Divieto di burqa federale: il triciclo, ossessionato dal multikulti, non ne vuole sapere
I politicanti del Consiglio degli Stati – quelli che vogliono caricare i cittadini di una caterva di nuove ecotasse e balzelli per farsi propaganda elettorale cavalcando l’isterismo climatico – durante l’ultima sessione sono riusciti a dire njet all’iniziativa popolare che chiede l’introduzione del divieto di burqa (ovvero, di dissimulazione del viso) a livello federale.
Stessa cosa l’hanno fatta gli esponenti del triciclo nella Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale, che si sono riuniti un paio di settimane fa.
Questa è solo l’ulteriore dimostrazione che la casta multikulti e spalancatrice di frontiere si rifiuta di combattere l’avanzata islamista e di difendere i nostri valori ed il nostro modello di società.
Inchinati agli islamisti
Ricordiamo che, in Consiglio nazionale, la partitocrazia nell’ultima sessione parlamentare ha rifiutato di introdurre un divieto di finanziamenti esteri per le moschee, quando anche il Gigi di Viganello ha ormai capito che il vero e proprio fiume di soldi, che arriva in Svizzera da paesi islamisti, serve a finanziare la diffusione dell’estremismo musulmano nel nostro Paese.
Ad attirare islamisti in Svizzera provvedono anche le prestazioni assistenziali facili a beneficio di migranti economici. Gli estremisti possono arrivare da noi, magari come finti rifugiati, mettersi a carico dello Stato sociale e, mantenuti dal solito sfigato contribuente, darsi alla radicalizzazione. Vedi il caso dell’Imam di Bienne che predicava odio contro cristiani ed ebrei ed intanto si intascava i nostri soldi: quelli, evidentemente, non gli facevano schifo.
“Sa po’ mia”?
Gli esperti dei fenomeni di radicalizzazione hanno più volte ammonito sui rischi che comporta versare con leggerezza l’assistenza ai finti rifugiati. Il Consiglio federale, sollecitato al proposito da chi scrive, ha ovviamente risposto che di intervenire su questo fronte non se ne parla nemmeno. “Sa po’ mia!”; “Non bisogna discriminare!”. E allora avanti così, riempiamoci di terroristi islamici in nome della “non discriminazione”…
“Mancanza di coraggio”
Tornando al divieto di Burqa: Nel Consiglio degli Stati, l’iniziativa popolare che ne chiede l’introduzione a livello federale è stata respinta per 35 voti ad 8 e 2 astenuti. Con argomentazioni francamente penose. Tra le quali spicca (grave!) la “cagata pazzesca” (cit. Fantozzi) raccontata dalla “nuova” ministra di giustizia, la liblab Karin Keller Sutter (KKS), che non si dimostra diversa dalla sua predecessora, kompagna Simonetta Sommaruga. A dimostrazione che il PLR sta sempre più diventando una brutta copia del P$$. Cosa ha detto “Ka-Ka-eS”? Che vietare il burqa sarebbe una “mancanza di coraggio”.
Qui qualcuno è fuori come una grondaia!
La mancanza di coraggio è quella, plateale, della partitocrazia PLR-PPD-P$$ che CALA LE BRAGHE davanti agli islamisti, terrorizzata sia da costoro che dalle accuse di “xenofobia” e/o “islamofobia”. A mancare completamente di coraggio è la casta spalancatrice di frontiere, che non difende i nostri valori, i nostri principi, il nostro paese. E quindi li svende, chinandosi a 90 gradi!
E’ poi il colmo che a parlare di “coraggio” siano i sostenitori del controprogetto all’iniziativa antiburqa. Secondo il quale deve essere obbligatorio mostrare il viso solo nell’ambito dei controlli d’identità. Ci mancherebbe solo che tale obbligo non sussistesse! E questa ciofeca il triciclo ha il coraggio di chiamarla “controprogetto”?
Il non problema
Patetiche, poi, le sortite dei soliti soldatini del cosiddetto centro che continuano a ripetere come dei dischi rotti che il burqa “non è un problema”.
Eh già: per questi politicanti, l’avanzata islamista non è un problema; la difesa della nostra identità e del nostro modello di società non entrano in linea di conto. Questi signori pensano solo ad inventarsi nuovi ecobalzelli a danno dei cittadini.
Verso una nuova asfaltatura
E’ tuttavia degna di nota la posizione della Consigliera agli Stati Géraldine Savary, $ocialista (!) vodese. Savary ha sostenuto l’iniziativa federale anti-burqa dichiarando di non potere, come donna, tollerare che altre donne vengano “sotterrate vive sotto un lenzuolo nero”.
Questo mentre il suo partito, sedicente difensore delle donne, strilla contro il divieto di velo integrale e si agita come sui carboni ardenti per far entrare in Svizzera tutti i migranti economici; proprio quelli “che non rispettano le donne”.
Così facendo il P$$ importa misoginia, antisemitismo, razzismo, omofobia, eccetera.
Comunque, trattandosi di iniziativa popolare, sul divieto di burqa dovrà decidere il popolo. E poco ma sicuro che le urne riserveranno al triciclo PLR-PPD-P$$ l’ennesima asfaltatura. A dimostrazione di quanto i politicanti della casta siano ormai lontani dalla realtà dei cittadini.
Lorenzo Quadri