Servono interventi semplici e comprensibili, senza troppe pretese di perfezione teorica
In materia di premi di cassa malati, tanto per cambiare, la politichetta bernese annaspa.
Nella sessione del Consiglio nazionale attualmente in corso, all’ordine del giorno ci sono addirittura due iniziative popolari sul tema: una degli uregiatti ed una dei kompagni.
L’iniziativa uregiatta, su cui si è discusso il 31 maggio (la maggioranza del Nazionale raccomanda ai cittadini di respingerla e di votare il controprogetto), vuole far sì che i costi sanitari evolvano in modo corrispondente all’andamento dell’economia e dei salari medi. L’iniziativa sembra “suonare bene”: ma è solo apparenza.
Razionare le cure?
Tanto per cominciare, ancora prima dei costi della salute, a ciurlare nel manico sono i premi di cassa malati, che aumentano molto più dei costi sanitari. Manca la correlazione tra la crescita dei primi e quella dei secondi. Inoltre l’iniziativa è alquanto vaga, per cui delle due l’una: o non avrà effetto, oppure – se applicata rigidamente – porterà ad un razionamento delle cure. Per questo la maggioranza del parlamento ha opposto un controprogetto, che contiene qualche misura interessante (altre sono ciofeche) ma certamente non cambierà le sorti del mondo, e nemmeno quelle della LAMal.
Nel corso del dibattito nel parlatoio si è visto benissimo come i deputati – lobbisti dei cassamalatari (i successori del “medico italiano” del PLR, per intenderci: sappiamo tutti quale fosse la sua attività professionale prima di venire infilato nel governicchio federale) tentassero in ogni modo di bloccare qualsiasi misura.
I Cantoni asfaltano Berset
La terza ed ultima settimana di sessione sarà invece il turno dell’iniziativa $ocialista, che chiede di plafonare i premi di cassa malati al 10% del reddito. Anche in questo caso, il titolo suona bene; ma la realtà è un’altra storia.
In effetti non solo l’attuazione dell’iniziativa – se approvata – sarebbe di una complicazione estrema, ma il controprogetto del governicchio federale (kompagno Berset) viene letteralmente asfaltato dalla CLASS, ovvero la Conferenza latina degli affari sanitari e sociali: in sostanza il club dei DSS di Romandia e Ticino.
Il controprogetto infatti non sortirebbe risultati sui Cantoni dove i premi pesano di più. Porterebbe invece, paradossalmente, benefici agli assicurati del Canton Zugo: quello con i premi più convenienti per rapporto al reddito.
In più, il suo costo verrebbe interamente scaricato (da Berna) sul groppone dei Cantoni. Malgrado all’origine ci sia un’iniziativa federale. I quali Cantoni, lamenta la CLASS, nemmeno sono stati coinvolti nell’allestimento del controprogetto: si sono trovati davanti il fatto compiuto.
Le proiezioni finanziarie delle implicazioni del controprogetto sarebbero inoltre del tutto inaffidabili.
Rapporti farlocchi
Già il rapporto del Consiglio federale sull’iniziativa, a detta dei “DSS” latini, sarebbe una vera ciofeca. Ed infatti vi si legge la “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi) secondo cui il reddito disponibile dei ticinesi sarebbe in media del 30% superiore (!) a quello degli zurighesi! E’ il colmo: in questo sfigatissimo Cantone, per colpa della devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia (governicchio federale in primis), gli stipendi sono i più bassi della Svizzera, ma il costo della vita certamente no, ed i premi di (s)cassa malati sono tra i più elevati del paese. Però, per qualche misterioso magheggio, i ticinesi sarebbero più ricchi degli zurighesi!
Certo che se questa è la qualità dei rapporti propinati dall’amministrazione federale – gonfiata come una rana e sempre più simile a quella di Roma – siamo proprio messi bene! Poi ci chiediamo come mai ci sono sgovernanti bernesi che se ne escono a cianciare, a proposito dell’invasione di frontalieri, che “il Ticino è vittima del suo successo”. Vero Ka-Ka-eS?
La CLASS ha pure proposto al Dipartimento Berset un controprogetto alternativo all’iniziativa del 10%. Ma il suggerimento sarebbe stato completamente snobbato. Tale alternativa prevede, per la riduzione dei premi, un sussidio federale variabile, compreso tra il 5% ed il 10% dei costi medi dell’assicurazione obbligatoria LAMal, che cresce in modo proporzionale al “peso” dei premi di cassa malati sul reddito. Attualmente il sussidio è invece fissato al 7.5%.
Cose più semplici
Il sostanziale flop delle due iniziative popolari – sia quella uregiatta, che porterebbe al razionamento delle prestazioni, sia quella dei kompagni, che generebbe casotti inauditi – dimostrano che è giunto il tempo di fare cose più semplici e comprensibili, senza soverchie pretese di perfezione teorica e formale. Pretese che poi vengono utilizzate come pretesto per non fare nulla: perché ormai il sistema è diventato così complicato che, qualsiasi modifica si voglia apportare, ci sarà sempre qualcosa che non torna. Ma l’inattività è un lusso che non ci possiamo più permettere.
Si potrebbe ad esempio fare in modo che la Confederazione sia tenuta a destinare ogni anno una somma “tot” per abbassare i premi di cassa malati a tutti. Come del resto proponeva qualche tempo fa da queste colonne un esperto del settore: l’ex capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS Bruno Cereghetti.
Anche ai ricchi? Visto che i ricchi pagano più tasse, e questi aiuti vengono finanziati con le tasse, non si vede perché non dovrebbero anche loro beneficiare di un’agevolazione.
Lorenzo Quadri