Della cassa malati unica si sente parlare ormai da vari anni. Il persistere del tema indica che il sistema attuale, malgrado i vari correttivi, non è in grado di portare a soluzioni soddisfacenti. A livello parlamentare, poi, i continui impallinamenti di proposte mirate a contenere lo strapotere degli assicuratori malattia la dicono lunga sull’influenza di queste lobby. Le quali, tramite i loro rappresentanti alle Camere federali, sempre hanno brigato per sottrarsi ad ogni forma di controllo.

Ormai bisogna ammetterlo: la pseudo concorrenza tra la sessantina di operatori privati nel ramo dell’assicurazione malattia non ha portato ai frutti sperati. Non per gli assicurati, comunque. I premi sono sempre saliti, anche quando sarebbe dovuto accadere il contrario. Le casse malati, nel corso degli anni, hanno scaricato costi  importanti sull’ente pubblico; senza però che gli assicurati ne beneficiassero in termini di riduzione di premi. E’ successo col finanziamento dei letti nelle cliniche private; succederà ancora con la nuova pianificazione ospedaliera, nel cui ambito ancora una volta l’ente pubblico, e segnatamente i Comuni, dovranno farsi carico di nuove spese. Ma non per questo si pagheremo premi di cassa malati meno cari.

Interventi inutili

La cassa malati pubblica diventa a questo punto la via da percorrere, perché anni di tentativi di intervento sul sistema attuale non hanno portato i risultati sperati ma si sono rivelati, tanto per rimanere in tema, i classici cerotti sulla gamba di legno. Il sottoscritto non è certo un amante degli interventi statalisti e dirigisti. Ma, bisogna ammetterlo, in quest’ambito la libera concorrenza ha fallito. La cassa malati pubblica metterebbe i cittadini al riparo da ingiustizie come il dover pagare premi troppo elevati per finanziare altre regioni, e creerebbe quella trasparenza che è sempre mancata e che tuttora manca.

Con una cassa malati unica e pubblica, inoltre, ci lasceremmo alle spalle gli onerosi sprechi amministrativi degli assicuratori, le loro battaglie pubblicitarie finanziate con i nostri premi – e parliamo di costi pubblicitari e di marketing per 300 milioni! -,  la disdicevole pratica della caccia ai buoni rischi (e del rifiuto, diretto od indiretto, dei cattivi rischi), le pressioni sui medici che si occupano dei pazienti più gravi – e dunque più cari -, i compensi milionari dei manager delle casse.

Spingendosi oltre – questo non è previsto dall’iniziativa che verrà sottoposta al popolo – la cassa malati unica potrebbe venire parzialmente finanziata tramite gli utili della Banca nazionale; che verrebbero così impiegati in modo costruttivo a vantaggio di tutti i cittadini.

Lorenzo Quadri