La TV di Stato sta già diffondendo fake news contro l’iniziativa per ridurre il canone

E’ stata da poco lanciata l’iniziativa popolare per la riduzione del canone Serafe a 200 Fr. Nel comitato interpartitico (a prevalenza UDC) figurano anche esponenti della Lega.

La prima cosa da ribadire è che questa iniziativa non è spuntata come un fungo dopo che il 13 febbraio i cittadini (ticinesi compresi) hanno asfaltato i nuovi sussidi alla stampa di regime. La proposta “covava sotto la cenere” da anni. Nemmeno si tratta di un tentativo di rifare la votazione sull’iniziativa No Billag: questa è solo la tesi farlocca dei  $inistrati per far credere che anche la “destra” metterebbe in discussione la volontà popolare sgradita.

Non si prendono lezioni

E’ bene ricordare che sono i kompagni quelli che, dopo aver PERSO il referendum contro il credito quadro per i nuovi aerei da combattimento, hanno lanciato una risibile iniziativa popolare con cui pretendono di impedire l’acquisto del modello di velivolo scelto dal consiglio federale (F-35A). Come se la gauche-caviar ne capisse qualcosa di aeronautica militare! L’invasione russa dell’Ucraina ha dimostrato che la pace in Europa non è acquisita. Occorre dunque investire nella sicurezza del Paese per proteggerne la pace. Però i nostrani $inistrati non trovano di meglio che sabotare l’esercito. Ma avanti, votateli…

E’ ovvio che chi si produce in simili acrobazie non è in condizione di impartire lezioni di rispetto dei diritti popolari.

Ma soprattutto: il canone a 200 franchi nasce di per sé come controprogetto all’iniziativa No Billag. Il parlamenticchio federale, però, non ne volle sapere di mandarlo in votazione: chiaro, l’opzione rischiava di avere successo alle urne.

Vale anche la pena ricordare che la SSR, RSI in primis, aveva promesso che, se la “criminale” iniziativa No Billag fosse stata bocciata, si sarebbe emendata. In particolare, che sarebbe diventata meno faziosa. Campa cavallo: è successo esattamente il contrario. Il No alla No Billag è stato di proposito strumentalizzato dalla TV di Stato come una licenza di fare tutto quello che vuole.

Relitto del passato

Il canone più caro d’Europa – c’è addirittura chi sostiene sia il più caro del mondo – è una tassa pro SSR. Ma si tratta di un relitto del passato. La televisione cosiddetta “lineare” è un morto che cammina. Oggi l’utenza vuole pescare quel che più le aggrada. E lo vuole pescare all’orario che vuole. I giovani non guardano più la televisione, però la pagano. Non solo loro. In effetti, il “canone” è dovuto indipendentemente dal consumo di programmi. Lo versano anche le aziende. Ma un’entità giuridica non può guardare la televisione, né ascoltare la radio. E titolari e dipendenti di una società già pagano il canone privatamente.

Nemmeno si può sostenere che tutto quanto la SSR propina rientri sotto il cappello del servizio pubblico, anzi. Nell’online, addirittura, la concorrenza sleale ai privati è pacchiana: l’emittente di regime incassa i soldi del canone per confezionare un prodotto che gli altri devono offrire con le proprie forze.

Reazioni scomposte

Come previsto, la radioTV di Stato ha reagito in modo scomposto al lancio dell’iniziativa per il canone a 200 Fr, producendosi in ricatti ed in fake news.

Il ricatto: se il canone viene ridotto, la SSR non potrà più sostenere l’attuale modello decentrato. Ci sarà un solo sito di produzione ed addio alla copertura regionale. A scapito – e ti pareva – delle minoranze linguistiche. E’ ora di piantarla di prendere ogni volta in ostaggio le minoranze linguistiche!

Punto primo: l’iniziativa prevede chiaramente che la chiave di riparto regionale del canone rimanga la stessa.

Punto secondo: il mandato di servizio pubblico impone un’offerta equivalente nelle varie regioni. Se pensa di tagliare fuori le minoranze, la SSR viola il servizio pubblico, sicché il canone scende a zero.

Poi, la madre di tutte le fregnacce: “L’accettazione di una tale iniziativa porterebbe a un forte calo dell’offerta di informazioni indipendenti, necessarie alla formazione dell’opinione pubblica, e indispensabili per il buon funzionamento della democrazia diretta”. Che boria! Ma quale informazione indipendente. Ciò che la Pravda di Comano propina è propaganda di parte!

Un passo indietro

I tempi sono cambiati. Le alternative alle SSR – sia nell’informazione che nell’intrattenimento – abbondano. Lo Stato faccia dunque un passo indietro. 200 Fr all’anno di canone bastano e avanzano. I cittadini avranno così a disposizione più soldi per accedere alle offerte mediatiche a cui sono effettivamente interessati. Ma che oggi non si possono permettere perché devono pagare il canone.

Lorenzo Quadi