Il triciclo vuole andare avanti con le deliranti ecotasse, alla faccia della crisi

Lo stramaledetto virus cinese ci ha impestati grazie alle frontiere spalancate con la Lombardia: i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale e la partitocrazia eurolecchina hanno rifiutato di chiuderle quando sarebbe stato il momento di farlo.

La mancata chiusura delle frontiere in tempo utile è stata censurata di recente anche dall’ex ambasciatore di Svizzera David Vogelsanger (non dal Gigi di Viganello).

Adesso alla crisi sanitaria segue la crisi economica. Perfino le statistiche farlocche della SECO annunciano un raddoppio dei senza lavoro in Svizzera; per cui, figuriamoci come sarà la realtà. Crisi economica significa, evidentemente, povertà.

Sans papier

Al proposito si può aprire una parentesi. A Ginevra hanno fatto scalpore le code di persone che andavano a rifornirsi di beni di prima necessità messi a disposizione dalla catena della solidarietà. Tuttavia, non è questo l’indicatore più adatto a rilevare la povertà tra i cittadini svizzeri. In effetti, buona parte di quanti hanno usufruito degli aiuti della “chaîne” non sono affatto dei cittadini elvetici. Sono dei clandestini. Ovvero dei “sans papier”, come vengono uregiatescamente definiti.

Eh già: queste città romande con maggioranze ro$$overdi spalancatrici di frontiere se ne impipano delle leggi in vigore e non espellono i clandestini. Al contrario: ne accettano giulive la presenza che cercano in ogni modo di regolarizzare.  E questo è il risultato.

Oltretutto, come emerge anche da uno studio dell’ospedale universitario di Ginevra, il tasso di contagio da virus cinese tra i clandestini è nettamente superiore alla media. In più i sans-papier di regola non accettano di farsi testare. Infatti non dispongono di un’assicurazione malattia. Ed inoltre, sempre secondo questo studio, non rispettano le misure di quarantena.

Homeworking

Crisi economica significa dunque povertà, ed i primi a risentirne sono quelli che già non se la passavano bene anche prima del virus cinese. Ad esempio gli indipendenti o i lavoratori su chiamata. In tempi normali erano in grado di galleggiare; con l’interruzione delle attività causa covid sono finiti immersi a bagnomaria nella palta.

Poi ci saranno quelli che perderanno il posto causa fallimenti aziendali, ristrutturazioni e tagli. E anche causa telelavoro. Già, perché il famoso “homeworking” con cui la casta si autoerotizza cerebralmente, per i lavoratori è un clamoroso boomerang. Infatti permetterà ad imprenditori “fubetti” (e magari non patrizi) di cancellare impieghi sul territorio per sostituirli con il telelavoro. Che verrà svolto non da Corticiasca o dalla valle di Muggio, ma dal Belpaese, dalla Romania, dalla Bulgaria, dall’India, eccetera.

Ve li diamo noi gli aggravi!

E’ quindi evidente che non ci si può in nessun caso permettere di aumentare tasse e balzelli in periodo di crisi nera, come invece sognano di fare i $inistrati, per i quali mettere le mani nelle tasche della gente rappresenta il massimo della goduria.

Una categoria che di sicuro non può essere ulteriormente penalizzata è quella degli automobilisti. Eppure la casta vuole fare proprio questo. Ed infatti:

  • Nella sessione estiva delle Camere federali, all’ordine del giorno del Consiglio nazionale c’è ancora (per il 10 giugno) la legge-ciofeca sul CO2: quella partorita dalla casta poco prima delle elezioni dello scorso ottobre.  L’approvazione finale era già prevista in marzo, ma la cancellazione della terza settimana di sessione causa coronavirus ha allungato i tempi. Il triciclo ha farcito la legge-ciofeca di tasse e balzelli che graveranno sulle economie domestiche per migliaia di Fr all’anno. Cose turche: sempre più cittadini non avranno lavoro e non sapranno come arrivare a fine mese, e la partitocrazia, per tutta risposta, li salassa in nome del clima! Senza dimenticare che gli  ecobalzelli sono del tutto antisociali. I ricchi possono permettersi di pagare di più per la benzina e l’olio combustibile senza fare un plissé. Chi fatica ad arrivare a fine mese, ovviamente, no. Visto inoltre che in periodo di pandemia l’uso dei mezzi pubblici è sconsigliato, continuare a perseguitare gli automobilisti non sta né in cielo né in terra.
  • Il 26 maggio, i soldatini del triciclo (verdi-anguria ovviamente inclusi) nella Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale hanno bocciato un’iniziativa parlamentare che chiedeva alla Confederella di rinunciare ad introdurre nuovi balzelli a carico degli automobilisti, come pure a misure quali il mobility pricing, il road pricing e tutte le altre boiate-pricing che tanto piacciono alla partitocrazia. Sicché la casta vuole, fortissimamente vuole, tartassare ancora di più chi ha bisogno dell’automobile per lavorare!

Tasche come un self service

Siamo alle solite: la partitocrazia da settimane la remena con il mantra del “niente sarà più come prima” a causa del virus cinese. Ed invece, sta andando avanti esattamente come prima! Come se le tasche dei cittadini fossero un self service inesauribile, cui attingere all’infinito per finanziare ogni sorta di ciofeca climaticamente corretta. Non è così che funziona. L’isterismo climatico è un lusso che non ci possiamo più permettere. Ed i ro$$overdi, che lo cavalcavano a scopo elettorale, hanno poco da starnazzare. Tanto più che, se ci siamo impestati con il virus cinese, con tutte le conseguenze del caso,  è grazie alla politica delle frontiere spalancate che tanto piace ai $inistrati ro$$overdi. I quali, infatti, ancora prima che eco-isterici, sono spalancatori di frontiere.

Ma tu guarda questi kompagnuzzi: ci impestano con il virus cinese tramite frontiere spalancate, e poi ci tartassano pure!

Lorenzo Quadri