I nodi, come sempre, prima o poi vengono al pettine.  Anche quelli che dovevano essere tutte invenzioni della Lega populista e razzista.

Nei giorni scorsi è quindi scoppiato, o meglio ri-scoppiato, perché non si tratta certo di una novità, il caso dei permessi di dimora (permessi B) rilasciati senza alcuna verifica a pregiudicati UE che poi ne approfittano per trasferirsi nel nostro paese ed inziarvi delle attività criminose. Non solo: grazie a questi permessi il titolare cittadino UE riesce pure a mettersi a carico del nostro stato sociale, ed anche ad approfittare del ricongiungimento familiare per mettere anche il proprio parentado a carico del contribuente elvetico.

A dare il là è stata la cronaca del processo ai due spacciatori stranieri insediati a Bodio, con le  conseguenti esternazioni  del giudice Villa sul modo in cui vengono rilasciati  i permessi B. Senza alcun controllo sui precedenti penali dei richiedenti. Perché questo impone la libera circolazione delle persone.

Si sia trattato di tentativo di attacco politico da parte di un magistrato PLR nei confronti del dipartimento delle Istituzioni guidato dal leghista Gobbi, o di semplice indignazione senza secondi fini, non cambia la sostanza.

La sostanza è che ci ritroviamo in una situazione che contraddice i più elementari principi di equità e di buonsenso. Una situazione che grida vendetta. A tutti i bambini del mondo viene insegnato, e giustamente, di non fare entrare in casa degli sconosciuti. Ecco che questa elementare regola viene gettata a mare per quel che riguarda il nostro Paese, che è poi la nostra casa. Gettata a mare senza nessun motivo plausibile. O meglio, con l’unico motivo che alla Svizzera è stato fatto sottoscrivere un accordo internazionale deleterio.

L’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone infatti (sempre lui!) vieta che, a quanti richiedono di stabilirsi in Svizzera, venga sistematicamente chiesto di presentare un estratto del casellario giudiziario. La presentazione dell’estratto non può essere presupposto per il rilascio del permesso. La richiesta non è fattibile in automatico dall’ufficio preposto. Deve essere motivata e supportata da concreti argomenti.
 
Ora, il minimo che si può pretendere da chi vuole stabilirsi in Svizzera, ed è proprio il minimo, è che renda credibile di non essere un delinquente. Quindi che esibisca l’estratto del proprio casellario giudiziale. Eppure questa richiesta, veramente minima e lapalissiana, in regime di devastante libera circolazione delle persone è ingiustificata. Guai! Populismo e razzismo! Bisogna fidarsi dell’autocertificazione, ma osiamo sperare che perfino i bernesi, per quanto non propriamente fulmini di guerra, siano in grado di rendersi conto che un delinquente che vuole venire in Svizzera per continuare la propria attività criminosa magari mettendosi pure a carico dello stato sociale, perché tanto gli svizzeri sono fessi e non si accorgono di niente, mica lo viene a dire di essere un pregiudicato!

Ecco dunque fino a che punto è stata svenduta la nostra sicurezza. Ecco fino a dove si e ci spingono politiche migratorie scriteriate. La Svizzera non deve poter difendere le proprie frontiere: non saremmo mica così razzisti da pretendere che i paesi stranieri si tengano in casa i propri delinquenti senza la possibilità di scaricarne un po’ a noi!

Adesso anche nei compassati ambienti giudiziari ci si rende conto con scandalo del vicolo cieco in cui la libera circolazione ci ha infilati. La situazione attuale, però, non è piovuta dal cielo. La libera circolazione delle persone qualcuno l’ha voluta, votata e fatta votare. Sempre qualcuno ci ha mandati allo sbaraglio inculcandoci, in decenni di lavaggio del cervello politikamente korretto, che difendere il proprio territorio è roba da beceri populisti e razzisti.  Ci sono delle responsabilità. E ci sono dei responsabili. Di questo non dobbiamo dimenticarci mai.
Lorenzo Quadri