prevede aumenti medi del 5%. Questo 5% è appunto una media, oltretutto a livello nazionale. E’ quindi certo che tanti assicurati “sfigati” dovranno fare fronte a salassi ben più dolorosi. Anche superiori al 10%. Per una famiglia si arriva tranquillamente ad una maggiore spesa di migliaia di franchi all’anno! Avanti così e bisognerà andare a lavorare solo per pagare i premi di cassa malati!

Tempesta perfetta

La legnata arriva quando i consumatori già devono fare i conti con il caro benzina (ma i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale, diversamente da altri governi, non intervengono) e con l’impennata del prezzo del riscaldamento, che ovviamente si riverserà sugli affitti.

In più ci sarà l’aumento del costo della vita legato ai rincari delle materie prime ed alle sanzioni alla Russia. Sanzioni che il governicchio federale ha preso per ubbidire ai propri padroni di Bruxelles senza avere la più pallida idea delle conseguenze negative per noi (effetto boomerang). Però il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR va in giro a dire che gli svizzerotti sarebbero “pronti a pagarne il prezzo”.

Fuori discussione

In simili circostanze è manifesto che di aumenti dei premi di cassa malati del 10% non se ne parla nemmeno. E’ bene anche ricordare che l’aumento di costi dell’assicurazione malattia fa giocoforza impennare anche i sussidi. Quindi il tartassato ceto medio, quello che deve saldare i premi senza alcun aiuto pubblico, è chiamato due volte alla cassa. Paga premi più cari ed in più finanzia con le proprie imposte i sussidi pubblici  a chi non ce la fa a pagare.

L’ennesima stangata sui premi di cassa malati non si giustifica. E’vero che i costi della salute tendenzialmente aumentano già solo per l’invecchiamento della popolazione. Ma di sicuro non c’è stato un aumento del 10% tra il 2022 ed il 2023! Sappiamo che, con la pandemia di stramaledetto virus cinese, l’attività ospedaliera ha conosciuto dei rallentamenti e degli stop. I costi sono dunque diminuiti. In seguito l’attività è ripresa. Ma non certo in modo tale da giustificare certe cifre.

I costi dei rifugiati

Ci piacerebbe inoltre sapere quale sarà l’impatto dei profughi ucraini sui costi sanitari. Visto che entro fine anno si attendono 350mila rifugiati (sempre che le stime non vengano ulteriormente riviste al rialzo, dato che né la Russia né la NATO né l’Ucraina hanno intenzione di terminare la guerra). E’ l’equivalente di un Canton Ticino in più. L’effetto sui costi della salute – e quindi sui premi di cassa malati – di questa bomba demografica si farà sentire. Tanto più che in Ucraina la popolazione non si vaccina non diciamo contro il covid, ma nemmeno contro la tubercolosi. Se poi bisognerà curare anche i traumi psichici, tanti auguri.

Vista la spropositata concentrazione di rifugiati in Ticino, è chiaro che lo scotto maggiore lo pagheremo ancora noi: che già oggi abbiamo i premi di cassa malati più alti e gli stipendi più bassi della Svizzera (“grazie” alla partitocrazia spalancatrice di frontiere).

E che nessuno ci venga a blaterare di “razzismo” e di “cinismo”. Dei politicanti generosi con i soldi degli altri ne abbiamo piene lescuffie. Sono la rovina del paese.

Basta teatrini ro$$i

E’ quindi ovvio che il kompagno Berset (P$) ed i suoi burocrati devono dare l’altolà ai cassamalatari. Il teatrino dei $ocialisti che strillano contro i rincari dell’assicurazione malattia per farsi campagna elettorale quando è il LORO Consigliere federale ad approvarli senza fare un cip non inganna più nessuno.

Altra fregnaccia che non si può sentire: quella sui presunti scioglimenti delle riserve degli assicuratori avvenute lo scorso anno che non permetterebbe più di intervenire adesso abbassando i premi. Ma va là! Primo: al massimo in passato sono state restituite le briciole. Secondo: se i costi sanitari crescono (per dire) dell’1%, i premi di cassa malati non possono aumentare del 10%. Terzo: le riserve in eccesso dei cassamalatari sono plurimiliardarie e già quelle minime (ca. 4 miliardi) sono calcolate in modo estremamente generoso. Gli assicuratori malattia non hanno bisogno di tutti questi “paracadute”. Fallire non possono, visto che adattano i premi di anno in anno. Ergo, qui ci sono svariati miliardi che ballano e che vanno usati per abbassare i premi!

Nella sessione parlamentare di giugno il Consiglio degli Stati dovrà decidere sulla mozione di chi scrive, già approvata lo scorso settembre dal Consiglio nazionale, che chiede che la restituzione delle riserve in esubero diventi obbligatoria, e non solo facoltativa come ora. Vogliamo vedere con che coraggio, davanti alla prospettiva di una botta del 10% nel 2023, i signori senatori diranno di no!

Chiaramente non sarà questa la panacea di tutti i mali. Sarebbe troppo facile. Ma non c’è motivo per cui il cittadino dovrebbe rinunciare ad un beneficio, anche modesto, per permettere agli assicuratori di continuare a cumulare riserve stratosferiche!

Creare un fondo

In considerazione poi della situazione di cui sopra (costo della vita che schizza verso l’alto causa guerra, sanzioni e virus, pressione al ribasso sugli stipendi, ed impennata dei premi di cassa malati) è evidente che il governicchio federale deve finalmente darsi una mossa e creare un fondo per abbassare i premi dell’assicurazione malattia, utilizzando allo scopo anche parte gli utili della Banca nazionale (quando ci sono) e tagliando altre voci di spesa.

La Svizzera paga miliardi di contributi alla fallita UE. Miliardi per i finti rifugiati che non scappano da nessuna guerra. Miliardi per gli stranieri in assistenza. I balivi di Bruxelles pretenderanno poi di mungerci altri miliardi per la ricostruzione dell’Ucraina. Ed aspettiamo di sapere quanto ci costeranno i profughi scappati dal quel paese. Però non ci sarebbero i soldi per ridurre i premi di cassa malati a tutti? Ma non facciamo ridere i polli!

Lorenzo Quadri