La direzione ICPT fa pressing tramite il Corriere. Giù le mani dalle nostre tasche!

La direzione della Cassa pensioni dei dipendenti del Cantone torna alla carica, e pretende di mettere le mani nelle tasche dei contribuenti per risanare l’ormai famoso “buco” di mezzo miliardo (in realtà il buco reale è ben superiore, e si aggira sui tre miliardi). E al proposito si permette pure di esercitare pressioni indebite sul Parlamento!

Lorsignori dell’ICPT (Istituto di previdenza del Canton Ticino) pretendono con insistenza che i politicanti approvino il famoso Messaggio per il risanamento licenziato dal governicchio. Il Messaggio in questione, soprannominato “Messaggio Dracula”, chiede un ulteriore credito da mezzo miliardo (il precedente  è stato approvato solo otto anni fa). Trattasi dell’ennesima rapina ai danni dei cittadini. Rapina mirata a foraggiare i privilegi dei funzionari di un’amministrazione pubblica che la partitocrazia ha gonfiato come una rana, ed i cui costi sono ormai del tutto fuori controllo, oltre che insostenibili! Erano insostenibili prima della pandemia da stramaledetto virus cinese;  figuriamoci adesso!

Referendum garantito

Lo spunto per il nuovo tentativo di assalto alla diligenza lo fornisce la lettera dell’autorità di vigilanza alla direzione della Cassa pensioni cantonale, pubblicata in pompa magna sul CdT di venerdì (operazione concordata?).

L’autorità di vigilanza chiede ai vertici dell’ ICPT quale sia il “piano B” nel caso in cui il rifinanziamento auspicato dal governicchio non dovesse andare in porto, citando anche le “incertezze politiche legate all’operazione”. Vale a dire il Referendum PROMESSO (non ventilato, PROMESSO: è diverso) dalla Lega nel caso in cui il triciclo PLR-PPD-P$ dovesse approvare l’ennesimo saccheggio delle tasche dei contribuenti.

Dalla risposta al quesito che la direzione della Cassa ha fornito al quotidiano liblab – risposta contorta ed improntata allo scarica barile (per la serie: “la politica deve…”) – si evince che il piano B semplicemente non c’è! Ohibò!

Se in ANNI ed ANNI il governicchio, DFE targato ex partitone in primis, ed i vertici ICPT non sono stati in grado di partorire una soluzione alternativa, il problema è solo loro, e se ne assumeranno la responsabilità! Non ci facciamo ricattare!

Sono anni che lo diciamo

E’ da parecchio tempo che la Lega segnala la gabola della Cassa pensioni. Tanto per dirne una, già nel dicembre 2015, intervenendo sui Preventivi cantonali 2016, gli allora granconsiglieri leghisti Gianmaria Frapolli e Silvana Minoretti mettevano il dito nella piaga. Naturalmente non è successo nulla e l’unica cosa che è stata partorita è il citato Messaggio “Dracula” del dicembre 2019 con la richiesta di MEZZO MILIARDO (ma qualcuno si rende conto di cosa significa mezzo miliardo per il Canton Ticino?), attualmente al vaglio della Commissione della gestione del GC!

Con la pandemia…

E’ inaudito che, con di mezzo la pandemia da stramaledetto virus cinese, qualcuno pensi ancora di venire a chiedere soldi alla gente per mantenere i privilegi pensionistici dei troppi statali! Ci sono migliaia di cittadini che non hanno più nemmeno gli occhi per piangere, e si pretende che siano loro a finanziare le pensioni d’oro di alti funzionari che hanno smesso di lavorare a 60 anni o prima? Ma stiamo scherzando?

Chi lavora nello Stato non ci ha rimesso un franco che sia uno con la pandemia. Ha l’impiego garantito fino alla pensione. Durante il lockdown, era a casa sdraiato sul divano a guardarsi le serie su Netflix a stipendio pieno (pagato da noi). E qualcuno immagina ancora di venire a battere cassa?

“Neanca un ghell”

Non solo il contribuente nel pozzo senza fondo dell’ICPT non ci mette un centesimo – tanto più che otto anni fa è già stato votato un altro mezzo miliardo di risanamento – ma le spese dell’amministrazione pubblica vanno tagliate alla grande!

Non sta né in cielo né in terra che le imposte delle persone fisiche non bastino a pagare gli stipendi dei troppi funzionari!

Chi ha creato il pozzo senza fondo? Forse i vari direttori del DFE che si sono susseguiti nel corso delle legislature, tutti esponenti del partito del Buongoverno PLR?

Il piano B è semplicissimo: “neanca un ghell”!

Le opzioni sono tre: o i soldi per la Cassa pensioni la partitocrazia li trova risparmiando altrove, o li chiede agli assicurati (cioè ai funzionari) e non al datore di lavoro  (contribuenti), oppure gli assicurati in questione faranno un passo indietro accettando una riduzione delle prestazioni, come  negli ultimi anni  è successo praticamente a tutti i lavoratori del settore privato.

Lorenzo Quadri