Invasione da sud: le panzane del governicchio federale diventano sempre più svergognate
Come sappiamo, “grazie” alla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, il numero di frontalieri in Ticino è esploso. Nell’ultimo trimestre si è registrato un ulteriore aumento. Ormai i frontalieri sono 75mila. E stiamo parlando solo di quelli dichiarati. E’ evidente che una cifra del genere, in un Cantone con 350mila abitanti, non sta né in cielo né in Terra. In particolare, non risponde ad alcuna necessità dell’economia.
Ed infatti la crescita è avvenuta soprattutto nel terziario. In 10 anni i frontalieri attivi nel terziario (dove non c’è alcuna carenza di manodopera residente) sono aumentati quasi del 66%. E due permessi G su tre presenti in questo sfigatissimo Cantone lavorano proprio nel terziario. Questo comporta, è ovvio, soppiantamento dei lavoratori indigeni e dumping salariale.
Problema condiviso
Il fatto (relativamente) nuovo è questo: i politicanti della fascia di confine del Belpaese cominciano a dichiarare pubblicamente che gli eccessi di frontalierato sono un problema anche per loro. In effetti, se da questa parte della ramina c’è l’ invasione, ad essa fa riscontro – per ovvi motivi – la fuga di cervelli e la deindustrializzazione dall’altra parte. Di recente ha fatto un certo rumore, sulla stampa locale, la situazione della Valchiavenna. Lì le aziende avrebbero posti di lavoro da offrire, ma non riescono ad occuparli: i potenziali candidati sono tutti a lavorare in Engadina, al triplo dello stipendio. Ed è solo uno dei tanti esempi.
Visto che l’esplosione incontrollata del frontalierato è un problema condiviso tra la fascia di confine elvetica ed italica, la richiesta di introdurre dei contingenti sarebbe logica. Richiesta da portare avanti in modo congiunto da Svizzera ed Italia.
Risposte allucinanti
Il tema è stato oggetto di un’interpellanza di chi scrive al governicchio federale. Quest’ultimo ha fornito di recente la propria risposta. Ed è allucinante. La dimostrazione definitiva, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, che i burocrati bernesi vivono di statistiche farlocche, senza avere la più pallida idea della realtà del territorio! Ringraziamo la ministra di giustizia PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS)! Certo che, tra lei ed il “medico italiano”, è una bella competizione! Grazie ex partitone per regalare al Paese simili luminose figure di grandi statisti!
Nella risposta del governicchio federale tocca dunque leggere boiate del seguente tenore:
Mangiarsi il fegato
Davanti ad un simile cumulo di fregnacce c’è davvero da mettersi le mani nei capelli. I frontalieri farebbero aumentare l’occupazione a vantaggio dei residenti? La disoccupazione in Ticino diminuirebbe? Ma dove vivono i balivi che scrivono simili corbellerie, oltretutto profumatamente pagati con i nostri soldi?
Sul profilo diversificato dei frontalieri (vedi punto 3): non è certo un vantaggio. Infatti il profilo è sempre più simile a quello dei lavoratori ticinesi, che di conseguenza vengono soppiantati. Neanche una parola, per contro, sul fatto che due terzi dei frontalieri presenti in Ticino siano attivi nel Terziario dove non c’è alcuna carenza di manodopera residente.
Citus mutus sul divario salariale tra questo sfigatissimo Cantone ed il resto delle Svizzera, che cresce sempre di più.
Quanto alla storiella che il Consiglio federale “Adotta regolarmente provvedimenti tesi a ridurre gli effetti indesiderati legati alla libera circolazione” e “si impegna attivamente a favore di un’immigrazione di lavoratori che risponda alle esigenze dell’economia”: meglio evitare di commentare, perché c’è solo da rovinarsi il fegato. Altro che adottarli: i camerieri bernesi di Bruxelles hanno sempre sabotato tutti i provvedimenti per ridurre gli effetti indesiderati della devastante libera circolazione! A partire dalla preferenza indigena.
Lorenzo Quadri