Veniamo rapinati con calcoli farlocchi. E in più crescerà anche la spesa pubblica

Il costo della vita s’impenna ma non gli stipendi. Comunque non di pari passo. E di certo non per tutti. Chi lavora nel settore pubblico otterrà un adeguamento al caro vita.  Chi lavora nel privato, invece, potrà essere contento se nel 2023 non sarà disoccupato. Avanti con la società a due velocità! E ci risparmiamo, in questa sede, di tornare sui privilegi pensionistici degli statali (vedi il tasso di conversione al 6.17%), che questi ultimi pretendono di conservare a spese degli “sfigati”, in perfetto stile Robin Hood al contrario.

In Ticino, come noto, gli stipendi sono i più bassi della Svizzera a causa della libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia.

In questa situazione di melma arriva la stangata sui premi di cassa malati, con un aumento medio del 9.2%: ben superiore alla media nazionale e tra i più pesanti del Paese.  Aumento medio vuol dire che tanti si beccheranno una tranvata anche più dolorosa.

Di pari passo con i premi dell’assicurazione malattia e con i prezzi in generale aumenterà la spesa sociale, finanziata dal contribuente. Crescerà  – è scontato – l’ammontare totale dei sussidi di cassa malati. Ma cresceranno anche le prestazioni sociali. Soccorso d’inverno Ticino ha di recente denunciato un sensibile aumento delle domande. A Lugano le richieste di contributi tramite il regolamento sociale comunale non sono per ora cresciute nel numero, è però salito l’importo medio erogato. Nell’anno 2021 venivano elargiti in media 800 franchi per ogni caso. Per contro, la media del settembre 2022 è di 1025 franchi per caso.

Percentuale in calo

L’ennesimo salasso sui premi di cassa malati è insostenibile. Da un lato colpisce chi è già messo peggio di tutti, ossia i ticinesi. Ma soprattutto non è giustificato. I calcoli per arrivare a quel famigerato 9.2% sono infatti farlocchi. Tengono conto del solo 2021 ma non del 2020. La differenza non è di poco conto. In Ticino l’aumento dei costi delle cure sul biennio 2020 e 2021 è infatti del 3.1%. Altro che 9.2%. Una percentuale che è addirittura in calo: infatti la crescita media del 2017-2019 (prima della pandemia di stramaledetto virus cinese) era del 3.7%.

Tra parentesi, la fase acuta della pandemia non ha limitato solo i ricoveri ospedalieri (il famoso rinvio degli interventi non urgenti) ma anche il ricorso alle cure a domicilio, che dopo la pandemia cresce a ritmi inferiori a quelli pre-pandemici. Verosimilmente ciò accade a seguito di una certa diffidenza nel far entrare in casa persone estranee per paura di un contagio.

C’è poi il ben noto discorso delle riserve in esubero degli assicuratori malattia. Che invece di venire utilizzate per calmierare l’aumento dei premi, vengono bruciate in borsa.

Per aggiungere la beffa al danno, di pari passo con i premi crescono anche i salari dei manager cassamalatari (vedi la tabella pubblicata la scorsa domenica sul Mattino). Lorsignori si portano a casa cifre attorno agli 800mila franchetti all’anno. Apperò! I working poor sono un’altra cosa.

Migranti e chirurgia estetica

A far aumentare i costi sanitari ci sono poi i profughi ucraini, che in Ticino sono sovrarappresentati (nel senso che sono più numerosi di quanto previsto dalle chiavi federali di riparto). Costoro non stanno certo indietro nel ricorrere a cure e trattamenti di dubbia necessità, pagati da noi. Ciò evidentemente accade con la complicità dei medici che li prescrivono.

Ma anche i finti rifugiati con lo smartphone pesano sulla nostra spesa sanitaria. Ed il loro numero si sta impennando. Nei giorni scorsi è arrivata la conferma che ci troviamo ormai in una situazione simile – per numeri e pressione sulle frontiere – a quella del “caos asilo” del 2015. Il Mattino è un po’ che lo scrive!

Tanto per non farsi mancare niente, nei giorni scorsi il Blick ha segnalato un’altra causa di rincari sanitari: è nettamente cresciuto il numero di trattamenti medici a seguito di operazioni di chirurgia estetica andate male (magari effettuate all’estero). Pare che durante la pandemia ci sia stato un fiorire di gonfiamenti di tette, raddrizzamenti di nasi, stiramenti di rughe, suzioni di ciccia, eccetera. Se però queste operazioni portano a complicazioni, per metterci una pezza deve intervenire la medicina “normale”. A carico dell’assicurazione malattia di base. Visto che bisogna contenere i costi sanitari, ecco i primi interventi da stralciare dal catalogo delle prestazioni LAMal. Assieme ai cambiamenti di sesso.

Il responsabile P$

Se il metodo utilizzato per calcolare i premi di cassa malati del 2023 è farlocco e particolarmente penalizzante per questo sfigatissimo Cantone (vedi sopra), se le riserve plurimiliardarie degli assicuratori non vengono utilizzate per ridurre i premi, un responsabile c’è: il ministro dell’interno kompagno Alain Berset, P$! Però i $ocialisti hanno ancora la tolla di riempirsi la bocca con gli aumenti dei premi di cassa malati, a scopo di propaganda elettorale?

L’unica opzione

Ribadiamo per l’ennesima volta: al momento, di soluzioni per ridare sopportabilità ai premi di cassa malati non se ne vedono. La politichetta federale è impantanata nei conflitti d’interesse delle varie categorie coinvolte (cassamalatari, medici, settore farmaceutico, pazienti…) e dei loro parlamentari-lobbisti.

Quindi l’unica soluzione per dare un po’ d’ossigeno ai ticinesi, in particolare a quelli del ceto medio, è l’iniziativa popolare della Lega che chiede la deducibilità integrale dalle imposte dei premi di cassa malati. Affrettatevi a firmare!

Lorenzo Quadri