Le iniziative $inistrate in votazione oggi vanno asfaltate: basta farci male da soli!

Oggi i cittadini voteranno su due iniziative popolari che hanno svariati punti in comune:

  • provengono da $inistra;
  • introdurrebbero in Svizzera delle regole che non esistono da nessun’altra parte al mondo;
  • danneggerebbero l’economia ed i lavoratori;
  • criminalizzerebbero le aziende con sede in Svizzera;
  • hanno per titolo degli slogan farlocchi;
  • sono da bocciare!

Pletora di nuovi obblighi

La prima iniziativa, denominata “Per imprese (non: multinazionali) responsabili” imporrebbe alle aziende (tutte, anche quelle piccole) di controllare che le società con cui intrattengono relazioni d’affari, compresi fornitori e subfornitori, rispettino i diritti umani ed ambientali in ogni parte del mondo, secondo il diritto svizzero.

Si pretende dunque da ogni impresa che abbia il controllo totale sull’intera catena di approvvigionamento.

Si pretende inoltre di esportare il diritto svizzero, applicandolo in casa d’altri. E ad applicarlo sarebbero i tribunali svizzeri. Questo si chiama colonialismo. Ma come: i $inistrati, quelli che assolutamente non volevano che, in casa nostra, il diritto (costituzionale) svizzero avesse la preminenza su accordi internazionali del piffero, adesso sognano di imporlo ad altri?

Le conseguenze di simili regole, che non esistono in nessun altro paese (chissà come mai, eh?) sarebbero deleterie.

Le aziende con sede in Svizzera si troverebbero gravate da una pletora di nuovi obblighi. Addirittura esposte alla presunzione di colpevolezza. Del resto un’iniziativa che si chiama “Per imprese responsabili” lascia chiaramente ad intendere che oggi le aziende svizzere sarebbero irresponsabili.

Ridono a bocca larga

Di conseguenza, chi potrà spostare la sede fuori dal nostro paese lo farà. Quindi mancheranno posti di lavoro ed introiti fiscali, quando già siamo in crisi nera (“la peggiore crisi del Dopoguerra”, cit. governicchio federale).  I paesi stranieri vicini e lontani, ridendosela a bocca larga, ringrazieranno gli svizzerotti fessi che si fanno male da soli. Invece di espellere i delinquenti ed i migranti economici, per correre dietro al populismo di $inistra mettono in fuga chi crea posti di lavoro e paga le tasse!

I tribunali svizzeri si troveranno infesciati di cause da istruire all’estero, in lingue sconosciute. Dovranno quindi essere potenziati a spese del contribuente rossocrociato. Il quale si troverà pure a pagare il gratuito patrocinio a querelanti stranieri indigenti. Proprio un bell’affare, non c’è che dire!

Altra conseguenza: le ditte svizzere, sottoposte ad un tale regime giuridico, si ritireranno dai paesi in via di sviluppo. Al loro posto o non arriverà nessuno, con risultati catastrofici per l’economia locale (da quelle parti non esiste il generoso stato sociale svizzerotto); oppure arriveranno cinesi e russi, non esattamente dei campioni in materia di rispetto dei diritti umani.

Imprese svizzere nella palta

La seconda iniziativa ro$$overde in votazione –  “Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico” – non è meglio della prima. A lanciarla è il Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE): è già tutto dire. Anche questa volta, il titolo è uno slogan farlocco. In Svizzera la fabbricazione di armi atomiche, biologiche, chimiche, di mine antiuomo e di munizioni a grappolo è già vietata. Allo stesso modo, è vietato commerciarne e finanziarne la produzione. Il “divieto di finanziamento” colpirebbe le aziende che producono armi – compresi gli arei da combattimento – legalmente ammesse. E, soprattutto, che producono componenti di queste armi. Ciò significa mettere in palta tutte le piccole e medie imprese del settore della metalmeccanica che, tanto per fare un esempio, fabbricano, tra le altre cose, bulloni che vengono usati per assemblare aerei da combattimento. Basta che questo “materiale bellico” costituisce il 5% della cifra d’affari, e già l’azienda è colpita dalla fatwa.

Cosa implica questa fatwa? Che Banca nazionale, AVS e casse pensioni non possano detenere né azioni delle società “incriminate”, né fondi che contengono loro azioni.

A parte il fatto che detenere azioni non è di per sé un finanziamento, ciò significa che AVS e casse pensioni dovranno rinunciare ad un’ampia gamma di prodotti finanziari che rendono. E dunque, anche i rendimenti pensionistici si ridurranno. Chi ne pagherà le conseguenze? Ma i lavoratori, è ovvio!

Contro la piazza finanziaria

L’iniziativa comporterebbe inoltre un nuovo disastro per la piazza finanziaria svizzera, già azzoppata dalla precipitosa ed autolesionistica rinuncia al segreto bancario.

I gestori patrimoniali svizzeri non potrebbero più svolgere numerose operazioni. I fondi azionari sarebbero obbligati a certificare di non contenere titoli – ad esempio – di un’industria che realizza il 5% della cifra d’affari producendo bulloni che vengono impiegati per assemblare aerei da combattimento. E se la percentuale “incriminata” cambia? E’ chiaro che la situazione sarebbe ingestibile.

Pace nel mondo?

L’iniziativa prevede inoltre che in futuro il divieto di finanziamento venga esteso anche a banche ed assicurazioni. Questo significa che l’azienda metalmeccanica di cui sopra in Svizzera non potrà più accedere a crediti bancari. Le conseguenze di una simile delirante regolamentazione sono evidenti: chiusura / fuga di aziende e perdita posti di lavoro.

E quale contributo porterebbe una simile regolamentazione masochista alla pace nel mondo? Nessuno! Zero!

Domandina facile-facile: ma non è finalmente ora di piantarla di farsi male da soli dandosi regole balorde che nessun altro ha, che ci danneggiano in modo pesante senza giovare a nessuno?

C’è tempo ancora fino a mezzogiorno per votare due NO!

Lorenzo Quadri