Coperture in profondo rosso, i politicanti nicchiano: tanto paga il contribuente!
Ohibò, secondo i dati pubblicati nei giorni scorsi dall’Ufficio federale di statistica (UST), e pure stando a quelli di UBS, le casse pensioni svizzere non sono, in generale, messe poi così male.
UBS rileva infatti che il rendimento medio degli investimenti degli istituti previdenziali lo scorso anno si è attestato al +8.1%: un risultato senz’altro positivo, e ben superiore al 4.1% del 2020.
Altra informazione interessante resa nota dall’UST: nel 2020 la copertura insufficiente è scesa a 32.4 miliardi di franchetti, riducendosi del 10%.
La quasi totalità di questo mostruoso ammanco – e qui casca l’asino – sarà tuttavia compensata dal solito sfigato contribuente. In effetti, il “buco” plurimiliardario si trova pressoché tutto negli istituti con garanzia dello Stato: ovvero lecasse pensioni pubbliche. Infatti per i 71 istituti di previdenza di diritto pubblico la copertura insufficiente è di 31.9 (!) miliardi, mentre per i 1362 istituti di diritto privato è “solo” di mezzo miliardo.
Davanti a cifre del genere, pur senza saper né leggere né scrivere, un paio di riflessioni si impongono. In particolare in relazione alla situazione ticinese.
Il problema sono le prestazioni
Il fatto che la quasi totalità della voragine multimiliardaria si registri presso le casse pubbliche può voler dire soltanto una cosa: che le loro prestazioni – ovvero i privilegi pensionistici degli statali – sono (e soprattutto erano) insostenibili. Tra le casse pensioni pubbliche in manco di copertura si trova notoriamente anche quella dei dipendenti del Canton Ticino. Come diceva già un ventennio fa il radikalchic Dick Marty, allora direttore del DFE, quella dei burocrati ticinesi è “la Rolls Royce delle casse pensioni”. Ed infatti essa consentiva cose che gridano vendetta:vedi gli alti funzionari andati in immeritata quiescenza a 58 anni a rendita piena o giù di lì. Cose che non esistono da nessun’altraparte! Il prezzo di questi privilegi, a seguito della garanzia dello Stato, ricade sul groppone dei contribuenti. I quali, se lavorano nel privato, hanno già dovuto partecipare al risanamento delle loro, di casse pensioni.
I privati si sono adeguati
Perché gli istituti previdenziali privati non hanno praticamente sottocopertura, mentre quelli pubblici si ritrovano con delle voragini? Elementare, Watson: perché i privati non hanno nessuno che appiana i loro debiti. Quindi devono adeguare le prestazioni! Diversa la situazione nelle casse pubbliche. I politicanti, per non scontentare i troppi funzionari (che spesso e volentieri sono galoppini di partito) lasciano correre: tanto si possono sempre chiamare alla cassa i cittadini!
Signori, la ricreazione è finita!
Nessuna vacca sacra
Che il problema stia nelle prestazioni lo rende evidente il dato – positivo – sui rendimenti: come detto, ben l’8.1% per il 2021. Non c’è motivo di credere che, a tale capitolo, esista una differenza sostanziale tra gli istituti previdenziali pubblici e quelli privati. Non partiamo infatti dal presupposto che i portafogli delle casse private siano gestiti da nipotini di Einstein e quelli delle casse pubbliche da capre. Quindi il problema può stare – appunto – solo nelle prestazioni: quelle statali sono insostenibili; quindi è a questo livello che bisogna intervenire, anche riducendo le rendite!
Senza la Lega e il Mattino…
Intanto, ma tu guarda i casi della vita, è un po’ che non si sente più parlare dell’istituto previdenziale del Canton Ticino. Come noto, il DFE targato PLR avrebbe voluto iniettarci la bellezza di MEZZO MILIARDO di proprietà dei contribuenti, dopo averci già pompato la stessa cifra pochi anni fa. E sia chiara una cosa: se la Lega ed il Mattino non avessero promesso il referendum contro una simile scelleratezza, la partitocrazia nel parlamenticchio cantonale l’avrebbe approvata da un pezzo e senza emettere un cip!
E’ chiaro che, se risanamento dev’essere, allora con l’opzione Pamini/Guerra: ossia tramite un prestito e non con un finanziamento a fondo perso! I buoni risultati negli investimenti confermano che col tempo il prestito può essere restituito. Da notare che la citata opzione è stata formulata nell’estate 2021. Ma da allora… scomparsa nelle nebbie. O forse ci siamo persi qualche puntata?