Rodolfo Pantani non c’è più. Se ne è andato all’improvviso, “dopo breve malattia” direbbero i necrologi, per complicazioni cardiache. Nessuno se lo sarebbe aspettato: per questo il dolore e lo sconforto sono ancora più grandi. E’ stato libero ed indisciplinato fino all’ultimo, e se ne è andato fedele a se stesso.
La politica era la sua passione e l’ha sempre vissuta con il suo spirito da “toscanaccio”. Casinista, fuori dalle righe – perfino per gli standard della Lega che non sono mai stati quelli della Camera dei Lord – ma soprattutto buono e generoso sotto la scorza burbera, Rodolfo ha dato 20 anni della sua vita al nostro Movimento, di cui è stato aderente della prima ora.
Amato dagli amici e odiato dai nemici, come tutte le personalità forti non lasciava nessuno indifferente. Con la sua energia, che pareva inesauribile, ha portato la Lega al successo a Chiasso, ha condotto infinite battaglie in Gran Consiglio e progettava di rientrare in Consiglio comunale della sua città dove era pronto a tuonare contro l’esecutivo in cui sua figlia Roberta è vicesindaco. “E chi se ne frega – rispondeva Rodolfo – io in politica non guardo in faccia a nessuno”.
Ha avuto opinioni forti, per lui non esistevano le vie di mezzo ed i bizantinismi; ha sempre messo fuori la faccia in prima persona e, quando ha commesso errori, li ha pagati fino in fondo. Col suo modo burbero a volte poteva ferire senza volerlo. Era anche capace di scusarsi, dote rara in un politico; e, dote ancora più rara, lo faceva senza imbarazzo né rancore.
Nel suo impegno non trascurava l’aspetto ludico della politica e amava organizzare con i colleghi più fidati trasferte nella natìa toscana per pantagrueliche scorpacciate. Se ne infischiava invece dell’aspetto economico: spesso, quando era relatore parlamentare, nemmeno fatturava le ore di lavoro.
Soprattutto, a Rodolfo piacevano i giovani e gli piaceva stare con i giovani: forse perché è sempre rimasto giovane dentro. L’entusiasmo e lo spirito di ribellione tipici dei ragazzi in lui non si erano mai spenti, e mai avevano lasciato spazio a posizioni misurate e politichesi. Le nuove leve della Lega hanno sempre potuto contare sul suo concreto appoggio. L’entrata in politica di Norman Gobbi e di Lorenzo Quadri è in gran parte opera sua. In aprile era contento come un bambino per il raddoppio della Lega in Consiglio di Stato e per l’ingresso del “suo” Norman in governo. In ottobre ha lavorato con la consueta energia nel sostenere le candidature di Lorenzo Quadri e della figlia Roberta al Consiglio nazionale. E’ stata la sua ultima vittoria.
Rodolfo se ne è andato come ha vissuto, portando scompiglio e senza preavviso. Già ci manca terribilmente, come un amico insostituibile. E questo articolo, comunque, non gli sarebbe affatto piaciuto. Se potesse leggerlo, ci manderebbe fragorosamente affanc… Anzi: da dove si trova ora, lo sta sicuramente facendo.
Ciao, “don Ciccio”.
Giuliano Bignasca
Lorenzo Quadri