Assegni familiari: frontalieri in difficoltà con l’INPS? Non è certo un problema nostro
Ma guarda un po’, apprendiamo dai media che i frontalieri sono in difficoltà nella riscossione degli assegni familiari perché l’INPS (Istituto nazionale di previdenza sociale) italico non fa i compiti.
Nel Belpaese dal marzo scorso è entrato in vigore il nuovo assegno familiare unico. Se in una coppia un genitore è frontaliere e l’altro no, il non-frontaliere deve chiedere l’assegno italiano e la cassa di compensazione elvetica paga la differenza tra quanto percepito dal secondo genitore in Italia e l’assegno svizzero.
Tuttavia a quanto pare l’INPS non si muove malgrado la Svizzera gli sia venuta incontro fornendo tutta la modulistica necessaria.
Nessuna logica
Già il fatto che i frontalieri beneficino degli assegni familiari elvetici non sta in piedi. I figli dei permessi G, per definizione, non risiedono in Ticino, bensì in Italia. Lì il costo della vita, come ben sappiamo, è nettamente inferiore al nostro. Di questa ovvia circostanza gli assegni familiari dovrebbero tenere conto. Invece i frontalieri ricevono gli stessi assegni dei ticinesi. Un tema che il Mattino sollevò già sette anni fa.
Va pure ricordato che per i frontalieri il rafforzamento del franco comporta un aumento di salario. Ed in più chi risiede nel Belpaese beneficia degli sconti fiscali sul carburante. Quegli stessi sconti che a noi vengono invece negati, perché a Berna la partitocrazia li ha rifiutati (ricordarsene alle prossime elezioni).
Lungaggini di chi?
Che i frontalieri, la cui prole risiede in Italia, ricevano gli assegni familiari commisurati al costo della vita in Svizzera è una distorsione, l’ennesima, a vantaggio dei permessi G. Se nella riscossione di questo regalo indebito qualcosa non funziona per lungaggini o inadempienze delle autorità della Penisola (mica di quelle elvetiche), il problema è esclusivamente della Penisola. Non è in alcun modo compito della controparte svizzerotta farsi prendere da velleità samaritane. Quindi che nessuno si sogni, davanti a qualche lamentazione italica, di andare oltre a quanto è strettamente necessario. Lo scriviamo perché conosciamo i nostri polli. E perché è ormai conclamato che, nei rapporti con i vicini a sud, rimaniamo sempre fregati davanti e di dietro.
Di nuovo con le pive nel sacco
A causa delle elezioni in Italia, la ratifica del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri andrà per l’ennesima volta a ramengo. La cancellazione del nostro Paese dalle black list italiane su cui risulta ancora ingiustificatamente iscritto verrà rinviata alle calende greche. La famosa road map del 2015, al di là della ramina non se la ricorda più nessuno. I debiti di Campione d’Italia, aspetta e spera.
A Roma il nuovo governo ed il nuovo parlamento dovranno riprendere in mano svariati dossier. E a quelle latitudini nemmeno sanno cos’è un frontaliere. Sono invece maestri nell’intortare l’interlocutore, specie se confederato.
Navigazione
Ultimamente alla lista dei conti aperti con il Belpeaese si è aggiunto quella della navigazione del Lago maggiore.
La vicina Repubblica ha il monopolio su tutto il bacino e la Società di navigazione del Lago di Lugano, incaricata di gestire i natanti sulla parte svizzera del Verbano, non può battere chiodo senza il consenso dell’Italia. La quale – tanto per dirne una – impone di noleggiare a caro prezzo bagnarole di ottant’anni super-inquinanti e dall’immagine turistica improponibile. E blocca iprogetti innovativi. Un tema, questo, su cui torneremo.
Morale della favola
Visto che con l’Italia non solo non si risolvono le vecchie pendenze ma ne emergono sempre di nuove, che siano ancora degli enti svizzeri a sostenere i frontalieri messi in difficoltà dalle loro istituzioni non sta né in cielo né in terra. Scemi sì, scemi-scemi forse, ma proprio scemi-scemi-scemi… anche no.
Lorenzo Quadri