Finalmente, grazie a Zali, arriva l’albo anti-padroncini… ma con anni di ritardo
Dopo anni di attesa, l’albo anti-padroncini prende corpo. L’albo, su cui chi vorrà lavorare in Ticino in determinati settori sarà obbligato ad iscriversi, arriva grazie al ministro leghista Claudio Zali.
L’invasione di padroncini, dovuta alla libera circolazione delle persone senza limiti, è senz’altro uno dei “veri problemi” del Ticino, per usare i termini del PLR. L’ex partitone infatti la scorsa settimana ha avuto la brillante idea di sfottere il direttore del Dipartimento del territorio – odiato leghista – per la proposta del patentino per i fungiatt frontalieri. Peccato che, con questo patentino, Zali abbia dato una risposta concreta ai tanti ticinesi – compresi sicuramente parecchi elettori del PLR – cui non va giù (e a ragione) che nei nostri boschi facciano man bassa di funghi (per poi rivenderli?) razziatori in arrivo da oltreconfine. Un problema “minore”? Forse. Gli è che i liblab non risolvono né i problemi minori di questo sempre meno ridente Cantone, e nemmeno quelli maggiori.
Anzi, semmai li causano.
Alcuni esempi
Ad esempio: chi ha voluto e tuttora vuole la libera circolazione delle persone senza limiti? Il PLR. Chi si è espresso all’unanimità contro l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, venendo asfaltato dalle urne? Il PLR. Di che partito è il Consigliere federale Schneider Ammann che ha affossato il pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone? Del PLR. Ed il ministro degli Esteri Didier Burkhaltèèèèr, quello che vuole la ripresa dinamica, vale a dire automatica, del diritto UE in Svizzera – e quindi addio sovranità nazionale – invece, di che partito è? Del PLR. E quale partito, assieme al P$$, ha un presidente che vuole rifare il “maledetto voto” del 9 febbraio? Il PLR. Quale partito detiene in Ticino dalla notte dei tempi la direzione del DFE e quindi avrebbe dovuto essere in prima linea nel tutelare il mercato del lavoro ticinese dall’invasione da sud, compresa evidentemente quella dei padroncini, ma non l’ha fatto perché la sua ex Consigliera di Stato per otto anni si è nascosta dietro la foglia di fico del “margine di manovra nullo”? Il PLR. E – la chiudiamo qui per carità di patria, ma si potrebbe andare avanti “ad libitum” – quale partito monopolizza le associazioni padronali che dovrebbero tutelare le piccole e medie imprese e gli artigiani ticinesi, ma finora sono state alla finestra? Ancora il PLR!
Quanti hanno chiuso bottega?
Ben si vede, quindi, che l’ex partitone non è minimamente nella condizione di fare il “di più” con chicchessia. Tanto più che, come scritto dal Mattino la scorsa settimana, a causa dell’inattività dei suoi esponenti governativi e padronali – alla fine ci ha dovuto mettere una pezza Zali che, come direttore del Dipartimento del Territorio, dovrebbe occuparsi di altre questioni – l’albo anti-padroncini ha cumulato almeno 5 anni di ritardo. Nel frattempo il numero di questi ultimi è triplicato, a tutto danno degli operatori economici ticinesi. Quanti artigiani e piccole imprese hanno dovuto chiudere bottega perché portati al fallimento dalla concorrenza sleale in arrivo da Oltreconfine? Quanti disoccupati ticinesi hanno generato queste chiusure? E quali costi sociali?
Bisogna continuare
L’albo anti-padroncini è di certo una buona iniziativa. Ma altre devono seguire. Bisogna continuare il lavoro. Ad esempio pretendendo che anche la Confederazione elimini la possibilità delle notifiche online per i prestatori d’opera. E, soprattutto, trasmettendo dette notifiche direttamente All’agenzia delle entrate italiana, di modo che quest’ultima possa andare a battere cassa: ciò costituirebbe un potente deterrente contro il lavoro nero.
Anche i controlli anti-padroncini al confine, che evidenziano ogni volta tassi di irregolarità stratosferica, andrebbero intensificati. Ma si potrebbe anche pensare di rendere obbligatorio il pagamento delle fatture con bonifico bancario sul conto italiano dell’artigiano o ditta.
E perché non pubblicare online – per la serie: quando ci vuole, ci vuole – l’elenco di chi si rivolge a prestatori d’opera d’oltreconfine? La lista, peraltro, esiste. Un paio d’anni fa chi scrive ha avuto l’opportunità di gettarvi un occhio. Tra gli assuntori di padroncini per lavori in casa figuravano politici di primo piano che di certo non avevano bisogno di risparmiare sulla manodopera…
Il margine di manovra
Come si vede, dunque, il margine di manovra per combattere l’invasione da sud non è affatto nullo, come amava ripetere a mo’ di mantra l’ex Consigliera di Stato PLR. Il margine di manovra c’è eccome; altro che “sa po’ fa nagott”! Però bisogna volerlo cercare. Un po’ come i funghi, tanto per restare in tema. Lo si deve voler cercare – ed usare. I ministri leghisti “lo vogliono”. Avanti!
Lorenzo Quadri