Qualche cameriere bernese dell’UE sta forse facendo melina sperando nel dimenticatoio?
Ricorre prossimamente il primo anniversario della chiusura notturna dei tre valichi secondari con il Belpaese. Era infatti il primo aprile 2017 la data scelta dalla Confederazione per chiudere “in prova” per sei mesi, dalle 23 alle 5, le dogane di Pedrinate, Novazzano-Marcetto e Ponte Cremenaga. A decidere la chiusura notturna erano state le Camere federali, sostenendo una mozione della deputata leghista Roberta Pantani.
Come sappiamo, l’annuncio del provvedimento provocò reazioni isteriche dei politicanti d’Oltreconfine in perenne fregola di visibilità mediatica (quelli che, pur di apparire in video, venderebbero anche la nonna). Costoro si misero infatti a starnazzare senza ritegno (chiaro: più decibel = più visibilità) contro i ticinesi “razzisti”. Naturalmente dimenticandosi di rilevare che la chiusura notturna serviva per fermare i malviventi che entrano in Ticino a delinquere dall’Italia. Non è mai stata una misura contro i cittadini onesti.
Ma di questo, evidentemente, ai politicanti del Belpaese non importava un tubo, visto che l’obiettivo era protestare per mettersi in mostra. Impipandosene, va da sé, di un “piccolo” dettaglio: senza il Ticino almeno 300mila italiani della fascia di confine (frontalieri, padroncini e le loro famiglie) non avrebbero la pagnotta sul tavolo.
Un passo nella direzione giusta
Sta di fatto che, almeno questa volta, gli strilli italici non hanno sortito alcun effetto: forse perché il direttore del Dipartimento federale delle finanze, da cui le dogane dipendono, è l’UDC Ueli Maurer. Fosse stata la ministra del “devono entrare tutti”, kompagna Simonetta Sommaruga, c’è ragione di credere che le cose sarebbero andate diversamente.
I sei mesi di prova sono partiti, la sperimentazione è stata eseguita e la misura ha dimostrato di funzionare, aumentando la sicurezza (effettiva e percepita) degli abitanti della fascia ticinese di confine. Certo, non sarà la panacea. Ma si tratta, evidentemente, di un passo nella direzione giusta. Senza dimenticare che la decisione federale era quella di chiudere di notte tutti i valichi secondari con il Belpaese, non solo tre: è chiaro che l’applicazione completa e corretta del provvedimento avrebbe portato anche maggiori risultati.
Cosa aspettiamo?
I sei mesi di sperimentazione sono giunti a conclusione lo scorso ottobre. Da allora sono trascorsi altri sei mesi. Però tutto tace. Citus mutus! E il Consiglio federale pensa di poter prendere i ticinesi per i fondelli dicendo che deve “valutare l’esito” del periodo di prova.
Punto primo: non veniteci a raccontare la fanfaluca che ci vogliono sei mesi per “valutare”.
Punto secondo: la necessità di una valutazione se l’è inventata il Consiglio federale. La decisione parlamentare dice di chiudere, non di sperimentare.
Per cui, cosa stiamo aspettando? E’ passato un anno giusto dalla chiusura in prova. E’ dunque tempo di mettere in vigore la chiusura definitiva, di tutti i valichi secondari e non solo di tre.
O magari qualcuno a Berna la sta tirando per le lunghe nella speranza che tutto finisca in dimenticatoio? Non è così che funziona.
Lorenzo Quadri