A Bruxelles i terroristi islamici commettono l’ennesima strage: non impariamo mai niente?
Si potrebbe dire che quella di Bruxelles è l’ennesima tragedia annunciata. Perché si sapeva che la città era a rischio; perché – dicono gli esperti – il Belgio non ha fatto i necessari progressi in campo di intelligence. Ma soprattutto perché non solo il Belgio, non solo l’Europa, ma l’Occidente ha rinunciato a difendere la propria identità.
La multikulturalità, intesa come convivenza tra realtà che non sono compatibili, è stata imposta come verità assoluta a suon di lavaggi del cervello, di ricatti morali e di denigrazioni sistematiche: se non ci stai, sei uno spregevole razzista e quindi la tua opinione vale meno di zero; tu vali meno di zero. Imporre le nostre regole ed i nostri valori agli immigrati, pretendere che vi si adattino o che partano, sono deliri fascisti. Così come pure ogni limitazione dell’immigrazione: beceri retrogradi che ancora pensate alla nazione, dovete aprirvi!
Il risultato di queste teorie lo si è visto in Belgio, dove si è creata una società parallela musulmana, con tanti giovani non integrati (perché non integrabili) e senza prospettive. Dunque facili da fanatizzare.
Tentano di rigirare la torta
Adesso l’inganno del multikulti è crollato nel peggiore dei modi, lasciando dietro di sé le macerie. Eppure i politikamente korretti spalancatori di frontiere ancora rifiutano di ammettere lo sfacelo. Addirittura tentano di rigirare la torta e di colpevolizzare le vittime, pronunciando la parolina magica: integrazione. I media di regime – radioTV di presunto servizio pubblico compresa – sono i primi a lanciarsi a pesce nella triste operazione ideologica. Il tema diventa dunque “l’integrazione”. Ah, ecco. La colpa delle stragi, quindi, non è dei terroristi islamici. Ma quando mai. La colpa è degli occidentali “chiusi e xenofobi” che non li hanno integrati come avrebbero dovuto (?). E avanti con la foffa politikamente korretta ed autofustigatoria. Si tenta quindi di negare l’evidenza. Malgrado essa sia molto semplice: ci sono frotte di immigrati che non sarà mai possibile integrare. Perché non vogliono integrarsi e perché sono troppi.
Ci prendono per fessi?
E non è finita. Davanti ai disastri provocati
– dall’immigrazione scriteriata;
– dalla mancata espulsione di delinquenti stranieri pericolosi (vedi il recente caso dei fiancheggiatori iracheni dell’Isis processati a Bellinzona che però non verrano rimandati al loro paese);
– dall’arrivo incontrollato di terroristi travestiti da asilanti (e questo lo ha detto anche Peter Regli, già capo dei servizi d’informazione svizzeri; non se l’è inventato il Mattino “razzista e fascista”);
– dall’autorizzazione a rientrare in Occidente a persone che hanno combattuto nella Jihad;
gli internazionalisti hanno ancora il coraggio di venirci a dire che non bisogna chiudere le frontiere. Che non dobbiamo espellere gli stranieri che delinquono. Anzi, bisogna continuare ad “aprirsi” sempre di più! E perché questo? Ma perché – e qui arriva l’ultima invenzione balorda – chiudere (verbo che viene pronunciato come se fosse una bestemmia) significherebbe “fare il gioco” dei terroristi islamici! Ma questi $ignori pensano che la gente sia del tutto scema?
$inistra contro l’intellingence
Ma andiamo avanti. Tutti dichiarano che per combattere il terrorismo l’intelligence è un elemento indispensabile. Eppure la $inistra – quella che vuole le frontiere spalancate e rifiuta l’espulsione dei delinquenti stranieri – ha lanciato il referendum contro la nuova legge sui sistemi informativi: cioè quella legge che mira a dare alla tanto magnificata “intelligence” gli strumenti necessari per funzionare con efficacia. E come viene motivato il referendum? Dicendo che “bisogna tutelare la privacy”. Apperò. Dopo aver distrutto la sfera privata dei risparmiatori (oltre alla nostra piazza finanziaria) picconando il segreto bancario, i kompagni si ergono adesso a paladini della privacy: quella dei terroristi islamici! Applausi a scena aperta!
Non siamo immuni
La Svizzera è immune agli attacchi terroristici? Difficile immaginarlo. E allora, se non vogliamo andare allo sbaraglio, occorre limitare drasticamente l’immigrazione, imporre le nostre regole a chi arriva da “altre culture” incompatibili con una realtà occidentale, ed espellere sistematicamente (e senza la pagliacciata delle “clausole di rigore”) immigrati delinquenti e pericolosi. Ed è evidente che chi è partito per combattere la Jihad non deve più tornare. Anche se ha ottenuto il passaporto rosso.
Nei giorni scorsi lo abbiamo sentito in mille salse: gli attentati di Bruxelles sono un nuovo (l’ennesimo) atto di guerra nei confronti dell’Occidente. Si pensa magari di respingere un’aggressione bellica armati delle consuete dosi industriali di buonismo-coglionismo-politikamente korretto? Beh, se è così, si salvi chi può.
Lorenzo Quadri