Mentre a Berna il parlatoio federale farcito di lobbisti da anni non ne viene ad una
Come ormai arcinoto, i cassamalatari a manina con l’Ufficio federale della sanità pubblica hanno già annunciato che per il 2024 dovremo fare i conti con l’ennesimo aumento dei premi. Aumento non ancora quantificato, ma c’è già chi preconizza una pillola analoga a quella del 2023. La discussione anticipata serve ad assuefare i cittadini, così da fiaccarne la reazione al momento in cui arriverà la tranvata.
Oltre a costituire un insostenibile salasso, tale scenario rischia di obbligare ancora una volta centinaia di migliaia di svizzeri, specie anziani (sono quelli che pagano i premi più alti), a cambiare di nuovo assicurazione malattia; con tutte le difficoltà burocratiche che ciò comporta. Gli anziani sono anche quelli che hanno minore dimestichezza con le procedure online utilizzate dalle casse malati. Inoltre: le assicurazioni meno care, che lo scorso anno sono state prese d’assalto, riusciranno a mantenere dei premi convenienti? Oppure li aumenteranno in modo massiccio col risultato di generare, appunto, una nuova transumanza? Ammesso e non concesso che esisterà ancora un posto in cui transumare.
Melina federale
Sono anni che Berna non ne viene ad una sul caro-salute: anche perché il parlatoio federale è farcito di deputati-lobbisti. Non solo dei cassamalatari, ma di tutta la filiera sanitaria. Ed ogni categoria “deve” tettarci dentro.
Le proposte in circolazione sono sempre le stesse: scaricabarile dei costi tra Confederazione e Cantoni, introduzione di tetti massimi alla spesa sanitaria senza però avere in chiaro cosa succede una volta che sono stati raggiunti (si smette di curare?), oppure premi massimi calcolati sul reddito disponibile. Il che – come ha spiegato Bruno Cereghetti, ex capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS – non è fattibile già a livello pratico, poiché implicherebbe la creazione di una mostruosa macchina burocratica. Questo senza addentrarsi in discussioni sull’equità o meno di simili proposte.
Censura sulle cause
Come abbiamo detto più volte, vogliamo per prima cosa vederci chiaro sulle cause della denunciata esplosione delle prestazioni mediche. L’invecchiamento della popolazione sarà anche una realtà, ma non può essere usato quale coperchio per tutte le pentole. E comunque non giustifica certe derive. Un esempio: in Ticino le ore erogate da infermieri a domicilio e spitex privati esplodono (i costi a carico dello Stato per questo settore crescono del 25% da un anno all’altro). Simili impennate non si possono spiegare con l’invecchiamento della popolazione.
Vogliamo inoltre sapere quanto incidono i finti rifugiati ed i profughi ucraini sui premi di cassa malati. E’ infatti chiaro che – anche in quest’ambito – immigrazione non è uguale ricchezza! Nelle scorse settimane la partitocrazia in Consiglio nazionale ha respinto una mozione che chiedeva di indicare i costi sanitari suddivisi per nazionalità e per tipo di permesso di soggiorno. Ma è chiaro che trasparenza va fatta!
Contributo federale?
Il sopra citato Bruno Cereghetti in alcune interviste (al Mattino e, più di recente, al portale Il Federalista) ha ipotizzato un contributo della Confederazione per diminuire i premi di cassa malati in modo lineare per tutti. Il concetto non è di per sé inedito. Ai tempi della votazione popolare sulla cassa malati unica (che la Lega ha sempre sostenuto), il Movimento suggeriva che nella cassa in questione, per abbassare i premi a tutti, potessero venire convogliati gli utili della BNS (che allora erano stratosferici) o parte di essi. Il principio, alla fine, è il medesimo. E’ ora di prenderlo in considerazione seriamente. Si taglia sui regali all’estero e sulla spesa dell’asilo – rispettivamente si fa ricorso, quando ci sono, agli utili della BNS – e si dedicano le risorse così ricavante al calmieramento dei premi di cassa malati. Nei prossimi giorni chi scrive presenterà un postulato a Berna affinché tali opzioni vengano approfondite.
Il colmo
Certo che è il colmo: in questo sfigatissimo Cantone dobbiamo fare i conti con l’invasione di frontalieri, lo sfacelo del mercato del lavoro con conseguente emigrazione di giovani e meno giovani, l’esplosione dei premi di cassa malati, eccetera eccetera… però in piazza a manifestare ci “si” va per il “clima” o a difesa dei privilegi pensionistici della casta degli statali? Pori nümm.
Lorenzo Quadri