Nei giorni scorsi, è stato individuato un senza tetto che dormiva nel tunnel di Besso.
Sul portale Tio la notizia è stata lanciata con l’intento manifesto di promuovere la realizzazione di un centro per senza tetto in città. Il portale interpella la municipale PS Zanini Barzaghi (che col tema c’entra ben poco), la quale sostiene che ci sarebbero delle resistenze politiche (corbezzoli!) nei confronti della creazione di un centro per senza tetto. C’è perfino chi lascia galoppare la fantasia a briglie sciolte e si inventa la storiella della settimana: che a Lugano si vorrebbe “nascondere la povertà”. Ma va là…
E’ forse il caso di rimettere il campanile (o il minareto, visti i tempi che corrono) al centro del villaggio. Perché le cose non stanno esattamente come vorrebbero far credere certi articoli unilaterali.
– Le strutture d’accoglienza non servono ai ticinesi o ai residenti che per un motivo o per l’altro sono temporaneamente senza un tetto, perché per loro i servizi sociali, e specialmente a Lugano, trovano delle soluzioni (ad esempio in una pensione). A meno che il diretto interessato per scelta personale preferisca dormire sotto le stelle (succede);
– gli “utenti” del centro di prima accoglienza sarebbero invece persone che non hanno diritto di restare da noi: ad esempio asilanti con decreto di espulsione, clandestini, o magari anche rom frontalieri del furto che si avvicinano così al “luogo di lavoro”: vogliamo renderci (più) attrattivi per queste categorie? (A sinistra qualcuno probabilmente lo vorrebbe);
– gestire queste strutture di “prima accoglienza” non è così semplice come si vuole far credere; si creano dei problemi di sicurezza e di sorveglianza (in caso di persone aggressive) non risolvibili solo tramite volontariato. Alla fine la gestione ed i relativi costi ricadono sull’ente pubblico ovvero sul contribuente;
– l’apertura “temporanea” o stagionale è un’illusione: se la struttura viene aperta, lo rimane definitivamente e tutto l’anno, perché si è creato il bisogno e la voce si sparge: e si sparge non tra i ticinesi, e nemmeno tra i residenti;
– se ci sono delle “resistenze politiche” (?) magari ci sono anche dei motivi che non hanno nulla a che vedere con la presunta “negazione della povertà”, che è una bufala. Lugano, anche più di altre città, si impegna a combattere la povertà con varie iniziative, a partire dall’apposito Regolamento sociale comunale (mica tutti i comuni ce l’hanno, compresi quelli che se lo potrebbero benissimo permettere), la promozione del volontariato, la partecipazione ad iniziative federali, eccetera. La città di Lugano può dunque a buon diritto sostenere di essere socialmente all’avanguardia. Le accuse di disinteresse nei confronti della povertà, o addirittura di volontà di negare il problema, sono campate in aria.
Lorenzo Quadri
Capodicastero formazione, sostegno e socialità