Non c’è motivo di festeggiare per una carica che al Cantone non porta proprio nulla
Lo scorso mercoledì il ministro degli esteri (ex) doppiopassaporto Ignazio KrankenCassis è dunque stato nominato presidente di turno della Confederazione, tra l’altro con un risultato assai modesto (appena 156 schede). Si tratta di una non notizia. Pertanto, gli slinguazzamenti operati alle nostre latitudini dallacasta e dalla stampa di regime appaiono grotteschi.
Perché la nomina “presidenziale” di Cassis è una non-notizia? Perché diventare per un anno presidente della Confederella non è un’onorificenza. Non è nemmeno un premio al merito. E’semplicemente un automatismo. La carica viene attribuita a rotazione. Qualsiasi membro del governicchio federale, se resta in carica fino al momento in cui arriva il suo turno, accede alla presidenza. Essa fa parte del “pacchetto” delle mansioni di un consigliere federale. Oltretutto, non prevede alcun potere particolare. Solo un’accresciuta funzione di rappresentanza. E’quindi inutile che la stampa di regime e la partitocrazia sbrodolino: un presidente di turno “ticinese” della Confederazione, al Ticino porta zero. Tra l’altro l’uomo della strada nemmeno sa chi è il (o la) presidente della Confederazione, tanto la carica è evanescente. Se poi a ricoprirla è uno che si vantava che lui mai avrebbe detto “Switzerland first”, ci si accorge che di motivi di giubilo proprio non ce ne sono.
Porta zero
Il fatto di avere un Consigliere federale “ticinese” non avvantaggia il Ticino. Di certo non comporta un’accresciutaattenzione ai problemi di questo sfigatissimo Cantone da parte del gremio governativo. Ed infatti la collega di esecutivo e di partitodi Cassis, la PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), è andata davanti al parlamenticchio federale a pronunciare la bestialità del Ticino “vittima del suo successo” in relazione all’invasione da sud. Se questa è la convinzione del governicchio federale, vuol dire che Cassis ai colleghi non ha spiegato un tubo della realtà di questo Cantone.
Se dunque un Consigliere federale “ticinese” porta zero al Cantone, ancora meno porta un presidente di turno della Confederella, che come tale deve essere super partes. Sorvoliamo poi sul discorso d’insediamento di rara insulsaggine. Il buon Cassis dichiara pomposamente che “la pandemia non ci dividerà” e, due giorni dopo, assieme ai colleghi di governicchio, decide la misura più deleteria e divisiva di tutte: un nuovo lockdown. Dopo aver passato mesi a promettere che non ce ne sarebbero più stati. Se questa non è una presa per il lato B!
Il Corriere della Sera
Ad inquadrare il nuovo presidente di turno della Confederella ci ha pensato il Corriere della Sera, che ha titolato: “Un medico “italiano” è il nuovo presidente della Svizzera”. Precisando inoltre: “il padre era di Varese, la madre di Bergamo”. Proprio una bella immagine patriottica, non c’è che dire.
Il “medico italiano” sarà presidente nel 2022. E l’anno dopo, nel 2023, potrebbe rimanere senza la cadrega. E’ infatti evidente che se, alle prossime elezioni federali, l’ex partitone perderà ancora consensi (anche pochi) ed i Verdi-anguria invece ne guadagneranno (anche pochi) non sarà più pensabile per il PLR mantenere due rappresentanti nel governicchio federale, mentre iVerdi-anguria ne hanno zero. La seconda ministra liblab, la sopra citata Ka-Ka-eS, oltre ad essere più considerata a Berna di Cassis (il quale risulta sempre ultimo nelle classifiche di influenza e simpatia), è donna. Negli attuali tempi di femminismo isterico ed androfobo, è impensabile che i politichetti federali possano mandare a casa una donna. Di conseguenza, il destino del “medico italiano” è segnato. Se qualcuno si immagina che il fatto di essere un presunto esponente del Ticino, quindi di una minoranza, gli salverà le ciapett, farà meglio a scendere del pero. Voci vicine a Cassis già affermano che, se il PLR dovesse ancora arretrare alle elezioni del 2023, il ministro degli esteri, per evitare la trombatura, dimissionerà. Il dramma è che trovarsi con un Verde-anguria al posto del “medico italiano” PLR significa passare dalla padella alla brace. Povera Svizzera!