Le panzane del triciclo: forse che prima del 2004 vivevamo in stato di lockdown?
Tutto come previsto: in preda alla consueta foga calabraghista, i camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno deciso frettolosamente di riaprire lunedì le frontiere con il Belpaese. Lo abbiamo già scritto la scorsa settimana: dopo aver chiuso troppo tardi i confini con l’Italia con conseguenze sanitarie ed economiche disastrose, i soldatini triciclati li hanno riaperti troppo presto. In Lombardia la situazione sul fronte dello stramaledetto virus cinese non è sotto controllo. Oltre il 70% dei nuovi contagi si registrano proprio in quella Regione. E si parla di centinaia di nuovi casi covid ogni giorno.
Rigirano la torta
Scandaloso, poi, che politicanti e stampa di regime, nello squallido tentativo di rigirare la torta, continuino a remenarla con la spesa in Italia, finalmente (?) tornata possibile. Come se la riapertura dei confini con il Belpaese fosse una richiesta dei ticinesi che vogliono fare la spesa Oltreramina. Ma stiamo scherzando? La riapertura delle frontiere risponde unicamente alle pretese dell’ITALIA. Davanti alle quali il governicchio federale, come al solito, ha calato le braghe ad altezza caviglia. Ricordiamo che la Danimarca, Stato membro UE, riaprirà i propri confini solo il 31 agosto.
E intanto i vicini a sud, che ci prendono per i fondelli da oltre 5 anni (!) sul nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri, se la ridono a bocca larga. Anche questa volta hanno ottenuto tutto quello che volevano!
Basta con le menate
Delle menate sulla spesa in Italia ne abbiamo francamente piene le scuffie. La spesa in Italia non è affatto un’esigenza della maggioranza dei ticinesi. Nemmeno della maggioranza dei ticinesi in difficoltà: mica tutti vanno al Bennet o all’Iper (tanti non hanno neppure la macchina). Poi, come già scritto, si può avere tutta la comprensione possibile per chi fatica ad arrivare a fine mese e quindi sceglie la via degli acquisti oltreramina. Ma sappiamo altrettanto bene che i supermercati italiani sono frequentati anche da ticinesi benestanti, i quali possono solo vergognarsi.
Sventare l’invasione
La spesa in Italia non è un’esigenza del Ticino e non è nemmeno una priorità dei ticinesi. Per contro, prioritario è – oltre evitare una nuova ondata di contagi – difendere il nostro mercato del lavoro. Se non si comincerà finalmente a farlo, altro che spesa in Italia. La spesa la dovremo fare per un franco al Tavolino magico!
Per restare in campo di ondate: ci aspetta una crisi nera, la quale ci porterà un’ulteriore ondata di invasione da sud. Ovvero: una valanga di richieste di nuovi permessi G (già si percepiscono i primi segnali) e B, nonché l’assalto alla diligenza rossoblù da parte di padroncini e di lavoratori in nero. E ci sarà pure il grande ritorno della criminalità transfrontaliera. Le frontiere “chiuse” (tra virgolette; è noto che i frontalieri sono sempre entrati comunque grazie al PLR binazionale KrankenCassis) fermavano almeno padroncini, lavoratori in nero e delinquenti. Come pure i finti rifugiati. Ma questo, la partitocrazia non lo dice. Men che meno la stampa di regime. La quale monta invece la panna sulla spesa in Italia, a cui continua a fare pubblicità (e gli inserzionisti, tra cui vari commerci ticinesi grandi e piccoli, non hanno nulla da dire?). Come se fosse questo il problema del Ticino e dei ticinesi!
Le frottole della partitocrazia
La narrazione della stampa di regime, al servizio della casta spalancatrice di frontiere, è pietosa. Come pietose sono le balle della partitocrazia che pensa di usare il lockdown per fare campagna elettorale contro l’iniziativa “Per la limitazione” su cui si voterà il prossimo 27 settembre. L’iniziativa chiede la disdetta della devastante libera circolazione delle persone; la quale, con la crisi da coronavirus, è diventata del tutto insostenibile. E non dimentichiamo che questo sfigatissimo Cantone si è IMPESTATO proprio per colpa della libera circolazione. Ebbene, senza vergogna la partitocrazia tenta di spacciare la possibilità di visitare parenti all’estero o di viaggiare come una conquista della libera circolazione. Ma siamo usciti di cranio? La libera circolazione delle persone senza limiti è in vigore dal 2004. Da 16 anni. Forse che prima del 2004 non era possibile visitare i parenti all’estero? Forse che non era possibile viaggiare? Ma certo che era possibile! Quello che 16 anni fa NON accadeva, era che i ticinesi finissero in assistenza perché al loro posto vengono assunti frontalieri; quello che non accadeva, era l’invasione di padroncini che fanno concorrenza sleale agli artigiani ed alle piccole e medie imprese; quello che non accadeva, era che cittadini UE arrivassero in Svizzera con contratti di lavoro farlocchi, destinati a venire disdetti nel giro di un paio di mesi, per poi mettersi a carico della disoccupazione e dell’assistenza; eccetera eccetera! Il 27 settembre si voterà sulla difesa del nostro mercato del lavoro dall’invasione da sud. Non certo sulle visite ai parenti! C’è una differenza abissale tra abolizione della libera circolazione senza limiti e frontiere chiuse per pandemia! E’ come paragonare il burro con la ferrovia! Quindi, tra poco più di tre mesi, tutti a votare sì all’iniziativa “Per la limitazione”!
#swissexit
Lorenzo Quadri