Anche nel 2014 i ticinesi dovranno sorbirsi un aumento dei premi di cassa malati. Sarà anche dell’1,1%, sarà anche inferiore alla media nazionale, ma sempre di rincaro si tratta. Oltretutto l’1,1% è l’aumento medio: ci saranno assicurati che si troveranno confrontati con pillole ben più elevate.
Una cosa va ribadita ad oltranza: qualsiasi aumento venga imposto al Ticino non è giustificato. Infatti, gli assicurati del nostro Cantone tra il 1996 e il 2012 hanno pagato circa 400 milioni di Fr di premi in eccesso. Questi sono tutti soldi che dovrebbero, anzi devono, venire restituiti. E fino all’ultimo centesimo. Sappiamo però che al massimo torneranno all’ovile 67 o 68 milioni di Fr: un contentino, meglio di niente, ma di certo non una soluzione equa. Ché, in caso di versamento indebito, l’unica soluzione equa è il risarcimento integrale.
In queste condizioni, l’aumento di premio annunciato per il 2014 costituisce un segnale decisamente preoccupante: indica che, dopo tante discussioni, interventi, polemiche e promesse con un grado maggiore o minore di “pelosità”, il malandazzo continua. Ossia continua l’alleggerimento indebito delle tasche dei ticinesi(già non particolarmente zavorrate). E continua pure il travaso di fondi dal Ticino ad altri Cantoni. Cantoni dove i premi erano (e sono) tenuti artificialmente bassi: i buchi si tappano attingendo a piene mani dalle riserve altrui. In tale attività di mungitura si distingue il Canton Berna, dove i premi dovrebbero, se si volesse (ma evidentemente non è il caso) ristabilire l’equità, sfrecciare verso l’alto come lo shuttle. Si parla di un ordine di grandezza di aumenti percentuali a due cifre, in cui il primo numero non è un uno. Invece accade ben altro. Gli amici bernesi dovranno anche loro fare i conti con un premio più salato nel 2014. Il rincaro sarà superiore a quello che verrà imposto al Ticino; ci sarebbe mancato altro. Tuttavia si tratta sempre di un aumento al di sotto della media nazionale. Non c’è bisogno di essere dei Nobel per l’economia per rendersi conto che, se questo accade, vuol dire che non si sta applicando alcun correttivo; ovvero, che si continua imperterriti a derubare i ticinesi. Con l’aggravante che, mentre pare che in altri Cantoni paganti siano in corso delle misure di riequilibrio, in Ticino le cose vanno diversamente: come mai? Non si può quindi prestare fede a chi – rappresentati degli assicuratori malattia in testa – invita (pro sacoccia sua) ad ingollare il rospo della restituzione di soli 67 milioni su 400 in cambio della promessa di un trattamento equo per il futuro. Si tratta infatti di promesse da marinaio. Fregati sul passato, fregati sul presente (aumento del premio 2014 e prosecuzione del malandazzo a nostro danno) lo saremo con tutta probabilità anche sul futuro. Perché la base legale approvata dal Consiglio degli Stati, e attualmente ferma al Nazionale, non fornisce garanzie che gli indebiti travasi verrano effettivamente stoppati. Infatti
1) essa lega il ristorno di premi pagati in eccesso alla disponibilità finanziaria delle casse malati ad effettuarlo. Traduzione: niente disponibilità, niente ristorno e assicurato turlupinato e
2) calcola le entrate degli assicuratori in modo bislacco, ma a beneficio di questi ultimi.
La reticenza dell’Ufficio federale della sanità pubblica nel trovare delle soluzioni eque non deve sorprendere: detto Ufficio è infatti complice degli assicuratori malattia, avendo approvato senza un plissé, dal 1996 ad oggi, premi iniqui a danno dei cantoni paganti. Inoltre, l’Ufficio federale della sanità pubblica, dopo aver lungamente negato l’esistenza dell’indebito salasso a danno dei ticinesi, ora tenta di minimizzarne l’entità (e, con essa, le proprie responsabilità). Il PS approfitta dell’accaduto per rilanciare la cassa malati unica e pubblica, guardandosi però bene dal criticare il proprio consigliere federale Berset cui evidentemente manca la volontà di giungere a dei provvedimenti equi: tanto per il passato quanto per il futuro.
La soluzione di compromesso, insomma, assomiglia sempre più ad una soluzione di pateracchio, che rende necessario il “gesto forte” da parte del Ticino. E al proposito qualche proposta concreta negli ultimi giorni la si è sentita…
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi