Divieto di motore a benzina: nel mirino della casta c’è la mobilità individuale tout-court

Sembrava che l’ennesima boiata della fallita UE fosse destinata a smontarsi a seguito di defezioni annunciate. Invece non è andata così: i ministri europei dell’energia hanno ratificato lo stop ai motori termici (quindi a benzina e diesel) nel 2035.

Questo vuol dire che, dopo quella data, potranno essere messi in circolazione solo nuovi veicoli che funzionano ad elettricità, o eventualmente ad idrogeno.

L’obiettivo sono le ormai famose “zero emissioni” di CO2 entro il 2050, che da tempo vengono pappagallate come un mantra, ad evidenti scopi di lavaggio del cervello.

Inutile dire che USA, Cina, India e compagnia cantante dal canto loro continueranno allegramente con i motori a benzina.

Per cosa?

Quando si sente raccontare, da certe forze politiche, che l’obiettivo delle “zero emissioni di CO2” dovrebbe essereraggiunto dalla Confederella addirittura nel 2040, non si sa bene se ridere o piangere.

Il principio è semplice: secondo i climatisti, tutti i vettori energetici che emettono CO2 vanno sostituiti con elettricità“rinnovabile” (quindi idrica, solare ed eolica). Idem l’energia nucleare. Il che semplicemente non è possibile.

Forse qualcuno non si è ancora reso conto che il paese necessita,per funzionare, di enormi quantitativi di energia. Ed è evidente che questi quantitativi non li avremo più, se per motivi ideologicici priviamo dell’energia oggi a disposizione, senza avere un’alternativa.

Tutto questo per cosa? La CO2 prodotta dalla Svizzera non ha alcun influsso sul riscaldamento globale. Lo afferma perfino il governicchio federale nella sua presa di posizione sulla denuncia che le cosiddette anziane per il clima hanno presentato alla Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo.

Senza poi dimenticare che l’immigrazione incontrollata, voluta dalla partitocrazia, fa esplodere anche il consumo energetico.Quindi accresce i rischi di penuria.

Attentato contro la mobilità

Prima dell’inverno, ci siamo sorbiti i vari allarmi sulla carenzaenergetica, con black out annunciati ed inviti a fare la doccia in due. Questi scenari apocalittici non si sono concretizzati, per fortuna. Ma adesso qualcuno vuole farli diventare realtà, pretendendo di elettrificare a ritmo serrato l’intera mobilità senza avere la corrente necessaria. Se non ci sarà elettricità per tutti, i primi a venire mazzuolati saranno gli automobilisti: a chi possiede una macchina elettrica verrà proibito di usarla.

L’elettrificazione della mobilità è dunque un attentato contro la mobilità individuale.

Va poi detto che attualmente le strade nazionali si finanziano tramite balzelli sul carburante. Se sempre meno veicoli li pagano perché non consumano benzina, è ovvio che anche le vetture elettriche verranno chiamate alla cassa per compensare. Ed infatti è proprio quello che vuole fare il governicchio federale.

Dipendenti dalla Cina

Altrettanto chiaro è che il divieto di motori a benzina avrà pesanti conseguenze occupazionali anche in Svizzera: in effetti stravolgerà un intero settore economico. Il bello (si fa per dire) è che i Verdi-anguria il divieto in questione l’avrebbero voluto introdurre già a partire dal 2023, quindi da quest’anno! Ma sa po’?

C’è poi un’altra cosa che vale la pena ricordare. Il gas è diventato tabù a causa della dipendenza che genera dall’odiata Russia. Ma la mobilità elettrica porta alla dipendenza dalla Cina. Visti gli attualichiari di luna internazionali, non sembra una grande prospettiva.

Da recenti studi dell’organizzazione “Transport & Environment” risulta infatti che il 5% di tutti i veicoli a batteria (elettrica) venduti lo scorso anno sono di provenienza cinese. Stando alle proiezioni, questa percentuale crescerà ulteriormente, con il rischio che nel 2025 le aziende cinesi venderanno dal 9% al 18% delle auto elettriche in commercio nel Vecchio continente.

La Cina fa la parte del leone, oltre che nella produzione di componenti per le auto elettriche, anche in campo di pannelli solari. Ed estende il proprio controllo sull’Africa ed il Sud America, dove si trovano le principali miniere di elementi (terre rare ed altro) fondamentali per la mobilità elettrica e per le tecnologie “verdi”, che forse poi così “verdi” non sono.

Le politichette mainstream ci stanno dunque portando dalla dipendenza dalla Russia a quella dalla Cina. Inoltre mettono in pericolo l’approvvigionamento energetico. Proprio un bell’affare!

Lorenzo Quadri