Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS, molto critico nei confronti della proposta governativa di creare delle “liste nere” di insolventi di cassa malati
A partire dall’anno prossimo sono attese novità importanti sul fronte degli assicurati sospesi di cassa malati, ossia coloro che, non avendo pagato il premio (o altro) si sono visti sospendere la copertura dall’assicuratore.
Semplificando molto, in base al nuovo regime in vigore dal 1° gennaio 2012, non ci dovrebbero più essere sospesi e il Cantone si prende a carico l’85% dell’importo degli insolventi in carenza beni. L’attestato di carenza beni rimane a disposizione dell’assicuratore malattia il quale, se il moroso dovesse in futuro addivenire a miglior fortuna e pagare, dovrà versare al Cantone il 50% di quanto incassato.
Il Consiglio di Stato ha approntato un messaggio che prevede l’introduzione di una black list (un concetto che ci ricorda molto l’ex ministro Tremonti), ossia una lista in cui andrebbero inseriti coloro che non pagano “per scelta”: ossia quanti non pagano il premio anche se ne avrebbero i mezzi. Nei confronti delle persone inserite nella black list rimarrà possibile sospendere la copertura assicurativa, ma devono restare coperte le cure urgenti.
Grattacapi per i comuni
Un’ impostazione che sta suscitando grattacapi nei Comuni, i quali, esaminando le liste di morosi fornite dal Cantone, dovrebbero indicare, in base alla situazione patrimoniale dei singoli, chi va inserito sulla lista nera. Già a questo livello nascono i guai: non solo si tratta di lavoro burocratico in più, ma il Comune non ha poi la possibilità di sostanziare quello che afferma poiché i dati fiscali sono protetti dal segreto fiscale. Va a finire che il Comune di domicilio rischia di beccarsi querele per aver rivelato cose che non era autorizzato a rendere note.
Arricchimento delle casse malati
E questo è solo l’inizio delle difficoltà secondo l’ex capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS Bruno Cereghetti, il quale è totalmente contrario alla proposta del Consiglio di Stato.
«Una proposta – spiega Cereghetti – che crea grossi problemi a vari livelli e che porta a delle incongruenze. Pensiamo al caso della persona inserita sulla cosiddetta black list. Essa si ritrova con la copertura sospesa, ma se è in carenza beni il Cantone paga comunque l’85% di quanto dovuto all’assicuratore malattia. Che incassa senza coprire le spese. Se poi un domani l’insolvente migliora la propria posizione e salda il debito nei confronti dell’assicurazione malattia, quest’ultima, dopo aver incassato l’85% del Cantone, incassa il 100% dal debitore, per un totale del 185%. Anche restituendo la metà di quanto ottenuto al Cantone, la cassa malati si trova con un arricchimento del 35%. Non sta in piedi. Inoltre una considerazione di carattere generale: il termine black list è veramente poco rispettoso per persone che in ogni caso versano in gravi difficoltà sociali. Molto più rispettoso della dignità umana delle persone toccate, e molto più appropriato in rapporto alla vera natura del fenomeno, sarebbe stato il termine “liste sociali”.».
Quale deterrente?
Inoltre c’è da chiedersi dove sarebbe l’effetto deterrente della sospensione gestita in questo modo. «Finché il sospeso che si ritiene non paghi “per scelta” è sano, continuerà a non pagare. Dovesse ammalarsi seriamente, bisognerà curarlo comunque perché non si può costituzionalmente fare altrimenti. L’effetto deterrente nei confronti di chi potrebbe pagare è dato semmai dal pignoramento, ma non dalla sospensione della copertura assicurativa. I Comuni riceverebbero inoltre le liste dei sospesi quando parte la procedura d’esecuzione ma, come detto, l’eventuale moroso “con disponibilità” si metterà in regola nel momento in cui si giungerà al precetto esecutivo, oppure verrà intimato il pignoramento: perché sono questi i veri deterrenti. Insomma, la così infelicemente chiamata lista nera finirà col diventare una grida spagnola. Nel frattempo, i Comuni avranno lavorato per niente, investendo per di più tempo, soldi e energie amministrative. ».
E si tratta di un lavoro non semplice. I Comuni infatti non potranno sostanziare le loro indicazioni sulle persone da inserire nella black list usando i dati fiscali in quanto questi sono protetti dal segreto fiscale. Finiranno quindi col dare delle indicazioni arbitrarie, con parametri di giudizio che potrebbero cambiare in modo importante da un Comune all’altro, violando con ciò il principio della parità di trattamento. Ed esponendosi al rischio di azioni giudiziarie da parte di chi è stato segnalato come non pagatore per scelta.
Anche per il Cantone da questo punto di vista la situazione non si presenta rosea, poiché chi reputa di essere stato sospeso ingiustamente si difenderà con ricorsi e azioni giudiziarie, cui il Cantone dovrà far fronte. «La così tristemente definita black list – spiega Cereghetti – comporterà dunque oneri e costi burocratici importanti sia per il Cantone che per i Comuni. E questo proprio oggi quando, per risparmiare, si pensa di ridurre lo spillatico negli istituti per anziani e invalidi. Un vero e proprio paradosso!Questi soldi potrebbero essere investiti più utilmente in vere misure sociali di prevenzione e di intervento diretto per incentivare al pagamento degli oneri LAMal, così come nel monitoraggio del fenomeno.Ma senza arrivare alla sospensione del diritto alle cure: una vera e propria misura inumana e ben poco civile, anticostituzionale perchè infrange il diritto fondamentale e inviolabile alle cure necessarie, e che in pratica equivale alla legge del taglione. Il tutto nel Terzo Millennio, non in certe epoche buie della storia. Di questo, di certo, c’è ben poco da andar fieri».
Tempi non così stretti
C’è tuttavia un problema di tempistica: la modifica di legge federale entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio; cosa succederà se per quella data il Ticino non sarà pronto? «In realtà – risponde Cereghetti – ci sono ancora alcuni mesi di margine dopo il 1° gennaio. Col 1° gennaio infatti i sospesi attuali verranno re-integrati nella copertura. Dunque, passeranno ancora mesi prima che si ponga il problema di persone diventate nuovamente morose; e questo in ragione dei procedimenti di diffida che devono precedere le misure di incasso fortato. Intanto, c’è tutto il tempo per trovare delle soluzioni più confacenti dell’infelice, sia di nome che di fatto, black list. Misure sociali e di accompagnamento, in luogo di certe derive punitive che rischiano di situarsi al di là dei limiti di civiltà».