Riserve dopate, premi in eccesso non restituiti e menefreghismo sui costi che esplodono

 

Che i premi di cassa malati non solo siano esplosi, ma continuino a salire senza freni, è ormai un dato acquisito. Anche per il 2020 è annunciata l’ennesima stangata, che va a sommarsi a tutte le altre. Sulle difficoltà che incontrano sempre più famiglie ticinesi a far fronte al pagamento dell’assicurazione malattia non serve spendere molte parole: sono note ed arcinote. La decisione cantonale di alcuni anni fa di tagliare i sussidi di cassa malati ai proprietari di una casetta ha ulteriormente aggravato la situazione per il ceto medio.

Chi s’ingrassa

I premi crescono e gli assicuratori si ingrassano. Ed infatti, come segnalava con una recente opinione sul CdT Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS, le riserve delle casse malati superano ormai i 9 miliardi. Quindi sono ampiamente il triplo del necessario. Perché (domanda retorica) queste riserve in esubero, evidentemente costituite con i premi, non vengono restituite agli assicurati?

La barzelletta della restituzione

E nemmeno siamo disposti a lasciar cadere nel dimenticatoio l’incresciosa vicenda dei premi che i ticinesi pagano in eccesso da quando esiste la LAMal. La restituzione decisa dalle Camere federali nel 2013 ha tutto il sapore della beffa.

I Ticinesi hanno pagato (fino al 2013) almeno 400 milioni di premi “in esubero” a seguito di travasi artificiali di risorse economiche tra un Cantone e l’altro (così in alcuni Cantoni gli assicurati hanno pagato meno del dovuto, a spese nostre). Però ne sono stati restituiti solo 67.

Tarallucci e vino

Anche la questione delle riserve  “dopate” dei cassamalatari a spese dei cittadini andrà a finire a tarallucci e vino. Il titolare del Dipartimento degli interni kompagno Alain Berset non emetterà un cip. Men che meno il resto del Consiglio federale. Tanto più che il lobbysta professionista delle casse malati, il PLR Ignazio KrankenCassis,  siede nell’Esecutivo federale. Per cui, figuriamoci…

Nessun interesse

E’ poi evidente che gli assicuratori malattia non hanno alcun interesse nel contenere dei premi. Un esempio lampante, anche se poco noto al di fuori degli “addetti ai lavori”, è l’abbandono della fatturazione “a forfait” dei farmaci acquistati dalle case per anziani per i loro ospiti.

L’abbandono di questo sistema nel Canton Friborgo – che, assieme al Ticino, era l’unico ad averlo introdotto – ha portato ad un aumento di addirittura il 70% dei costi farmaceuticinelle case per anziani. Chi paga? Ovviamente il cittadino tramite gli aumenti di premio!

In Ticino ci si sta invece arrabbattando per far sì che i forfait, seppur in forma diversa, vengano mantenuti. Questo grazie in particolare agli sforzi dell’Acas, Associazione dei comuni in ambito sociosanitario, che chi scrive ha l’onore di presiedere.

In un crescendo di follia ci sono addirittura assicuratori malattia che pretendono dalle case anziani la fatturazione del farmaco per confezione. Quando si sa benissimo che spesso e volentieri l’anziano, come ogni altro paziente, non consuma l’intera confezione di un medicamento. Ne usa solo una parte, perché così prevede la terapia che gli è stata prescritta. E il resto? Si getta via. Passare ad un simile sistema equivarrebbe a  cancellare con un colpo di spugna tutto quanto le case per anziani hanno costruito in decenni per razionalizzare gli acquisti di farmaci e ridurre i costi. L’esplosione della spesa che un simile balzo indietro  nel tempo comporterebbe è clamorosa. Ma evidentemente gli assicuratori se ne impipano.  Tanto si compensa alzando i premi a tutti. Ed intanto qualche lobby si frega le mani pensando agli accresciuti guadagni.

Shopping center

Altro fenomeno alquanto sospetto è il proliferare di centri medici, per aggirare la moratoria sui nuovi studi. Questi centri  sono promossi da imprenditori che con la medicina non hanno nulla a che fare. La modalità è più o meno questa. Si contatta un dottore in fine carriera che ci mette la licenza e diventa di fatto un dipendente del nuovo centro. Nello studio si assumono poi vari medici, spesso e volentieri stranieri, che forniscono prestazioni di ogni genere. Si crea in questo modo un vero “shopping center” della cura e del certificato medico, dove il paziente ottiene quanto desidera (anche perché se non è soddisfatto va da un’altra parte, secondo il principio della concorrenza tra attività commerciali). E il conto lo paga la collettività tramite aumento dei premi.

Intanto la partitocrazia…

E’ evidente che, se si vogliono contenere i premi di cassa malati, serviranno interventi incisivi, e non effettuati con la limetta per le unghie. I quali dovranno giocoforza estendersi anche al catalogo delle prestazioni coperte dall’assicurazione di base.

Nel frattempo, si prende atto che i sinistrati, ma anche i partiti storici, dei costi dell’assicurazione malattia – una delle principali preoccupazioni dei cittadini elvetici – non parlano più.

Tutti a riempirsi la bocca con l’isterismo climatico, pensando di distogliere l’attenzione dai veri problemi e di nascondere le proprie inadempienze, in attesa delle elezioni. Ben supportati, ça va sans dire, dall’emittente di presunto servizio pubblico, che ormai parla solo di clima e di accoglienza ai finti rifugiati. Ma bravi!

Lorenzo Quadri